Cie inefficaci nella lotta all’immigrazione clandestina
I noti Centri di identificazione ed espulsione, meglio conosciuti come Cie, garantiscono il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali degli stranieri trattenuti? A quindici anni dalla loro istituzione, qual è la reale efficacia nel contrasto all’immigrazione irregolare? Esistono altri strumenti meno afflittivi per affrontare il fenomeno? Domande pressanti che esigono risposte concrete.
Il 6 giugno Medici per i diritti umani e il Consiglio regionale Toscana hanno presentato a Palazzo Panciatichi di Firenze il volume Arcipelago Cie. Si tratta di un puntuale rapporto imperniato su un’inchiesta ad ampio raggio relativa ai Centri di identificazione ed espulsione italiani. È la prima indagine realizzata da un’organizzazione indipendente su tutti i Centri di detenzione ed espulsione italiani dopo il prolungamento nel 2011 dei tempi di trattenimento all'interno di queste strutture: 18 mesi. L’associazione Medici per i diritti umani (Medu) onlus, organizzazione umanitaria indipendente, non è nuova a queste tematiche e dal 2004 lavora sull'Osservatorio sull'assistenza socio-sanitaria per la popolazione migrante nei Cpta/Cie. L’indagine è stata compiuta attraverso visite sistematiche e una accurata raccolta di testimonianze dirette degli immigrati trattenuti e di operatori, nell’arco di un anno: nella consapevolezza che la questione della detenzione amministrativa si spinga ben oltre il problema umanitario, e che riguardi la tutela di valori essenziali per la vita civile di un Paese, questo lavoro trae origine dalla volontà di trovare risposte ai quesiti fondanti sopra indicati.
A quindici anni dalla nascita, la vita nei centri viene così analizzata in modo imparziale e indipendente: il principale oggetto d’interesse risiede non solo nella valutazione della reale capacità di garantire i diritti fondamentali della persona da parte di queste strutture, ma anche della loro effettiva efficacia nel contrasto dell’immigrazione irregolare e nella possibilità di affrontare questo fenomeno con strumenti più razionali e rispettosi della dignità umana. Questo e molto altro si trova in questa sorta di agenda pronta all’uso per operatori e istituzioni, composta da quattro sezioni, l’ultima delle quali riserva importanti conclusioni. «Sulla base delle evidenze fornite dai dati – si legge in queste pagine – il ruolo del sistema della detenzione amministrativa nel contrasto dell’immigrazione irregolare si dimostra di modesta rilevanza e di scarsa efficacia».
«La possibilità di eseguire concretamente l’espulsione – concludono gli autori – sembra dipendere dunque dall’effettiva collaborazione ai fini dell’identificazione e del rimpatrio dei corrispettivi Paesi di provenienza e dalla presenza o meno di accordi di riammissione con l’Italia piuttosto che da tempi di trattenimento più lunghi». Se da un lato «il prolungamento dei tempi massimi di trattenimento non ha sortito effetti tangibili in termini di efficacia nelle espulsioni – sottolineano – questa misura ha invece notevolmente contribuito a peggiorare le condizioni di vita dei migranti all’interno dei Cie».Tra le richieste finali, i Medici per i diritti umani chiedono la chiusura di tutti i Cie attualmente operativi in Italia in ragione della loro palese inadeguatezza strutturale e funzionale, nonché la riduzione a misura eccezionale del trattenimento stesso dell’immigrato ai fini del suo rimpatrio. Per quanto riguarda la diversificazione delle risposte per categorie, vengono tra le altre cose richieste l’identificazione in carcere, la protezione per le vittime di tratta, la regolarizzazione per categorie vulnerabili.
Il dettagliato rapporto realizzata con il sostegno di Open society foundations è stato illustrato dal garante per i diritti dei detenuti di Firenze, Franco Corleone, da Michele Passione, dell’Osservatorio carcere dell’Unione delle camere penali fiorentine, dal professor Gavino Maciocco, dell’università di Firenze, e da Marco Zanchetta, dei Medici per i diritti umani.