Ciao Chiara
La basilica di San Paolo è ormai gremita. Il feretro sta per varcare la soglia della navata, preceduto da un’ insolita pattuglia: un bambino, una madre di famiglia, un anziano, un vescovo, un ingegnere, una religiosa… Rappresentanti di quel composito, piccolo popolo che costituisce il movimento fondato da Chiara. Il corteo fende la folla composta, senza strepiti, armoniosa. Bella. Sulla destra dell’ altare si sono riunite alcune carrozzelle. Mi avvicino, attirato da due sorrisi che non ammettono smentite. Due ragazze. Mi accovaccio per guardarle negli occhi e chieder loro di quella gioia discreta, ma non nascosta. Anna viene dalla Germania. È in carrozzella per una poliomielite contratta da piccola. Mi spiega: Durante questi ultimi tempi della malattia di Chiara ho sempre pensato: Il momento della sua morte arriverà e io non riuscirò a recarmi a Roma per la troppa gente e le complicazioni del viaggio. Ma, come un bambino viene attratto suo malgrado al letto della mamma che muore, così ho fatto anch’ io, che sono figlia di mia madre Chiara. Fin da piccola ho combattuto con il Cielo a causa di questa malattia, un Dio sentito molto lontano. Poi lei mi ha sussurrato: Dio ti ama immensamente. Mi ha sconvolta nel profondo, ho capito la mia storia, ho intuito dov’era l’ amore. Arrivata la notizia della morte, sono partita e basta. Pronta a restare fuori della chiesa, a non vedere niente. Ma dovevo e volevo partire. Ora sono qui, proprio accanto all’ altare, un grande dono. Anna Maria, invece, avvicina il capo al mio per quanto lo permette la carrozzella. Sguardo intenso, voce calda, idee chiare. Ora dobbiamo rimanere tutti in piedi, dritti, come Chiara ci ha insegnato. Sì, belli. E quando verrà lo sconforto, dovremo dire il nostro sì a Gesù abbandonato, subito, e andare avanti con fiducia. Il movimento proseguirà il suo cammino, perché è un’ opera di Dio. Scroscia improvviso un applauso senza fine. È entrata la bara nella navata. In alto la lunga serie dei volti severi dei papi, in basso i gonfaloni dei comuni che hanno conferito la cittadinanza onoraria a Chiara: la storia sembra riunita qui, proprio in questo momento, per renderle omaggio. Come commenta il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Salvini, Chiara ha scritto una pagina di storia della Chiesa. E non solo. Una di quelle pagine che si capiranno più tardi, molto più tardi. Prima della messa, una novità significativa: si alternano al leggio alcuni rappresentanti delle varie Chiese cristiane e delle grandi religioni. Ognuno cerca di esprimere con semplici ma intense parole il rapporto indimenticabile stretto con Chiara. Ebrei, musulmani, indù, buddhisti e cristiani – non a caso nella basilica dell’ apostolo del dialogo, dell’ apertura e della evangelizzazione – usano parole diverse (vedi riquadri), ma per esprimere in fondo uno stesso concetto, anzi una realtà, un fatto: il carisma di Chiara che fa irruzione nella vita dei singoli e nelle loro culture, facendo intuire o riscoprire l’ amore di Dio per ognuno e per tutti. Un piccolo monaco buddhista thailandese mette in guardia i cristiani presenti, con mite decisione: Chiara è di tutti, non è solo vostra. Al centro, davanti all’ altare, per terra, a contatto con l’ humus, sta la nuda bara. Appoggiati su di essa, tre fragili garofani rossi e un piccolo e vecchio Vangelo ricordano il sì di Chiara. Era il 7 dicembre 1943. Durante la processione per ricevere la comunione, tante mani si abbasseranno per sfiorare quella bara, per toccarla, per condividere il dolore dell’assenza. Le inquadrature della televisione mostreranno solo quelle mani, non i volti, come per rispettare l’ intimità dell’ incontro personale con Chiara. Intorno a me lacrime silenziose. Di solito gli uomini non piangono, o piangono poco, cercando di darsi un qualsiasi imbarazzato contegno, nel momento dell’emozione. Eppure, mi accorgo che sono tanti che avvicinano la mano alle palpebre umide. Anche Bertinotti, Prodi, Buttiglione, Pisanu, la Melandri e gli altri politici presenti senza partito e senza