Cittadinanza ai minori

Appello della Chiesa ambrosiana perché venga riconosciuta la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia. Un documento del Consiglio pastorale
Roma

La città di Milano continua a ricevere ricchezza, cultura e forza giovane dai suoi nuovi cittadini. In città, infatti, gli stranieri sono il 20 per cento degli abitanti: 235.998 rispetto a una popolazione residente di 1.340.623. Nello scorso censimento, quello del 2001, i milanesi erano 1.256.211 e i non italiani erano 91.898. Sempre nel 2001 i nati erano 18.836, di cui 8.118 stranieri. Nel 2011, al 28 dicembre, si contavano 16.759 neonati, per la maggior parte stranieri, 8.483. Nel 2010 erano nati 19.681 bimbi, 10.120 erano figli di genitori originari di altri Paesi.
 
Confrontando i dati si vede che in un anno si contano quasi tremila nati in meno, compresi anche i nati da non italiani. Milano è destinata a diventare una città sempre più evoluta e capace di considerare la multiculturalità come un dato strutturale e una possibile risorsa e non come un problema. A fine anno, da Palazzo Marino era partita una lettera indirizzata a chi avrebbe compiuto 18 anni entro il 2011, per chiedere la cittadinanza italiana evitando le peripezie burocratiche che cominciano dopo il compimento del diciannovesimo anno. Le lettere spedite sono state 479: le richieste di cittadinanza 456. Ora anche la Chiesa ambrosiana fa sentire la sua voce con una lettera del Consiglio pastorale della diocesi di Milano ai parlamentari italiani ed europei e ai consiglieri regionali, affinché vengano riviste le norme sull’acquisizione della cittadinanza e venga riconosciuta la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia.
 
Il Consiglio pastorale ha reso pubblico il documento frutto di un lavoro iniziato il 5 giugno scorso sul tema “I migranti: per una pastorale e una cultura del vivere insieme”. Secondo il consiglio diocesano occorre, «come comunità cristiana, affrontare le sfide dell’immigrazione non solo sul piano degli interventi caritativi ed emergenziali, ma anche e soprattutto su quello educativo, culturale e pastorale, affinché si pongano le condizioni di quel “vivere insieme” (convivenza), principale obiettivo da perseguire di fronte all’attuale fenomeno migratorio». E lo stesso auspica «un sereno confronto tra politici e istituzioni per una valutazione serena e obiettiva delle norme sull’immigrazione, in rapporto al rispetto della dignità umana, alla tutela della vita e della famiglia, alle esigenze di giustizia sociale».
 
Dando esecuzione a una specifica mozione, la giunta del Consiglio pastorale diocesano, sentiti il coordinamento diocesano associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali, ha rivolto ai politici un appello «affinché promuovano una riforma delle norme sull’acquisizione della cittadinanza italiana, riconoscendola ai minori stranieri nati in Italia, senza dover attendere la maggiore età, eliminando così limitazioni a diritti e facoltà ingiuste e non comprensibili per chi è di fatto sin dalla nascita inserito nella vita civile e sociale del Paese». L’appello «non intende indicare una soluzione legislativa specifica, ma vuole sollecitare che si affronti finalmente la questione, superando una situazione oggettivamente ingiusta, che vede gli stranieri nati in Italia dover attendere necessariamente la maggiore età per diventare cittadini».

 

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