Cieli e terre nuove
Francesco Astiaso Garcia, romano di padre spagnolo, profilo acuto come un ritratto del Greco, è un creatore: canto, musica, scrittura e soprattutto pittura. Uno stile quanto mai personale, fatto di dissolvenze, sfumature di ritratti tratteggiati con linea sottile, raffinata. Una poesia dell’anima.
Questa volta, nella rassegna romana al Numen Space, Francesco parla di cieli nuovi e terre nuove. Sono cieli e terre di altri Paesi, di mondi diversi da quelli italiani ed europei, evocati con colori fruscianti: laghi mari monti valli. Il trionfo del colore, della luce che evoca spazi interminati, fisici, che poi acquistano una dimensione spirituale. Meglio, amorosa.
Non c’è bisogno di titoli, ma solo di vedere, fermarsi, contemplare e lasciare che il colore che si infratta in gorghi, in esplosioni, in velluti, parli allo spettatore, a noi. E ci trascini in una dimensione altra, quella per cui tutti siamo fatti.
Francesco non ha solo provato a dire terre diverse da quelle di sempre. La fantasia inarrestabile di quest’ artista trentenne esplora l’arcobaleno, ed entra nel vento. Poche volte ho visto in un giovane artista contemporaneo la capacità di dire il vento. Con una rara semplicità di mezzi (a cui si arriva dopo lungo e sofferto studio) egli offre folate d’aria tratteggiate in una miriade di tinte e di sottotinte che sfumano l’una nell’altra.
Mirabili i rosa, le gradazioni del violetto, i bianchi che si fanno cenere e viceversa. Tutto è moto, ritmo e si direbbe con una sola parola: musica. Chi avrebbe mai pensato che il vento possiede la sua musica? L’artista spagnolo lo scopre e ce la fa sentire. Ma per ascoltarla esige da noi un udito speciale, un cuore che aneli a spazi infiniti e desideri viaggiare in essi come la luce e il colore di Francesco. Perciò questa è una mostra tutta da scoprire.
Roma, Numen Space via Capo d’Africa 9,fino al 10 gennaio