bandiere, affiancati nonostante la campagna elettorale che impazza. Così i familiari, così i figli e le figlie spirituali di Chiara. Tanti, diversi, uniti nel dolore e nella gratitudine. Persino il cardinal Bertone sembra commuoversi durante l’ omelia, mentre ricorda il sogno più folle di Chiara: portare al Padre il mondo fra le brac- cia. Che tutti siano uno. Una vita, alfa e omega. Lacrime e gioia, basterebbero forse queste due sole parole per sintetizzare allora l’ evento: centinaia di sacerdoti, decine e decine di vescovi e sedici cardinali concelebrano insieme al segretario di Stato. Nella chiesa 8 mila e passa persone. Fuori una folla commossa e partecipe. La questura stimerà in 25 mila i presenti, nonostante il cielo minacci pioggia e sia un pomeriggio lavorativo. Al termine della sobria celebrazione delle esequie, per un momento la bara rimane lì, quasi isolata: Chiara sola col suo Dio d’ amore, sola nella folla, come tante volte le era accaduto, per una donna come lei che aveva sempre indicato il fratello come via privilegiata verso Dio. Improvvisamente Kiko Argüello, fondatore del Cammino neocatecumenale, si avvicina, si inginocchia, bacia la bara. È un attimo. La regia televisiva, rispettosa e partecipe, inquadra di nuovo la cassa di legno in primissimo piano. Si scorge il camice bianco di un sacerdote che si inginocchia e anch’ egli bacia la bara. Poi un altro, due, tre, dieci, cento. L’ inquadratura si allarga e si solleva sulla folla, aprendo l’ obiettivo su un fiume di sacerdoti in bianco che si muovono verso la bara per un atto di amore e di rispetto che sembra quasi sottolineare un’ altra presenza, quella di Maria, prima invitata alla cerimonia. La dimensione petrina della Chiesa – quella di Pietro, della gerarchia – e quella mariana, insieme: Giovanni Paolo II in Cielo starà esultando assieme a Paolo VI, i papi che più a lungo hanno accompagnato e amato Chiara nel suo viaggio terreno, mi confida un vescovo brasiliano. La scena è di quelle impossibili da immaginare o organizzare in anticipo. I presenti, anche all’ interno della stessa basilica, osservano sui grandi schermi quella insolita e spontanea processione con il fiato sospeso. Un momento che sembra non finire. Finché, a fatica, il servizio d’ ordine riprende possesso della bara di Chiara, che viene portata a spalle verso l’ uscita. Sui volti scorrono di nuovo le lacrime, tante, tra gli applausi. Mi incammino verso l’uscita nella folla; scorgo una marea di volti tristi eppure sereni. Dietro ognuno intuisco una storia personale, fatta delle gioie e dei dolori comuni a ogni vita, ma illuminata, grazie a Chiara, dalla consapevolezza del filo d’ oro che lega misteriosamente gli avvenimenti, tutti. Chiara vuole che tra noi sia visibile il cielo in terra. Vuole che lo facciamo vedere: colgo questa frase pronunciata da un giovane. E, come lui, altre parole suggeriscono la stessa decisione. Una donna brasiliana esprime con umiltà i concetti che le si affollano in mente: Voglio dare la vita per questo ideale. Certo, devo fare un esame di coscienza… non solo fare come lei, ma sentire che Chiara mi capisce, mi sta vicino, in questa strada. Non ho timore. È un volo la vita. Una spagnola, invece, è seria quando afferma: Chiara ha generato, non ha fatto altro nella vita. E noi adesso dobbiamo fare la stessa cosa, generare, generare e ancora generare, senza stare a guardare cosa ne possiamo ricavare di utile. Seguendola e amando, senza calcolo .Maternità. Squilla il cellulare. Una giornalista, impossibilitata a partecipare, telefona emozionata non poco: Ho seguito la cerimonia in televisione. Che commozione, non potevo non telefonarti per dirtelo. Fuori dalla basilica i presenti sfogliano, orgogliosi, la loro copia del numero speciale di Città nuova distribuito alla fine del funerale. Dalle copertine che punteggiano la piazza – una foto del Genfest 2000, quando era attorniata di tanti giovani -, Chiara guarda questo suo popolo nato dal Vangelo, appoggiando il mento sulla mano ripiegata. Lo guarda, lo ama e sorride. Avanti, coraggio, sembra