Ciak, si ricomincia
Dopo la pausa estiva, riaprono i cancelli delle scuole. Anche questo è settembre: inizia l’avventura di un nuovo anno insieme. Proponiamo per ciò queste pagine di vita, dalla viva voce dei protagonisti, un’insegnante e due studenti di scuola media: momenti importanti di crescita vissuti “oltre” quei cancelli che ogni giorno si chiudono alle loro spalle. Inizia il nuovo anno scolastico, e come ogni anno mi reco in anticipo a scuola, per accogliere nel migliore dei modi gli alunni della classe che mi è stata assegnata. Il buon giorno – si dice – si vede dal mattino, e spesso il buon andamento dell’intero anno scolastico dipende dai primi approcci. Prima di entrare in aula, incontro la maestra del sesto anno, che appena mi vede mi dice: “Ti hanno appioppato il cinese ”. Mi suonano male quelle parole, che penso siano riferite ad un ragazzino con gli occhi a mandorla che avevo visto poc’anzi, in disparte nel corridoio, quasi avesse paura di entrare. “Come ti chiami?”, gli avevo chiesto rendendomi conto del suo disagio. “Fabio”. E questo nome mi aveva tratta in inganno. La giornata era incominciata decisamente male: per quanto il ragazzo insistesse che era stato promosso al sesto anno, la maestra ribadiva che no, doveva ritornare in quinta. Il ragazzo ascoltava, in silenzio, nella confusione e nella vergogna di non essere creduto. Per chiudere quella penosa discussione, lo avevo preso in classe con me, sia pure provvisoriamente, in attesa di maggiori chiarimenti. In effetti, il giorno dopo ci porta la pagella, con la conferma della promozione al sesto anno. È accompagnato dai genitori, che chiedono, d’accordo con lui, di poter frequentare ugualmente il quinto anno: sono emigrati dalla Cina da poco tempo, e c’è ancora molto da fare per mettersi al livello dei compagni di sesta. Conclusi gli adempimenti di legge, viene assegnato alla mia quinta. Era sembrato che il dover accogliere in classe un ragazzo che parlava pochissimo la nostra lingua, dovesse rallentare il normale svolgimento delle lezioni. Ci rendiamo invece ben presto conto che lui, se non sa il castigliano come noi, conosce invece molte altre cose. È una scoperta appassionante. In matematica, ad esempio, è un asso. Iniziamo a chiedergli degli usi e delle abitudini della sua gente, della sua storia e delle sue tradizioni, mentre lui non si vergogna più di domandare a noi il significato delle parole che non capisce, e di lasciargli il tempo di andare a cercarne la traduzione nel suo vocabolario. Veniamo così a scoprire che non si chiama Fabio, ma Xin. Impariamo per prima cosa a chiamarlo col suo vero nome, che gli è stato sostituito arbitrariamente l’anno precedente. No, questo cinesino non è un peso, ma uno stimolo, per me e per i suoi compagni, a dare il meglio di noi stessi. Andreas, Buenos Aires La professoressa di italiano ci aveva assegnato uno strano questionario da redigere insieme ai genitori. Tra le tante domande, ce n’era una che non accettavo: “Cosa vorresti veramente dai tuoi genitori e cosa ti manca?”. Io ho protestato, perché in famiglia c’era molta tristezza. Mio padre stava per perdere il lavoro ed era sempre nervoso. Allora la mia insegnante mi ha fatto capire che lui aveva proprio bisogno di me, del mio aiuto, delle mie carezze. La sera non sapevo come fare, avrei voluto inventare una scusa, ma poi ho guardato papà e mi sono accorta che ero più triste del solito. Mi sono fatta coraggio. Gli ho dato un bacio e con un sorriso gli ho detto: “Papà, ti voglio tanto bene, devo fare un compito con te”. Abbiamo iniziato a parlare e gli ho detto del mio disagio. Da quella sera parlo sempre con lui e nella mia famiglia è ritornata la serenità. Chiara, Roma Ho 14 anni e sono ripetente. Ambientarmi nella nuova classe non è stato facile, perché ho dovuto separarmi dai miei compagni e da mio fratello (gemello). All’inizio mi scontravo con tutti, e spesso mi isolavo. Però, poi, mi sono lasciato coinvolgere dalle iniziative che si stanno portando avanti. Oggi sto collaborando anch’io insieme ai miei amici: coloro i disegni del giornalino. I miei amici mi aiutano molto, in classe, a fare i compiti e quando posso li aiuto anch’io. Ad esempio, quando c’è qualche discussione con qualcuno più grande di loro, io mi intrometto e sistemo le cose. Posso dire che con loro mi trovo proprio bene. Mario, Ciociaria