Cile: una nuova generazione al governo

Ben cinque dei membri del prossimo governo cileno provengono dal movimento studentesco, tra questi lo stesso presidente Boric, e pochi anni or sono chiedevano nelle piazze l’istruzione gratuita.
Il presidente eletto cileno Gabriel Boric, al centro, posa per le foto con le sue nomine di gabinett Fonte: Ap

Venerdì scorso il presidente eletto del Cile ha presentato il suo futuro gabinetto. Mentre uno ad uno apparivano le ministre ed i ministri nominati, era impossibile non ricordare che almeno cinque dei membri del futuro Esecutivo sono stati leader del movimento studentesco che ha ottenuto nelle piazze la gratuità della scuola.

Boric presenta la sua squadra Fonte: Ap

Tra questi, lo stesso Boric. Undici anni fa quei giovani non furono ricevuti dal presidente Sebastián Piñera, allora al suo primo mandato. Ma fu uno smacco solo apparente, il Congresso più tardi dovette riconoscere non solo l’applicazione (ancora imperfetta) della gratuità, ma abolì anche il lucro – sfacciatamente praticato – nelle istituzioni educative che ricevono sussidi (il 60% delle scuole elementari e superiori sono private ma sovvenzionate dallo stato, solo il 35% sono pubbliche). Pochi anni dopo, vari di questi membri del movimento studentesco si sono trasformati in legislatori. L’11 marzo, Piñera consegnerà la fascia presidenziale tricolore a uno di quei leader e altri quattro saranno ministri.

Quel gruppo di millenials oggi investiti delle massime responsabilità pubbliche, era molto ben organizzato, soprattutto per conservare lo stile pacifico della loro protesta. Sapendo della presenza di estremisti e provocatori, usavano le reti sociali ed i cellulari per individuarli, isolarli e denunciarli alle forze dell’ordine.

La presentazione della nuova compagine dell’Esecutivo ha rivelato molte novità. La prima è precisamente quella generazionale. L’età media dei ministri è di 49 anni, la più giovane ne ha 32. È una generazione che non ha nessuna abitudine ai maneggi sotto banco – spesso presentati come “accordi politici” –, aperta all’idea della sostenibilità ambientale e alla diversità, e propensa al dialogo.

L’altra novità importante è quella della presenza delle donne: ben 14 su un totale di 24 dicasteri. Tra le donne, per la prima volta una occuperà il dicastero degli Interni, la ex presidente del collegio nazionale dei medici, Izkia Siches, che è intervenuta con frequenza ed energia in merito a come è stata affrontata la pandemia di Covid. Nello schema istituzionale cileno, questo ministero compie funzioni politiche di rilievo, al punto che la sua titolare sarà una sorta di primo ministro. Non è una novità la presenza di una donna alla Difesa, a suo tempo lo fu Michelle Bachelet (poi due volte presidente), la novità è che Maya Fernández è la nipote del defunto presidente Salvador Allende, ucciso durante il colpo di stato del 1973.

Fonte: Ap

La compagine va ben oltre la coalizione che ha sostenuto politicamente Boric durante le elezioni. Questa si è aperta ad alcuni partiti tradizionali, che hanno fatto parte dei primi governi di centro-sinistra dopo la dittatura militare, ed anche agli indipendenti, che sono ben sette.

Boric è cosciente che la sua gestione non avrà vita facile al Congresso, dove il centro-sinistra ha una maggioranza debole alla Camera mentre al Senato c’è una sostanziale parità. Inoltre, non è sicuro l’appoggio completo del partito Democratico cristiano, che ha scelto di restare fuori dall’Esecutivo. La scelta alle Finanze (Hacienda) affidata a Mario Marcel, fino ad ora alla testa della Banca centrale, un economista apprezzato da tutti i settori ed anche dai mercati, è una chiara indicazione di voler avanzare con prudenza e responsabilità fiscale, pur nella convinzione che è necessario mettere fine ad un modello economico a parole di libero mercato, ma costellato di privilegi e di eccezioni che hanno consentito al 10% più ricco del Paese di controllare la metà della ricchezza prodotta.

«Oggi si inizia a scrivere un nuovo capitolo della nostra storia democratica – ha riconosciuto il presidente eletto –. Non si inizia da zero, sappiamo che c’è una storia che ci innalza e ci ispira». Un capitolo, anche mediante la nuova Costituzione che sta prendendo forma, che tenterà di aprire la strada verso una democrazia più inclusiva, con maggiore equità sociale, che non solo riconosca i diritti fondamentali, ma ne garantisca l’accesso.

 

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