Ciao Luciana

Il 18 marzo ci ha lasciati Luciana Scalacci. Una storia personale di militanza politica e impegno sociale portata avanti con rigore per tutta la vita, insieme con il marito Nicola. Nel 1971, dopo una militanza giovanile nel PCI, è Assessore comunale ad Abbadia San Salvatore. Nel 1995 incontra per la prima volta Chiara Lubich. Dal 2000, nella Commissione internazionale del dialogo con persone di convinzioni non religiose organizza i convegni In dialogo per la pace, Coscienza e povertà, Donne e uomini verso una società solidale e altri.
Non credente, aveva trovato nei rapporti profondi con la comunità del Movimento dei Focolari e nell’incontro personale con Chiara Lubich una sintonia piena che ne ha caratterizzato la vigorosa adesione all’ideale dell’unità fino alla fine, anche nel tempo della malattia.

Tra i tanti messaggi che stanno facendo il giro del mondo in queste ore, quello di una psicologa ora poco più che trentenne, che l’aveva conosciuta nel 2018 in un profondo dialogo personale di Luciana con un gruppo di giovani. Un’amicizia che non si era mai interrotta.
«Da stamattina non trovo le parole. Solo lacrime e gratitudine per averLa incontrata nella mia vita… Nell’ultima recente telefonata ad un certo punto mi ha detto: “Sai… questo dialogo [tra persone di diverse convinzioni ndr] è nato non per convertire i non credenti, ma perché con Chiara avevamo capito che il mondo unito si fa con tutti. Che tutti siano uno. Se ne escludiamo anche solo uno, non siamo più tutti”. Luciana. Dal latino Lucianus, che significa “Il luminoso”. Sicuramente la sua vita continuerà a riverberare in quella di tanti e tante. Sicuramente nella mia».
Per conoscere meglio Luciana, oltre ai due link qui sotto, riportiamo il testo dell’intervista rilasciata a Pasquale Lubrano nel 2024. In allegato il testo dell’intervista come apparso nel n.1/2024 di Città Nuova.
https://www.loppiano.it/2020/03/16/chiara-lubich-donna-del-dialogo/
https://www.cittanuova.it/caro-papa-francesco/?ms=001&se=025
—
Dialogando con Luciana Scalacci
A cura di Pasquale Lubrano Lavadera
Luciana Scalacci, rappresenta una testimonianza viva di impegno concreto e fattivo in questo dialogo, che condivide con suo marito Nicola Cirocco. Di convinzioni non religiose, Luciana ha sempre sentito il “vivere il dialogo” come un aspetto fondamentale in una società in cui è molto presente la contrapposizione, e dove le diversità anziché una ricchezza diventano motivo di scontro e di conflitto.
Dialogare da posizioni diverse non è sempre facile…
La “prassi” non fa distinzione di colori, di religione, di idee. Le difficoltà arrivano quando dalla pratica si passa ai valori, alle ideologie, alle “sovrastrutture”. Può accadere che il dialogo si areni e diventi un dialogo tra “sordi”.
Nella tua lunga esperienza hai sperimentato qualche incomprensione?
La mia storia ha attraversato varie fasi, anche quella dell’incomprensione, ma credo non sia stato un dialogo tra sordi, in quanto si è sviluppato sia nella realizzazione di qualcosa di pratico, sia nel confronto tra diverse filosofie dell’essere e dell’avere. Penso che la crisi che sta attraversando il nostro Paese, e non solo il nostro, non sia tanto economica quanto di valori, e sono questi che vanno recuperati se si vuole costruire un mondo più unito.
Mi sembra che la parola dialogo sia a volte “abusata”, a tal punto da essere diventata sterile e vaga…
Si, quando essa è strumentale e riferita ad un contesto settoriale. Penso che il vero dialogo non può essere settoriale; per essere reale e incisivo deve essere “a tutto campo” e soprattutto non può essere riservato solo ad alcuni momenti o occasioni. In ogni momento, in ogni luogo, anche nel mio intimo pensare, dovrei avere presente sempre non solo colui che ho davanti, ma anche colui che non c’è.
Nel mondo siamo giunti ad una svolta epocale: o aboliamo la retorica sulla guerra o è distruzione mondiale. Che ne pensi?
Siamo giunti ad una “drammatica” svolta epocale. Abbiamo intrapreso la strada del non ritorno: le guerre, i problemi climatici, ecologici, economici, culturali, religiosi, le crescenti disuguaglianze, sono aspetti che giocano a favore dell’autodistruzione. Possiamo ancora salvarci se riusciremo a trasformare la retorica in atti concreti, costruiti su basi solide: amore, dialogo per realizzare un mondo in cui la giustizia sociale sia il principale obbiettivo: il noi prevalga sull’io.
«La formazione della persona nella prospettiva di un mondo di pace». La scuola, almeno ufficialmente sembra voler, troppo spesso, ignorare questa finalità e punta sulle conoscenze e sul merito. Un passo indietro rispetto al dettato costituzionale?
