Ciò che resta dei Cantieri Navali di Danzica
Enorme piazza di lavoro per oltre 15 mila lavoratori, il Cantiere Navale di Danzica vide nascere nel 1980 il sindacato Solidarność che avrebbe dato origine al movimento democratico in Polonia e contribuito alla caduta del blocco sovietico. Percepito come la culla, la prosperità e il declino del movimento Solidarność, nonché l’esempio della prospera industria navale dell’epoca, negli ultimi anni molti dei suoi edifici storici sono stati abbattuti e alcuni spazi sono stati convertiti in complessi residenziali costituiti da loft con vista sull’acqua.
A documentarne lo smantellamento, i cui resti meritano di essere immortalati e ricordati in fotografia, è stato, dal 2000 al 2013, l’artista polacco Michał Szlaga. Il cantiere di Szlaga è un paesaggio architettonico post-industriale in continua evoluzione, pieno di persone e tracce di storia; paesaggio che l’artista documenta usando la fotografia e il video. Dopo il grande entusiasmo dei primi anni Duemila, quando gli spazi del cantiere navale diventarono in parte luogo di produzione artistica che ospitava importanti istituzioni non profit – spesso creati dagli artisti stessi –, Michał Szlaga insieme ad alcuni amici si trasferì in uno degli edifici del cantiere, la Kolonia Artystow – La Colonia degli artisti. Fin dal principio si investì con molta fiducia e volontà nell’idea di preservare e trasformare il cantiere e l’intera zona in un cuore storico, ma purtroppo solo dopo qualche anno un progetto industriale che includeva il piano di demolizione della maggior parte degli edifici del cantiere navale ha fatto sì che gli investitori decidessero di abbattere le costruzioni e anche la ben conservata Villa del Regista, costruita nel 1888, che ospitava la Kolonia Artystow.
Le fotografie raccolte nella mostra “Cantiere navale – Documenti di perdita”, in corso a Roma nell’ambito di “Corso Polonia 2019”, il festival della cultura polacca organizzato dall’Istituto Polacco, documentano una perdita dolorosa, e sono il tentativo di preservare l’immagine del cantiere navale costruito nel XIX secolo, un luogo che non rappresenta solo uno tra i lasciti industriali più impressionanti d’Europa ma anche la memoria collettiva di un importante sito industriale e creativo di Danzica.
Le toccanti immagini sono descritte così da Alicja Gzowska, docente presso l’Institute of Art History dell’Università di Varsavia: «…edifici, sale, componenti infrastrutturali – ancora esistenti o già completamente distrutti – vengono catturati in uno stato di rovina, in un momento architettonico di transizione. Oggetti desolati con riquadri in frantumi trasformati in cumuli di macerie da strumenti sofisticati, diventano, insieme agli alberi sradicati, una rappresentazione spaziale della perdita, una forma fisica di tragedia. La documentazione testarda di Szlaga non è né una forma di ricordo dei Cantieri, né un modo per salutarli. Questo record di caduta e rovina, secondo Adam Mazur, consente di recuperare la dimensione sublime ed epica della storia che è stata giocata qui. Questa affermazione, in particolare il riferimento al concetto di sublime, collega il ciclo di Szlaga a un’iconografia transistorica di devastazione e catastrofe che si è sviluppata sin dalla scoperta delle rovine dell’antica Pompei».
Fa parte del progetto di Michał Szlaga il libro Stocznia (Shipyard), che raccoglie 272 fotografie, pubblicato nel 2013. L’uscita del libro provocò diverse polemiche e discussioni che alla fine portarono a salvare alcuni degli edifici storici del cantiere navale. L’esposizione è accompagnata dalla proiezione dei documentari Global Prosperity (2010, 22’11’’) e Cantiere navale (2010/2012, 10’28’’).
“Cantiere navale. Documenti di perdita”. A Roma, Galleria Interzone, Via Macerata 46. Dal 5 al 28/6/2019, da martedì – venerdì, ore 15 – 20