dire loro. DI ALTRE FEDI Il grande messaggio di Chiara è destinato a continuare ad espandersi in tutto il mondo… È il messaggio dell’ unità di tutto il genere umano e di tutto il creato, l’amore come fondamento della vita, un messaggio universale che ha trovato risonanza profonda nell’anima di tanti suoi amici ebrei. Riecheggia i precetti fondamentali dello Shemah, la professione di fede ebraica quotidiana, come riecheggia anche la regola d’ oro presente in tutte le grandi religioni e culture… Possa il nome di Chiara Lubich diventare una benedizione per il mondo intero. Lisa Palmieri, rappresentante presso la Santa Sede dell’ American Jewish Committee Nel nome del Dio benefattore misericordioso, porto il messaggio dell’ imam W. D. Mohammed, responsabile di un movimento di due milioni di musulmani: La beata signora Chiara Lubich sarà sempre una luce per la nostra vita. Continuiamo il nostro lavoro, costruendo sul legame della fede e della bontà che è stato formato dal nostro impegno di lavorare insieme. Con amore costante. Izak-El Hajji Pasha, imam della moschea di Harlem, New York Non c’ è mai stato un ideale così nel mondo. Mamma Chiara mi ha donato la sua esperienza di cristiana e il dono del carisma che ha ricevuto da Dio: è una novità per me in quanto buddhista e in quanto monaco… Dico sempre ai membri del movimento che mamma Chiara non appartiene più a voi cristiani solamente, ma ora lei ed il suo grande ideale sono eredità dell’ umanità intera. Phramaha Thongratana, monaco del buddhismo theravada thailandese Chiara ha sempre sottolineato le similitudini fra noi e non le differenze. Il nostro fondatore e Chiara sono nati nello stesso anno, nel 1920. Grandi persone: non sono nate, ma sono state mandate da Dio, e Chiara ha avuto il compito di muovere, di rimuovere e di mettere le persone di fronte a Dio, verso Dio. Shirish Joshi, rappresentante del movimento indù Swadhyaya – (India) Per costruire il mondo dell’ amore e dell’unità noi membri della Rissho Kosei-kai vogliamo continuare a camminare con voi tenendoci per mano in questa via della verità. Chiara, grazie di cuore per tutto ciò che ci hai insegnato e indicato . Rev. Yasutaka Watanabe, rappresentante del presidente della Rissho Kosei-kai CRISTIANI Chiara è stata chiamata da Dio. Nella venerata fondatrice del Movimento dei focolari, ora in Paradiso, abbiamo visto la personalità carismatica ed ispirata, la capacità di elevarsi oltre il limite umano, incontrando senza distinzione ogni uomo come icona di Dio (…). Chiara rimarrà un baluardo di evangelizzazione e di dialogo, e la sua spiritualità potrà abbracciare ogni essere umano, a prescindere dal credo religioso. Metropolita Gennadios Zervos arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta Come anglicani siamo colpiti in modo particolare da due cose nella spiritualità di Chiara: la prima è quel suo impegno di vivere la Parola di Dio nella sua vita quotidiana; l’ altra è la sua visione dell’ unità di tutta l’ umanità. E questa visione è così inclusiva che i miei confratelli ed io frequentemente diciamo che Chiara sembra più anglicana, a volte, di molti di noi anglicani. Robin Smith vescovo anglicano dell’Inghilterra Anche noi cristiani di tradizioni della Riforma abbiamo vissuto il dialogo della vita con e grazie alla nostra sorella Chiara (…). Chiara ha invitato anche noi della Chiesa luterana a radunarci con lei e con tanti uomini di molte tradizioni di fede intorno al centro ardente, intorno al focolare per sperimentare che dove due o tre sono riuniti nel nome di Gesù, lui è in mezzo ad essi. Christian Krause vescovo evangelico della Germania Questo momento doloroso è l’ occasione di stringersi accanto al Movimento dei focolari con tutto il cuore, ma anche di dire, dopo la sua morte, che il suo ideale è per tutti noi, almeno per me, il suo ideale è una luce nel tempo che ci aspetta. Io sono convinto che Chiara crescerà in mezzo a noi. E mentre Chiara va in pace, noi tutti diciamo: Grazie, Chiara!. Andrea Riccardi fondatore della Comunità di Sant’Egidio