Cile. Un ballottaggio prevedibile?

Domenica 17 gennaio si decide il nuovo Presidente. Favorita, per la prima volta dopo molti anni, la destra.
Il candidato cileno Sebastian Pinera

A poche ore dal ballottaggio del 17 gennaio che definirà il nuovo presidente del Cile, i sondaggi danno a Sebastián Piñera, il candidato della destra, un vantaggio di circa 5 punti su Eduardo Frei, candidato della Concertación, la coalizione di centro sinistra che ha governato il Paese negli ultimi venti anni, dal ritorno alla democrazia dopo la lunga dittatura di Augusto Pinochet.

 

Nel caso si confermi il pronostico, sarebbe la prima volta che la destra ritorna al potere in modo democratico dopo piú di 40 anni. Resta da vedere cosa decideranno questa domenica gli indecisi al voto, che oscillano tra il 10 ed il 14 per cento.

 

Durante il mese che ha separato i due turni elettorali, entrambe i candidati hanno cercato di convincere il 26 per cento degli elettori che avevano manifestato il loro voto per gli altri due candidati sconfitti a dicembre: Marco Enriquez-Ominami e Jorge Arrate, entrambe fuoriusciti dalla Concertación perchè fortemente critici nei confronti della gestione di governo di questi anni.

 

Indipendentemente dall’esito del ballottaggio, dato il peculiare sistema elettorale cileno, sia la destra che il centrosinistra conserveranno circa la metà dei seggi nel parlamento. I distretti elettorali sono infatti binominali ed i due seggi in palio vengono assegnati ai primi due partiti che totalizzano il maggior numero dei voti.

Per ottenere entrambe i seggi del distretto, il partito o la coalizione più votata deve, pertanto, ottenere il doppio dei voti dell’avversario che arriva secondo. Ma praticamente si tratta di pochissimi casi.

 

La governabilità e la stabilità politica sono una delle maggiori virtú politiche del Cile, che ha transitato senza grossi ostacoli interni sia il primo delicato periodo di transizione post-dittatura, che le successive crisi economiche che si sono abbattute sulla regione durante gli anni ‘80 e ‘90.

Il Cile, infatti, é riuscito a crescere a tassi elevati, soprattutto nell’ultimo decennio, aprendo importanti flussi commerciali al di la del Pacifico. Ed é molto probabile che, nonostante l’eventuale vittoria della destra rappresenti una svolta radicale sul piano politico, non si avranno sostanziali cambiamenti a livello di gestione economica e di politica estera del nuovo governo.

 

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