CN+ Cile, il deserto come fonte di energia pulita
L’idea di sviluppo economico, tra molte altre cose, suppone anche la possibilità di trasformare le debolezze di un territorio in punti di forza. Ciò dipende molto spesso dalla nostra capacità di osservare una realtà in modo tale da trasformare gli svantaggi in una fonte di ricchezza. Dunque, dipende molto da come «guardiamo» un territorio.
Oltre alle risorse minerarie – che sono notevoli -, cos’altro potrebbe offrire allo sviluppo il deserto dell’Atacama che occupa gran parte del Nord del Cile? Siamo nella regione più arida del mondo: una estesa superficie praticamente abitata solo nella costa. Impervia al suo interno, solcata da catene montagnose brulle, che poi si trasformano nelle propaggini delle Ande. È in gran parte sterile per l’agricoltura ed è in pericolosa espansione vista la scarsità di piogge nelle regioni settentrionali cilene. Ma questo è solo un modo di vedere le cose. Le alte temperature che si raggiungono durante il giorno e l’intensa irradiazione solare possono essere trasformate in risorse. Il deserto visto come fonte di energia rappresenta una nuova frontiera d’avanguardia nel Paese.
È quanto hanno compreso i costruttori delle centrali solari che si stanno moltiplicando con un benefico incremento di energia rinnovabile, a tal punto che in certi momenti dell’anno questa ha un costo praticamente zero. L’ultima di queste realizzazioni è stata inaugurata appena una settimana fa. Si tratta di una delle maggiori centrali termosolari costruite, sita nella località di Cerro Dominador, nella regione di Antogafasta, in pieno deserto.
La nuova centrale, la più grande dell’America Latina di questo genere, usa il sistema misto di pannelli fotovoltaici distesi su una estensione di mille ettari, i quali riflettono la luce, ed il calore, su una enorme colonna di 250 metri d’altezza che contiene una soluzione salina. Il surriscaldamento di questi fluidi si trasmette a un deposito d’acqua che, a sua volta, produce vapore che mette in moto una turbina. La capacità è pari a 210 Megawatt. Si stima che alla massima potenza la centrale può alimentare 382 mila abitazioni in modo costante. Si evita così l’emissione di 630 mila tonnellate annuali di CO2, equivalenti ai gas di scarico di 135 auto in un anno. L’investimento è stato di 1,3 miliardi di dollari, e ha generato 1.500 posti di lavoro per la costruzione di 80 stabili e per la gestione della centrale.
Il progetto fa parte del piano di riduzione delle emissioni di carbonio rispetto al fabbisogno energetico nazionale, un piano che ricorrendo ampiamente all’energia eolica, geotermica e solare, ha moltiplicato il suo potenziale per dieci negli ultimi sei anni. La capacità attuale dell’energia solare è di circa 2.700 megawatt, capace di coprire circa l’11% della domanda energetica giornaliera del Paese. Il “salto” realizzato verso le energie rinnovabili si basa sullo sforzo di circa 200 centrali sparse su tutto il territorio, da quelle eoliche, che pure continuano a crescere, alle idroelettriche, alle geotermiche. Le centrali solari sono 31, di cui numerose in funzione ed altre che stanno terminando la fase di sviluppo.
Nell’insieme, in Cile le fonti rinnovabili alternative stanno coprendo attualmente il 23% della domanda energetica, producendo oltre 5.800 megawatt. È stato dunque superato l’obiettivo iniziale di arrivare al 2025 coprendo con le energie rinnovabili non convenzionali il 20% del fabbisogno energetico. Il piano energetico oggi in pieno sviluppo punta all’obiettivo di ottenere il 70% dell’energia necessaria da fonti pulite nel 2050, ma la prospettiva è che per quella data il 100% dell’energia utilizzata provenga da fonti alternative. Non solo, ma il Cile potrebbe trasformarsi in esportatore di energia prodotta da fonti rinnovabili.