Cieli rossi
Eravamo rossi inconfondibili: barba e capelli lunghi, eskimo e giornale in tasca. Dentro, nel profondo, non è che le convinzioni fossero proprio ferme e incrollabili… Prendi la rivoluzione.Ma davvero tutti quelli che l’invocavano erano convinti che un giorno scoppiasse? Che il popolo insorgesse armato contro i l potere? Oppure, molti si dichiaravano atei, arrivando addirittura a scrivere sui muri: Né Dio, né stato, né servi, né padroni, ma ti posso assicurare che diversi compagni, segretamente leggevano il Vangelo. Così scrive Franco Gallelli, docente di filosofia a Catanzaro, nell’introduzione della sua opera prima di narrativa Cieli rossi. Una storia metropolitana i cui protagonisti Franz, Nello, Peppe e Tania vivono, nella caotica Napoli, l’euforica speranza che un vento nuovo spazzi via il marciume di ingiustizia e di miseria, abbatta gli steccati di classe e faccia rinascere quel germe di giustizia planetaria tanto agognata da Carlo Marx. Ognuno di loro ha dietro di sé un’infanzia segnata dagli stenti, dai giochi di strada, dalle maldestre soluzioni scolastiche, improvvisamente riscattata dal sentirsi protagonisti della Storia. Abbagliati dal fuoco rosso dell’ideologia, i quattro amici – siamo alla fine anni Sessanta – assistono all’improvviso divampare delle fiamme, certi che, nonostante la bruta violenza, sia quello l’inizio del cambiamento decisivo non solo per loro, ma anche per la città, per il mondo. Sì, tutto ciò che non è conforme all’idea deve incenerire. Anche il cielo azzurro e splendente che sovrasta la loro terra ha assunto tonalità incendiarie. Sui muri e nelle scuole scritte gigantesche inneggianti alla rivoluzione di Mao e alla morte del boia Nixon ritenuto l’unico e solo artefice del male planetario. E per chi osa contrastarli solo sassaiole e molotov preparate nelle improvvisate sedi del movimento rivoluzionario. Ne sono certi, la Napoli dolente e sfatta dei mandolini e delle tarantelle è immagine decrepita; avanza la nuova società senza classi e senza differenze, capace di neutralizzare le reazionarie resistenze. Per questo grande obiettivo pagano di persona, consumando i giorni nella spasmodica ricerca dell’unica verità, sacrificando studi, affetti, amori, amicizie. Poi, lo scoraggiamento, i tradimenti, l’imprevista delusione, i primi abbandoni, il confluire di tanti nelle sacche democratiche del partito comunista ed infine il lento ma progressivo sgretolamento di quello che era stato il loro sogno. E, in quel tragico vuoto, ecco riaffiorare realtà fino a poco prima tenute a bada: un invito prima rifiutato ora viene accolto, e quello che veniva considerato elemento controrivoluzionario diventa alternativa alla morte interiore. Per motivi diversi Franz, Nello, Peppe, Tania lasceranno tutti la città, abbandonando quelle trincee divenute baluardi di cartapesta nei cieli ormai non più rossi, per rinascere altrove. Nessuno rinnegherà il proprio passato, nella consapevolezza che tutto ha avuto un senso e che la riscoperta dei nuovi valori è fiorita proprio sulle macerie dell’espe- rienza vissuta. Tutti e quattro per vie diverse ritroveranno la fede dell’infanzia e scopriranno che la vera fraternità non può realizzarsi nella violenza, ma costruendo rapporti autentici, basati sul rispetto di ogni idea, sulla ricerca comune, sulla collaborazione. Dirà Franco-Franz: È rimasta viva e palpitante l’esigenza di giustizia sociale. Con una piccola variante. Ad un certo punto ho smesso di pretendere che il miglioramento avvenisse solo fuori, cioè all’esterno… Ho pensato a cambiare le cose partendo… da me… Cioè faccio bella e armoniosa la mia isola. Poi getto qualche ponte qua e là sulle altre isole che mi stanno accanto, scoprendo che questo modo di essere e di fare contagia, funziona. Un opera coinvolgente, questa di Gallelli, ricostruzione di un pezzo di storia appartenuta a tanti e che i giovani di oggi devono conoscere; ma anche una storia tenera e struggente, ricca di humor e venata di malinconia: malinconia per un tempo, che, se pur segnato dalla violenza, portava in sé un forte desiderio di rinnovamento e poneva, in tanti, le premesse per un futuro diverso.