Cile: inizia la discussione sulla nuova Costituzione
La Convenzione Costituente cilena ha consegnato la prima bozza della nuova Costituzione. Si tratta di un testo per niente breve, che prevede ben 499 articoli. Non sono poche le novità del nuovo dettato costituzionale, nel quale si è cercato di sopperire alle carenze della costituzione vigente, imposta durante la dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990).
Intanto, viene sottolineata la dimensione sociale e di diritto del nuovo testo che, inoltre, riconosce la plurinazionalità dello stato e la sua interculturalità. Sono ben 11 le minoranze indigene delle quali si riconosce il diritto all’autonomia, l’autodeterminazione e il ricorso, in alcuni temi che saranno indicati dalla legge, a forme di giustizia ancestrali. Vi è poi un forte accenno alla protezione, promozione e garanzia dei diritti umani, a partire dal riconoscimento di patti ed accordi internazionali in materia, e dalla menzione di diritti umani specifici in vari punti del testo. La menzione specifica della garanzia di accesso ai diritti umani è importante, visto che uno stato può riconoscere e promuovere tale accesso, mentre garantirlo suppone un intervento diretto di correzione se tale accesso non è di fatto possibile. I diritti umani, poi, assurgono a rango costituzionale. L’altra importante sottolineatura è la dimensione solidale della vita sociale, con una particolare protezione riconosciuta alla diversità ed alla parità di genere.
Sul piano delle istituzioni della rappresentatività politica, vengono attenuati i poteri del presidente della repubblica, il parlamento resta formato dal Congresso dei deputati e dalla Camera delle Regioni. Mentre la piena funzione legislativa viene svolta dal Congresso dei deputati, quella delle Regioni interviene su alcuni aspetti specifici legati alle realtà locali. Tra l’altro, viene sottolineata anche la decentralizzazione dello stato, assegnando alle 16 regioni maggiore autonomia, autogoverno e maggiori risorse. Lo stesso avviene per i comuni, mettendo in moto un decentramento reclamato da tempo.
Nasce poi un Consiglio di giustizia, una sorta di consiglio della magistratura, con il compito di assegnare i giudici ai tribunali e di intervenire in caso di irregolarità nel loro esercizio. Viene modificato sostanzialmente il Tribunale costituzionale, sostituito da una Corte che potrà intervenire soltanto ex post, ossia, dopo l’approvazione di una norma di legge eventualmente in conflitto con la Costituzione. Attualmente, i giudici costituzionali potevano intervenire durante il processo legislativo in modo preventivo: una vera peculiarità, meglio sarebbe dire anomalia, del sistema giuridico cileno.
Il testo sarà adesso sottomesso al lavoro di tre commissioni, che dovranno articolare la fase di transizione per giungere alla vigenza del nuovo testo, la sua sistematizzazione e correzione formale, e la sua armonizzazione con il sistema giuridico. La sistematizzazione suppone che andranno eliminate dal testo ripetizioni o espressioni ridondanti. Sarà dunque possibile che il numero degli articoli diminuisca, ma difficilmente si ridurrà in modo sostanziale. Per il costituzionalista Francisco Zúñiga, dell’Università del Cile, se si considerano le 14 leggi costituzionali che fanno parte integrante della normativa attuale, non si è in presenza di un testo troppo lungo, anzi.
A questo punto si apre il vero dibattito attorno alla nuova Costituzione. Intanto per darle la forma finale, e poi per giungere alla scadenza del 4 settembre, quando tramite referendum i cileni saranno chiamati ad approvare o respingere la nuova formulazione. Fino a che punto essa rappresenta il sentire di tutti? Per la destra, soprattutto quella estrema, le norme pur approvate da almeno i due terzi dei costituenti, non rappresentano tutto l’arco politico. Va riconosciuto che la sinistra non ha fatto molti sforzi per ridurre un massimalismo a volte eccessivo, che ha preteso di introdurre nel testo costituzionale di tutto e di più del proprio patrimonio di idee. Tali eccessi, ad ogni modo, non hanno ottenuto i voti necessari. Resta un testo forse lungo, che non esplicita sempre e necessariamente garanzie già incluse, ad esempio, sul piano dei diritti umani. Ma la destra estrema deve anche chiedersi come mai non si sente rappresentata da valori come la solidarietà e la garanzia dei diritti umani, da una maggiore autonomia locale o dalla plurinazionalità, che riconosce che il 9% della popolazione ha radici indigene.
Più esattamente: Congresso di deputate e deputati. Il testo conserva in tutto l’articolato un linguaggio includente.
—