Educare alla pace, sperare nelle future generazioni sono obiettivi perseguibili a condizione che ci siano agenzie formative capaci di farlo e che non siano espressioni retoriche. Va aiutato il ruolo della famiglia, va diffusa la cultura del dialogo, valorizzato quanto di positivo esiste in “ogni dove”, e da “ogni chi”. La scuola dovrebbe essere il fondamentale soggetto preposto alla formazione di persone con una cultura di pace; luogo atto a formare nell’individuo la coscienza personale per una responsabilità collettiva. Purtroppo la scuola oggi appare inadeguata all’impresa e non riesce ad avere un ruolo propulsivo, sia per responsabilità politiche, sia per responsabilità culturali e anche perché “le nuove tecnologie” hanno occupato uno spazio troppo invasivo e totalizzante. Inoltre bisogna fare chiarezza su cosa significa puntare “sulle conoscenze e sul merito”, proprio perché il rischio è fare un passo indietro rispetto al dettato costituzionale che prevede pari opportunità per tutti.
La religione nei secoli è stata spesso asservita a schemi politici di basso conio, deturpando il vero volto di essa e puntando spesso ad un proselitismo becero e oppressivo. Oggi si riscopre invece la strada del dialogo, fra chi ha convinzioni religiose e chi no, come una strada nuova, tutta da costruire, soprattutto lavorando insieme sui valori condivisi…
La religione è il fondamento della cultura di un popolo e nello sviluppo della società umana ha svolto un ruolo fondamentale. Purtroppo nel tempo è diventata strumento di potere, di divisione tra i popoli, di oppressione. I conflitti sia personali che interpersonali hanno spesso origine da motivazioni religiose. Il problema è riuscire ad esaminare criticamente i vari fondamenti religiosi e farli diventare piattaforma di discussione laica per salvaguardare insegnamenti validi per la vita sociale del futuro.
So che hai incontrato papa Francesco. Quale ruolo sta esercitando in campo sociale e religioso?
Papa Francesco in questi 10 anni di pontificato si è adoperato per il superamento degli steccati ideologici cercando di creare ponti tra le varie culture. Particolarmente con le Encicliche Laudato sì e Fratelli tutti ha tracciato la strada per l’incontro e la collaborazione tra tutti, sia per la custodia dell’ambiente che per la fratellanza universale. Nel 2014 ho avuto l’opportunità di incontrarlo. E fu proprio nel momento in cui gli dissi che non mi riconoscevo in nessuna fede religiosa, che lo sentii ancora più vicino in modo affettuoso. Congedandomi, al posto del famoso «preghi per me», nel rispetto del mio essere mi disse: «Mi pensi, mi pensi intensamente!». Fu la mia comprensione del significato della “preghiera”. Anche l’occasione di questa intervista mi è gradita per assaporare la sensibilità, l’affetto, la dolcezza che sentii in quella circostanza.
Hai condiviso la proposta di Chiara Lubich di promuovere “una cultura di pace per l’unità dei popoli”…
La strada per questo percorso non può che essere quella del dialogo e della collaborazione tra uomini e donne di buona volontà, che si riconoscano o no in una fede religiosa. Il “mondo unito” si costruisce con gli altri e non contro gli altri. Questo concetto era ben presente in Chiara Lubich…Con coraggio e lungimiranza ha aperto le porte del Movimento dei Focolari, da lei fondato, non solo a coloro che si riconoscono in altre fedi religiose, ma anche a coloro che non hanno un riferimento religioso. Io, che non mi riconosco in nessuna fede religiosa, sono stata fra le prime persone che hanno aderito alla sua proposta.
Cosa lascia in te questa esperienza?
Da oltre 30 anni faccio parte, in qualche modo, del Movimento dei Focolari e posso assicurare che nessuno ha mai cercato di convertirmi. Non avrei mai pensato, per le esperienze della mia vita, di bussare alla porta di un “movimento religioso”. In effetti non ho nemmeno dovuto bussare, ho trovato la porta completamente spalancata. Ed è proprio al di là di quella porta, che spaziava sul mondo intero, che ho trovato la “speranza” e che, forse, è ancora possibile “costruire un mondo migliore”. Come dice papa Francesco, “non lasciamoci rubare la speranza”.
Come si sviluppava il dialogo tra Chiara Lubich di convinzioni religiose e Luciana Scalacci di convinzioni non religiose?
Rispondere a questa domanda mi ha sempre creato difficoltà. Penso di poter dire, anche considerando il periodo storico in cui ho incontrato il Movimento (crollo del muro di Berlino), che per me questo incontro è stato ed è un “solido punto di riferimento”. Ho sperimentato che non si dialoga con l’altro per portarlo sulle proprie posizioni, per fare proseliti al proprio credo, ma per comprendere le altrui ragioni e mettere a disposizione le proprie, affinché l’incontro possa partorire una armonia di idee per il bene comune. Inoltre è fondamentale prendere coscienza che la propria verità non deve mai essere usata come arma offensiva, e riconoscere che per l’altro la sua verità, è tanto importante e vera quanto la mia è importante e vera per me. Solo in questo modo il dialogo è costruttivo e si possono creare “ponti di unità” capaci di far emergere da ogni parte in causa i più giusti obbiettivi per tutti.
Una “contraddizione umana” che ti fa soffrire ancora oggi…
Mi rimane difficile capire perché l’egoismo umano ci fa preferire la strada della sopraffazione, dell’odio, della guerra, del conflitto ad ogni livello, anziché mettere in pratica gli strumenti utili a costruire un mondo in cui la “giustizia sociale” sia obbiettivo di “governo” in ogni angolo della terra.
—
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
—