Cinema e politica, i segreti di Marilyn Monroe
Marilyn Monroe. Chi c’era quella sera del 4 agosto 1962 quando poi nella notte la bionda star fu trovata morta dalla governante Eunice Murray nella sua casa? Ufficialmente si parlò e si parla di suicidio. La ragazza “trovatella” come si autodefiniva, cresciuta tra famiglie adottive e orfanatrofio, lanciata alla scoperta di Hollywood grazie alla sua simpatia, alle amicizie potenti e alla bellezza bionda, era divenuta una star, adorata da milioni di persone in tutto il mondo grazie al fascino di vamp, erotica e ingenua al contempo. Felice? Matrimonio con lo sportivo Joe Di Maggio che la picchiava, col drammaturgo Arthur Miller che la voleva” colta” e poi ne sparlava, forse qualche aborto spontaneo, sedute psichiatriche come altri divi hollywoodiani come Frank Sinatra. Una carriera nel 1962 in crisi, una vita felice solo in apparenza. Solitudine
E legami forti con la politica: John e Robert Kennedy, di cui era amante, specie con il secondo che voleva sposare. Forse aspettava un figlio da Bob?.
Il docufilm indaga con decine di interviste tra gli amici, lo psichiatra, la governante, i poliziotti, gli infermieri: riposte ora evasive, ora contraddittorie, ora nulle, ora rivelatrici. Il film è spietato, inesorabile. Vero, con apparizioni inedite della Monroe. Troppo vicina alla politica era Marilyn, spiata dall’Fbi per presunti contatti con intellettuali comunisti e particolarmente molto e pubblicamente legata ai Kennedy?
John era il Presidente, Bob lottava contro i clan mafiosi che volevano distruggerne l’immagine politica. La relazione dei due con Marilyn era imbarazzante e lei poi rivelava ad una amica di avere un legame con un personaggio molto potente.. e l’amica capiva a chi alludesse. John tagliò il rapporto. Ma non Bob che era con lei la sera poco prima della morte, litigò, ma poi fece sparire le voci. La ricostruzione del film anche attraverso le registrazioni telefoniche lo smentiva e smentiva la ricostruzione ufficiale. Marilyn venne uccisa dalla mafia per colpire Bob o fu lui stesso a farla perire? Certo, quella sera lei era inquieta e ci furono presenze inquietanti.
La tesi del suicidio sembra non reggere più, va smontata in favore di ben altro e più scottante. Dopo 60 anni forse è l’ora della verità? Il film non dà riposte assolute, ma probabilmente si avvicina alla verità.
Rivedere questa storia drammatica e ancora attuale su una star da sempre celebrata fa intuire come il legame tra cinema e potenti, anche in politica, continui ad essere forte, nonostante i lustrini, pure da noi. C’è ben altro al di là della fama. Il docufilm è bello e interessante, dividerà, anche. La”compassione” della regista per la star celebre, infelice e forse troppo ambiziosa, è reale e il racconto scorre leggero ma incalzante come un trhiller per un’ora e 40 minuti.
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