Ci siamo anche noi
Lo chiamavano il giardino d’Europa il nostro paese e, per quanto i suoi abitanti si siano industriati da diversi decenni a questa parte a farne scempio, ancora lo si può annoverare fra quelli che per biodiversità e caratteristiche morfologiche del paesaggio offrono una maggiore varietà di ambienti naturali di rara bellezza. L’esigenza di proteggere queste zone non più come riserve di caccia, quali spesso erano, ma per salvaguardarne le specie rare e in via di estinzione, non è di oggi. Ma il completamento di una rete protettiva è in continuo sviluppo. E finalmente possiamo dire che la costellazione dei parchi e delle riserve naturali che si snoda lungo lo stivale rappresenta ormai una entusiasmante realtà. Il periodo delle vacanze o, per i palati fini, le stagioni intermedie sono occasione da non perdere per fruirne. Ce n’è per tutti gusti, dalla vetta d’Italia all’estremo sud della Sicilia, dallo scoglio del- l’Asinara al promontorio del Gargano. I parchi alpini sono forse i più noti, e, certo, non deludono mai.Albe e tramonti, stemperati nell’infinita varietà cromatica dei vari paesaggi, dal cristallino dei ghiacciai al rosa dolomitico, magari col fuori programma del volo di un’aquila reale, non possono lasciare insensibili. E se nell’obiettivo entra una ignara bruno alpina, ruminante un cardo, non allontanatela. La sua presenza rimanda all’armonia di antiche attività umane che per secoli hanno fruito dei pascoli di alpeggio per ricavarne sostentamento. Oggi si può parlare di prodotti tipici. L’Appennino, dai toni in genere più spenti, non è da meno, ricco com’è di nicchie peculiari che custodiscono elementi naturali di vero pregio. I parchi tosco-emiliani ne sono un esempio. Alla presenza del lupo arrivato stabile dai natii territori abruzzesi e campani, si associano il gufo reale e l’istrice. Ma pure specie più modeste, se colte nel loro faccendare quotidiano, offrono motivo di grande emozione. Ecco un tasso, vigile a difesa della tana; e intorno, in uno sfoggio di colori, il podalirio, le piccole orchidee e una distesa autunnale di mesti ciclamini. Le storiche strutture de La Verna e di Camaldoli testimoniano vette di spiritualità fra le foreste del Parco casentinese e parlano di armonia con la natura, frutto di intuizioni e pratica di vita di grandi santi. Ma pure la gente comune dei parchi di crinale come produttori di mirtilli accresce il fascino di questi luoghi. L’epoca dei frutti autunnali evoca aromi di altri tempi. La cucina di nicchia legata alle castagne parla di tradizioni di povertà oggi valorizzate nella promozione di prodotti sempre più rari, dal cacio al castagnaccio, dalla tigella di montagna alla birra, alle castagne. Le terre basse non sono da meno. I parchi lungo il corso del Po, in particolare il suo delta, mostrano quanto di interessante possono offrire gli ambienti umidi. Fra i casoni e le idrovore di Spina o di Comacchio aleggiano profumi che promettono al palato i sapori raffinati dei prodotti di acqua dolce o salmastra. Ma a questo pesce e alle varie forme acquatiche del delta non sono insensibili altri pesca- tori: sono aironi, fenicotteri e numerose altre specie di uccelli che si alternano in questi ambienti così ricchi di vita animale, facendone il luogo dei loro banchetti. Il mare, legato alle falesie, circonda gran parte della penisola e delle grandi isole. Le diverse forme della costa alta offrono spettacoli dal respiro panoramico senza confini. Dalle Cinque terre al Conero, dall’arcipelago toscano ai parchi della Sardegna ci viene offerto un campionario di sempre nuove biodiversità. Le falesie offrono riparo a una infinita varietà di uccelli marini, e pure a rapaci come il gheppio e il falco della regina. Ma è sott’acqua, per chi è in grado di immergersi con una semplice maschera, che ci attendono le sorprese più belle. L’Abruzzo è la regione con il più vasto territorio tutelato a parco. L’ambiente è di nuovo montano e quasi fa a gara con le alte quote alpine. La presenza dell’orso, del camoscio e delle più varie specie endemiche ne accrescono l’originalità. Ci spingiamo più a sud per trovare il pino loricato, simbolo delle aree protette meridionali nel parco nazionale del Pollino; e, sempre al sud, non possiamo dimenticare i vulcani, cui certamente andrebbe riservato un capitolo a parte. Qui finisce il nostro percorso a volo d’uccello sull’Italia dei parchi. Ci siamo limitati ai titoli, convinti che non finisce, anzi s’accresce al solo nominare questi luoghi, il nostro desiderio di scoprirli uno per uno. Chissà che non possiamo farlo insieme anche su queste pagine.