Cipro dice no ai prelievi bancari forzosi. Ed ora?

La testimonianza di una donna cipriota durante le ore convulse che hanno preceduto la decisione del Parlamento di Nicosia di non toccare i depositi. Il sollievo provato, l'angoscia che resta per il futuro del Paese e l'unità della popolazione
Ciprioti in fila al bancomat per prelevare i soldi in vista dei prelievi bancari forzosi chiesti dall'Ue.

Cipro, una piccola isola entrata con altri dieci Paesi nell’Unione europea nel 2004, la cui appartenenza all’eurozona era finora quasi sconosciuta a tanti europei, è ora in prima pagina nei giornali di tutto il mondo.

Il motivo fondamentale che ha spinto Cipro ad entrare nell’Unione europea è stata la situazione politica e la minaccia perenne delle truppe militari turche presenti dal 1974 nel Nord del Paese, occupato dopo la guerra di quell’anno. Cipro, in questi 39 anni di occupazione militare turca e con le conseguenze che una guerra lascia, è riuscita a risollevarsi, perché ciò che caratterizza la sua gente è la laboriosità e la profonda fede in Dio; avendo perso tutto è riuscita a ripartire da zero, ricostruendo vita, lavoro e case nell’altra metà dell’isola.

Fino a poco tempo fa, Cipro si considerava un piccolo paradiso fiscale, con un sistema bancario efficiente. La maggior parte degli investitori sono miliardari russi e altri, non europei, con altissimi depositi nelle banche cipriote. Un terzo dell’economia è basata su capitali stranieri. Questo, fino al 2004, rendeva allo Stato cipriota altissimi guadagni. Ma lo sviluppo incontrollabile ha fatto sì che le banche si esponessero troppo con i crediti, oppure con gli investimenti, come quelli fatti in Grecia con obbligazioni statali che, dopo la crisi greca, gli sono costati 4,5 miliardi.

Da questo momento in poi Cipro è entrata in un circolo vizioso. Oggi sta chiedendo all’Unione europea di aiutarla con 17,5 miliardi, una cifra relativamente piccola rispetto ad altri Paesi e alle capacità monetarie del mercato comune. Dopo tanti negoziati e tante misure prese localmente, come è successo ad altri Paesi europei è arrivata oggi a chiedere il prestito. Il neoeletto presidente, 15 giorni fa, aveva assicurato alla popolazione che firmando il memorandum non avrebbero toccato  i depositi.

Tra il 16 e il 17 marzo, dopo negoziati incredibili, i ministri delle Finanze della zona euro hanno trovato l’accordo per il piano d’aiuti all'isola: 10 miliardi di euro e il resto da recuperare con un prelievo forzoso sui depositi del 6,75 per somme fino a 100 mila euro e 9,9 oltre questa cifra.

Come prima reazione la gente, presa dal panico, è andata a prelevare soldi dal bancomat, ma il sistema era bloccato. Tutti erano davanti alla tv, radio, computer per capire cosa voleva dire l’annuncio del presidente. Ed era proprio vero che il piano avrebbe colpito tutti. Dagli 0 ai 100 mila euro e in su. Persone che hanno risparmiato col sudore un pò di soldi e li hanno messi in banca per avere degli interessi da usare in momenti di necessità si sarebbero visti prelevare i propri risparmi. Così un padre, che ha chiesto un prestito per gli studi dei figli all’estero, mettendo i soldi in banca affinché questi possano averli a disposizione. E verrebbero prelevati i soldi che ha avuto in regalo un bambino appena nato dai suoi genitori, che hanno voluto un conto per potergli assicurare una cifra per le sue future necessità, il salario di uno studente straniero che vive in condizioni misere per poter risparmiare un pò di soldi da mandare a casa o per  pagare il collegio. E peggio ancora, ciò che distrugge la nostra economia, i soldi dei capitali russi che sono un pilastro importantissimo per noi. Tutti, nessuno  escluso.

In questi giorni, a Cipro, abbiamo vissuto l’ingiustizia in pieno, l’abbandono da parte di tutti i Paesi europei che hanno preso una tale decisione, e viviamo ancora l’incertezza per il futuro del nostro Paese. Una giovane ragazza durante una dimostrazione davanti al Parlamento gridava: «Non facciamo nascere più in questo Paese nessun bambino». Ci vuole veramente un miracolo per uscire da questa situazione. I nostri amici europei ci hanno messo il cappio al collo. Non c’è via di uscita, o falliscono le banche e insieme 8 mila famiglie rimangono senza lavoro o paga il popolo con i suoi risparmi.

In attesa  della seduta dei parlamentari per la votazione del memorandum, la gente è intervenuta in diverse trasmissioni televisive per esprimersi riguardo la situazione. Si è sentita una unanimità e una solidarietà impensate pur di salvare il Paese. Tanti hanno detto che se ce l’abbiamo fatta nel '74 dopo la guerra ce la faremo anche stavolta, senza la Troika, aiutando ognuno con quel poco che ha. Praticamente la maggior parte della gente ha sostenuto la soluzione di prestare allo Stato soldi dai suoi risparmi, senza accettare il prestito dell’Ue. Commovente è stato l’intervento di un vecchietto che ha telefonato per dire che avrebbe offerto la sua pensione di 430 euro al mese pur di contribuire a salvare Cipro.

Aspettando con ansia la seduta del Parlamento per la votazione, migliaia di persone hanno protestato davanti al Parlamento. Uno degli strisconi diceva: «Schiavi del 21esimo secolo non saremo», un altro: «Vogliamo indietro il nostro futuro». Un altro semplicemente un grande «NO» al memorandum. Tutta Cipro era davanti alle televisioni per seguire l'evoluzione della situazione. E c’era un interesse enorme anche da parte dei giornalisti stranieri.

Poi abbiamo avuto la trassmissione in diretta dalla seduta. Mai abbiamo visto così uniti i nostri politici. Alla fine il Parlamento cipriota ha votato a maggioranza contro il memorandum ed ha pensato di ritirare la richiesta per il prestito dal Ffondo internazionale monetario.

I sentimenti del popolo sono ora confusi. Da una parte c'è sollievo per la decisione presa e un riacquistare la fiducia nei nostri politici, ma dall’altra l'angoscia è aumentata. Dove troveremo effettivamente tutti questi soldi?

Le ore che seguono sono molto critiche. Occorre trovare un piano B, ma il comportamento e l’unità che c’è in questo momento nel Paese dà una grande speranza. L’arcivescovo di Cipro, dopo la decisione dei parlamentari, ha fatto una dichiarazione commovente: «La Chiesa ha una grande proprietà. La mette a disposizione dello Stato per fare un'ipoteca per trovare i soldi».

 

 

      

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