Cile e migranti, convivenza senza miti

Attorno all’arrivo degli stranieri nascono spesso narrazioni false, che canalizzano frustrazioni, ignoranza e demagogia. Nel Paese sudamericano addirittura beneficia l’economia nazionale. Vediamo come

Emigrazione e multiculturalismo saranno alcune delle questioni di attualità nei prossimi anni. Si emigra. Lo hanno fatto 265 milioni di persone e altri lo continueranno a fare spinti dalla povertà, dalle carestie, le guerre, la violenza… E sempre più si emigrerà da territori sotto gli effetti dei cambiamenti climatici. Terre che saranno sommerse dalle acque, zone che saranno inabilitabili perché troppo esposte a fenomeni estremi.

Alcuni Paesi tornano ad essere terre di immigrazione. Come il Cile, dove oggi su 17.600.000 abitanti gli stranieri oggi sono più di 1.250.000, circa il 7%. Gran parte di essi sono arrivati da poco tempo, 450 mila nel solo 2018. La principale colonia è quella dei venezuelani, che è anche la più recente: 288 mila, giunti nel giro di tre anni. Segue una colonia di immigranti ormai tradizionale, quella dei peruviani: più di 220 mila, soprattutto nel nord del Paese, regione alla frontiera col Perù e sempre più cosmopolita. Circa 180 mila sono haitiani: l’ultimo terremoto ha messo in ginocchio l’economia dell’isola. Seguono i colombiani, quasi 150 mila, sparsi nelle grandi città. Ed in precedenza si sono formate colonie di cinesi, dominicani, argentini e varie altre. I cileni si stanno abituando a una diversità nuova. Non che non ci fossero migranti. L’arrivo dei discendenti dei colonizzatori si perde quasi nella notte dei tempi, mentre molti spagnoli arrivarono durante le grosse ondate migratorie dall’Europa. Tedeschi e italiani arrivarono dopo la Seconda guerra mondiale.

Ma oggi si comincia ad avere a fianco gente di colore, cinesi di seconda generazione, haitiani dall’accento creolo, tratti somatici poco frequenti. E, lo si sa, l’arrivo di emigranti in dosi omeopatiche trova in genere una buona disposizione in chi accoglie. I segni del malessere appaiono quando gli arrivi in gran numero cominciano a creare difficoltà nelle sale di attesa degli ospedali o degli uffici pubblici, dove ora bisogna fare una attesa più lunga prima di espletare una pratica. Se in un primo momento, l’arrivo di migranti non era percepito come un fenomeno rilevante, la presenza di un numero sempre maggiore ha cominciato a creare qualche preoccupazione. Alcuni casi di migranti dediti alla delinquenza e un po’ di disordine burocratico hanno cominciato ad alimentare certa mitologia in materia di stranieri.

Il giornale Mercurio ha segnalato che la questione degli immigrati è uno dei temi di interesse pubblico che genera più notizie false: sono delinquenti, ci tolgono il lavoro, la spesa per accoglierli assorbe le risorse già scarse, sono preferiti ai nativi nella spesa sociale… Ma, come spesso succede, l’apparizione di studi condotti da specialisti sfata questi miti e così si scopre che la realtà è differente da certe narrazioni, per fortuna ancora minoritarie. Ci sono esperienze negative con gli stranieri? L’87% dei cileni risponde che mai o quasi mai hanno avuto problemi con loro. Non solo, ma si scopre che la presenza di bambini figli di migranti ha migliorato la convivenza nelle aule scolastiche. Il Centro di studi pubblici (Cep, in spagnolo) rileva quanto l’applicazione degli alunni migranti in aula, il loro comportamento ha in realtà migliorato la qualità della vita nelle scuole, spesso piena di conflitti e di problemi di condotta.

Ma davvero sono preferiti ai locali nell’assegnazione di sussidi per la casa? No, appena lo 0,79% dei migranti ha acceduto a sussidi del genere tra il 2002 ed il 2018. Portano via il lavoro ai locali? Per il Cep la risposta è negativa: realizzano mansioni che spesso i nativi da tempo non svolgono più e perché mettono in moto iniziative nuove, spesso microimprese che offrono servizi o prodotti nuovi. Si spende troppo per i migranti? La spesa dello Stato è di circa 360 milioni di dollari, ma uno studio pubblicato dalla Università Alberto Hurtado, di Santiago, segnala che il contributo fiscale dei migranti triplica questa cifra ed oggi questo miliardo di dollari rappresenta quasi lo 0,4% del Pil. L’economista Juan Bravo va oltre ed aggiunge che se l’arrivo di migranti incrementa l’offerta di lavoro «aumenta anche la domanda di beni e di servizi, il che provoca un aumento della produzione e, dunque, dei posti di lavoro. L’aumento della produzione generato dall’arrivo di lavoratori migranti corrisponde, dunque, alla crescita economica». E qui si scopre, niente meno, che i migranti stanno aiutando il governo proprio in uno dei risultati che più si fa attendere nonostante le promesse elettorali: la crescita economica.

Se non soffriamo del male della xenofobia, per vederci chiaro sul tema dei migranti allora bisognerà cominciare dall’informarsi con un’informazione affidabile.

 

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