Cinquantamila grani

Rose Bowl Stadium, Pasadena: qui si sono svolti cinque Super Bowl Games e decine di altri eventi sportivi che hanno fatto storia, tra cui la finale di calcio della Coppa del mondo 1994. Per non parlare di concerti, festeggiamenti del 4 luglio e altre celebrazioni. Ma dallo scorso 19 maggio questo stadio sarà ricordato anche per un altro evento, che ha attirato una folla di 50 mila persone di tutte le età, razze e culture che si sono dati appuntamenti proprio allo stadio delle rose non per gridare slogan sportivi, ma per celebrare la preghiera del rosario. A Los Angeles? Proprio qui, nella citta dedicata a lei, Maria Regina, appunto, de Los Angeles. E anche pochi sanno che è proprio un rosario a incorniciare lo stemma della citta, un rosario che pare abbracciare questa metropoli sconfinata, quasi a volerla tenere insieme con i suoi grani di Ave Maria. Manifestazioni forse impensabili in Europa, anche se in agosto una analoga manifestazione organizzata a Parigi sui bateauxmouche della Senna ha attirato più di 5 mila persone, gran parte delle quali non ha trovato posto nei battelli. Un mondo in preghiera è un mondo in pace è stato lo slogan di questa serata sponsorizzata dall’Holy Cross Family Ministries con la collaborazione dell’arcidiocesi di Los Angeles. È soprattutto padre Willy Raymond, sacerdote dell’Holy Cross, alla guida della società mediatica Family Theatre Production, che ha ideato questo grande meeting, sulle orme del suo noto predecessore e ora servo di Dio, padre Peyton. Si respira aria di festa nello stadio, ma soprattutto di famiglia. È uno squarcio di Chiesa: un colpo d’occhio forte; e ti accorgi di questo popolo, di tutte le vocazioni, razze e lingue. Mi guardo attorno: davanti a noi una famiglia messicana si concede uno spuntino con formaggio e jalapeno; dietro, alcuni amici si scambiano battute in tagalog, mentre a fianco un paio di sacerdoti irlandesi sono già assorti in preghiera. Lo stadio a poco a poco si riempie e la festa incomincia con l’inno alla Guadalupena, la protettrice delle Americhe. Uno dei vescovi ausiliari di Los Angeles, mons. Solis, dà il benvenuto e sintetizza in pochi minuti la mirabile storia di questa devozione alla Madre di Dio, invitando tutti i presenti a diventare grani vivi del rosario. Alcune testimonianze, commoventi, hanno dell’incredibile. Immaculee Ilibagiza, Ruanda 1994: bastano queste due parole per inquadrare la sua esperienza, anzi, il miracolo. Suo papà riesce a salvarla chiedendo a una persona di nasconderla in un bagno di tre metri per quattro, con altre sette ragazze. Le mette tra le mani un rosario. Non si vedranno più: la maggior parte della famiglia sarà massacrata. Sono tre mesi di detenzione e di prova indicibile. Immaculee attraverso il rosario trova un profondo rapporto con Dio che le dà la forza non solo di continuare a vivere, ma di perdonare chi le ha sterminato l’intera famiglia. Ancora di più: testimoniare al mondo intero che Dio è Amore. E il memorare di san Bernardo? Non è mai successo che una persona, ricorrendo alla protezione di Maria e implorando il suo aiuto, sia stato abbandonato. Scendono in campo giovani e adulti di vari Paesi e si dispongono come a voler formare un gigantesco rosario vivente. Il card. Mahony scende anch’egli in campo, in processione con vescovi, sacerdoti, religiosi, in un’atmosfera solenne, mentre tutti i 50 mila presenti, ritti in piedi, applaudono. Il rosario vivente recita la prima parte dell’Ave Maria in più di quaranta lingue e tutti partecipano rispondendo in inglese o in spagnolo. Tra una decina e l’altra, ancora testimonianze di vita, tra cui quella di Jim Caviezel, noto al pubblico oltre che per numerosi film di successo, in particolare per il ruolo di Gesù ne La passione di Cristo di Mel Gibson. Caviezel invita con forza ciascuno a dare il meglio di sé per Dio, anzi, a intraprendere un cammino di santità, perché non c’è niente di più attraente al mondo. E incoraggia tutti, lui, uomo di successo, con una brillante carriera dietro e davanti a sé, a lasciare un’impronta nella Hall of Fame di Dio. Ancora, Eduardo Verstegui attore e produttore, racconta con insolita umiltà (insolita per l’ambiente) la sua conversione da attore di telenovela dai contenuti superficiali e consumistici a produttore che vuole portare valori positivi, cristiani, nel mondo di Hollywood. Non a caso la casa di produzione a cui ha dato vita, si chiama Metanoia, per quel cambio di mentalità che vuole contribuire a portare nel cinema. Perché – esclama con convinzione – Hollywood non appartiene agli Studios…. E Hollwyood non poteva mancare a questo appuntamento.

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