Ci vuole coraggio per quattro
Lascio la macchina parcheggiata davanti a casa mia e decido di immergermi nei colori autunnali che mi separano dal centro città. Camminare senza fretta è anche un modo di prendere tempo per riflettere. Oh, scusi – mi scontro quasi con una persona che cammina pensierosa e distratta come me -. Ma Luigi, che fai da queste parti?, dico tutta sorpresa. Luigi è un vecchio amico che non vedevo da tanto tempo. Scusa – dice – non ti avevo visto. Camminavo così preso dai miei pensieri… Qualcosa di molto serio. La sua espressione mi preoccupa, ma per sdrammatizzare gli dico: Giusto tu che hai avuto sempre coraggio da vendere. Sì – mi interrompe subito -, ora però mi ci vorrebbe coraggio per quattro. Vedo che ha voglia di parlare, forse per avere uno scambio di pareri con qualcuno. Gli faccio capire che sono a sua disposizione. Non ho afferrato il riferimento ai quattro. So che Luigi ha sposato Elena quindici anni fa e che poi hanno avuto una figlia. Cioè, sono tre, non quattro. Quattro, quattro – insiste Luigi -, dato che Elena sta aspettando il secondo figlio. Abbiamo avviato da poco la nostra piccola ditta e se lei mi manca falliremo. Inoltre, ti rendi conto? Una gravidanza alla sua età? Il bambino potrebbe nascere con handicap. E Paola, ti ricordi di Paola, la nostra figlia, la sua intelligenza e vivacità? È diventata ribelle e capricciosa, e non le piace studiare. Quindici anni buttati al vento. Questo non è il Luigi ottimista e generoso che ho conosciuto. Questo è pieno di angoscia. Gli scorgo un lampo di luce nello sguardo, ma poi passa la mano sui cappelli come se volesse cacciar via pensieri insopportabili. Infine sputa fuori: L’aborto, questa è la soluzione. So che non sei d’accordo perché ti conosco. Forse ti consola il fatto che neanche Elena vuole sentir parlare dell’argomento. Ma dimmi, tu vedi un’altra possibilità?. A dire il vero Elena stessa aveva trovato un’altra soluzione: aspettare il figlio, vederlo crescere senza disperare. Facile, no? – mi dice Luigi in tono provocatorio -. Una ditta in pericolo, una figlia all’azzardo e una moglie in gravidanza a quell’età. Rientrata a casa, chiamo Elena. Il giorno seguente ascolto direttamente da lei tutto il dramma che si sta vivendo nella sua famiglia. Mi impressiona la dignità e la calma con cui la mia amica porta avanti quella sofferenza. Parla di Luigi con comprensione e non si sente né offesa né tradita, ma è decisa di avere quel figlio. Poi piange per Paola. Il suo fallimento scolastico, l’ambiguità di qualche amicizia e la sua ostilità sono il pane quotidiano, un calvario. È difficile in questa situazione metterla al corrente di ciò che sta succedendo senza complicare ancor di più i rapporti già molto tesi. Mi sono più chiari a quel punto i dubbi e le paure di Luigi. La cosa è veramente seria. Elena torna alla serenità e mi racconta che forse ha trovato la strada per affrontare la fragilità della sua famiglia. Mi sono incontrata – dice – con persone che hanno saputo ascol-tarmi e che hanno capito bene la situazione. Mi sono convinta che non sono ingenua né illusa e ciò mi ha fatto trovare il coraggio per portare avanti la gravidanza. Il ginecologo mi ha ridato la fiducia con le sue spiegazioni e l’amicizia di queste persone ha fatto il resto. Elena si sente sostenuta. Sono sicura che qualcosa succederà. Effettivamente qualcosa succede, anche se non proprio ciò che mi aspettavo. Lo racconta Elena con tanta angoscia al telefono: Luigi mi ha messa in una strada senza uscita: olui o il bambino. Ma sono sicura del fatto che se scegliessi lui, perderei prima il bambino e poi col tempo mio marito. Cosa succederebbe di noi dopo che ci fossimo liberati di nostro figlio? Come potremmo fidarci l’uno del altro?. Questa volta vado io a visitarla. Trovo Elena molto amabile e cambiata rispetto alla donna angosciata della settimana prima. Cosa ti è successo? , le chiedo. Ho deciso di vincere questa battaglia. Sono andata dal parrucchiere e ora preparo la cena per Luigi. Questo figlio deve nascere – le dico – perché veramente lo desideri. Mi interrompe la voce di Paola: Un figlio?. Mi volto e mi rendo conto che ho appena commesso un guaio. Paola ci guarda con dei occhi duri e penetranti: Mamma, di quale figlio stai parlando?. Elena le risponde sorridendo, ma la sua voce trema: Volevo trovare le parole giuste per dirtelo, Paola. Aspetto un figlio. Mi dispiace che lo venga a sapere così. La ragazza urla esultante: Un fratello, avrò un fratello, finalmente! Che notizia! L’ho voluto da sempre. Era ora. Un po’ tardi, ma meglio tardi che mai. La guardo e mi viene da piangere. Mi sembra così bella con i jeans rotti e la camicetta al di sopra dell’ombelico. Non voglio guardare Elena, voglio rispettare quel momento sacro tra lei e sua figlia. Paola esce di corsa a rispondere al telefono. Noi due rimaniamo mute per la sorpresa. La mia amica è felice, e questo basta. Paola si riavvicina e domanda: Come lo chiameremo?. Scegli tu, è tuo fratello, risponde Elena sospirando. Leonardo; sì, lo chiameremo Leonardo. E se fosse una femmina? – Paola continua -.Papà è contento, vero?. Chi le dirà ora la verità? Elena si rifugia in un pianto paziente. Coraggio per quattro, aveva detto Luigi. Coraggio era ciò che qualcuno doveva avere, e tutto l’amore per Luigi, per capire la sua debolezza e il suo rifiuto, per Paola e per il bimbo che doveva arrivare. Paola riprende la conversazione: Per incominciare, dimmi in quale mese sei? Ah, sarò io ad acquistare il corredo!. Poi si ferma e mi guarda con sorpresa. Sicuramente non si ricorda di me. Scusi, non mi sono presentata. Succede anche a lei di fare una gaffe così? Bene, grazie a lei, ora so che debbo fare le cose seriamente; sono la sorella più grande di questa famiglia. Speriamo che questi benedetti genitori si rendano conto che sono cresciuta. Dopo qualche giorno, finalmente la chiamata che attendevo. Ciao, sono Luigi… Volevo che tu lo sapessi. Sono crollato, sai? Ma dal lato buono. Elena mi ha convinto, non con parole, ma con le sue attenzioni. L’altra sera giravo per le strade, come al solito dovevo riflettere. Dopo ho preso una decisione e sono tornato a casa con un mazzo di fiori. Per le mie donne. Passano i mesi e il fratellino di Paola – che gli accertamenti hanno dichiarato sano – è sul punto di nascere. Elena, con la sua enorme pancia, ripassa la tecnica di respirazione per l’ora del parto. Ma penso che queste speciali strategie non le siano necessarie. È fragile solo in apparenza, in più Luigi le starà vicino al momento della nascita. Paola in modo sorprendente incomincia a far progetti, il che è un buon segno: Sarò pediatra – dice -. Dovrò studiare molto, ma non mi fa paura, ora che ho iniziato a prendere voti migliori a scuola. Occorrono buoni medici per curare i bambini!. Occorrono, senza dubbio. Ma ancor più servono donne e uomini coraggiosi, che danno credito alla vita.