Una città non basta. Chiara Lubich cittadina del mondo
In occasione del centenario della nascita della fondatrice dei Focolari, è stato istituito un concorso nazionale per gli studenti delle scuole italiane
Il prossimo 22 gennaio 2020 Chiara Lubich avrebbe compiuto 100 anni. Un Concorso nazionale sul tema “Una città non basta. Chiara Lubich cittadina del mondo”, organizzato dal Centro Chiara Lubich/New Humanity e dalla Fondazione Museo Storico del Trentino, in collaborazione con il Miur, propone agli studenti e alle studentesse delle scuole medie e superiori di tutta Italia di cogliere l’occasione del Centenario per conoscere la sua figura e approfondire il suo messaggio.
Cosa può dire questa donna trentina del ’900 alle nuove generazioni?
Può dire tantissimo. L’idea del concorso è nata proprio sui banchi di scuola. Insegnando per anni letteratura italiana nei licei, ho avuto la possibilità di leggere con i ragazzi le pagine più belle di poeti e scrittori, di esplorarne il pensiero, di lasciarmi coinvolgere, insieme a loro, dal dramma esistenziale di cui queste pagine sono spesso intrise, dalle domande di senso, dalle tragedie che hanno accompagnato la storia dell’umanità fino agli ultimi conflitti mondiali. Storia umana che è fatta di dolore e amore.
Ho approfondito contemporaneamente, per interesse personale, il pensiero e gli scritti di Chiara Lubich, proprio come scrittrice. Ho visto l’autorevolezza della sua testimonianza di vita e dei suoi scritti. E mi sono chiesta come mai il suo nome non sia ancora presente nel canone della nostra ricca tradizione letteraria: anche lei ha vissuto questi drammi che accompagnano la nostra storia di esseri umani, ma li ha attraversati con sguardo pieno di luce.
Con il concorso gli studenti e le studentesse avranno la possibilità di approfondire, a scelta, una delle quattro aree tematiche proposte:
1. Chiara Lubich e la Seconda guerra mondiale [spazio Italia]
2. Chiara Lubich e il crollo del Muro di Berlino [spazio Europa]
3. Chiara Lubich, “cittadina del mondo” [spazio mondo]
4. Narrazione di buone pratiche suscitate dall’approccio agli scritti e al pensiero di Chiara Lubich [racconto di esperienze personali sulla “cultura del dare”]
Mi soffermo qui sulla prima traccia: “Chiara Lubich e la Seconda guerra mondiale”.
A livello letterario il pensiero corre a Ungaretti, Quasimodo, Montale, Primo Levi, Elio Vittorini… solo per fare qualche nome.
«Invano cerchi tra la polvere, / povera mano, la città è morta. / È morta: s’è udito l’ultimo rombo […] /Non toccate i morti, così rossi, così gonfi: / lasciateli nella terra delle loro case: / la città è morta, è morta».
Sono le “disperate” parole con cui Quasimodo canta, in Milano agosto 1943, il terribile bombardamento che ha investito la città. Tragica esperienza, comune a molte altre città.
Anche Chiara Lubich deve fare i conti con le rovine della Seconda guerra mondiale, a Trento. Bombardamento. Casa distrutta. Fuga nei boschi. Ma nella tragedia una frase di Virgilio – poeta classico! – la illumina: «Tutto vince l’amore». E l’amore – la scoperta di Dio Amore – diventa il suo anelito di vita. Non abbandona la città ma torna nella sua Trento distrutta e, davanti alla disperazione di una madre che ha perso i suoi quattro figli, capisce: deve dimenticare il suo dolore per abbracciare il dolore dell’umanità.
Scriverà, più tardi, nel 1949:
«Signore, dammi tutti i soli… Ho sentito nel mio cuore la passione che invade il tuo per tutto l’abbandono in cui nuota il mondo intero. / Amo ogni essere ammalato e solo. / Chi consola il loro pianto? / Chi compiange la loro morte lenta? / E chi stringe al proprio cuore il cuore disperato? / Dammi, mio Dio, d’essere nel mondo il sacramento tangibile del tuo amore: d’essere le braccia tue, che stringono a sé e consumano in amore tutta la solitudine del mondo».
Gli scritti di Chiara Lubich da quei primi tempi fino agli ultimi anni della sua esistenza documentano una vita tutta proiettata a costruire ovunque ponti di unità: tra uomo e uomo; tra popolo e popolo; oltre ogni barriera. Verso la fratellanza universale.
Quella di Chiara Lubich è una prospettiva nuova che vale, dunque, la pena indagare. Anche e soprattutto sui banchi di scuola. È una chiave di lettura che può offrire ancora oggi, ai nostri giovani, spunti di riflessione e motivo d’azione per la costruzione di una società più giusta, solidale, più umana.
Per approfondire e partecipare al concorso, scaricare il bando qui: