Cina, svolta sulle nascite: due figli a coppia
La notizia, diffusa dalle agenzie di stampa al termine della quinta riunione plenaria del comitato centrale del Partito comunista cinese, ha fatto in pochi minuti il giro del mondo. Dopo decenni in cui non era possibile avere più di un figlio, finalmente ogni coppia potrà averne due.
La svolta era attesa da tempo ed è, in realtà, il risultato di un processo graduale cominciato una decina di anni fa. La legge sul figlio unico fu introdotta nel 1979 in un periodo in cui il boom economico era ancora lontano, mentre la crescita demografica era costante e preoccupante.
A preoccupare maggiormente era la situazione nelle campagne, dove i figli erano molto numerosi. E così, al fine dichiarato di migliorare il livello e la qualità della vita dei cinesi, in campi come l’educazione e la sanità, fu varata la legge che limitava il numero delle nascite. Fu un duro colpo, per la popolazione, amante delle famiglie numerose, e ben presto si arrivò ad una sorta di compromesso: fu concesso il diritto al secondo figlio se la prima nata era una femmina. Una concessione dai risvolti pratici soprattutto nelle campagne, per evitare l’abbandono delle coltivazioni: per lavorare la terra, era la riflessione del governo, ci vogliono gli uomini.
Negli anni Ottanta, con la riforma economica, si vide che le famiglie cominciavano a limitare le nascite di propria volontà, soprattutto nelle città, a causa della mole di lavoro e della difficoltà di trovare alloggi confortevoli.
Da una decina di anni era dunque allo studio una legge che concedesse, finalmente, alle famiglie la possibilità di avere liberamente un altro figlio, il secondo. Sui tempi e sulla decisione finale ha influito certamente lo sviluppo economico del Paese (anche se la crescita sta rallentando) e la consapevolezza che, là dove è più difficile trovare alloggio e avere condizioni di vita confortevoli, saranno le stesse famiglie a regolare le nascite in maniera autonoma.
Non sembra invece più preoccupare troppo la crescita demografica, anche se i cinesi sono circa un miliardo e 400 milioni, perché nel contempo la popolazione è invecchiata e serve forza lavoro giovane per garantire servizi e pensioni.