“Ci sentiamo dei privilegiati”
Persone semplici, di poche parole e di grande tenacia, i membri delle prime famiglie che circa quarant’anni fa si sono trasferite a Loppiano per collaborare con i focolarini pionieri della nascente cittadella dei Focolari. Erano muratori, operai, contadini, meccanici, mamme di famiglia e perfino un piccolo impresario edile. Anni duri ma entusiasmanti per la consapevolezza di contribuire alla realizzazione di un’opera di Dio: la prima Mariapoli permanente. Il fango pare d’or…: alcune tra le parole che, sul motivo di una canzonetta in voga a quei tempi, riecheggiavano spesso, mentre cercavano di cambiare in strade i sentieri fangosi della zona, di dissodare i campi abbandonati, di ristrutturare casolari fatiscenti, di far camminare – almeno ancora per un po’ – vecchie auto decrepite. Ma non si finirebbe più di raccontare e ne sanno qualcosa nonno Zaccaria, ex cantoniere, e nonno Matteo, meccanico. Tra Aurelia Nembrini, l’ultima dei quattro figli di Zaccaria, e Giorgio, il primo dei dieci figli di Matteo Balduzzi, ad un certo punto è scattato il colpo di fulmine ed ora, sposati ormai da dodici anni, sono una giovane coppia piena di vita: tre figli, la casa e il lavoro. Un tutto quasi perfetto; così per chi li accosta per la prima volta. Ma è ancor meglio per chi ha l’occasione di ascoltare la loro esperienza. Un meglio fatto di tante cose, tutte quelle che la vita comporta: gioie e dolori. Quando ci siamo sposati – è Aurelia che parla – avevamo il desiderio che nella nostra nuova famiglia Dio fosse al primo posto e che la nostra casa risultasse una porta aperta per tutti. Naturalmente non mancava un po’ di romanticismo in tutto ciò, ma presto ho dovuto accorgermi che non sempre ogni cosa andava per il verso da me previsto. Anzitutto nel rapporto con Giorgio. Stupidaggini se vuoi, inezie, ma spesso rimanevo male per qualche suo atteggiamento un po’ spicciativo, per qualche silenzio di troppo, e bastava poco per farmi arrabbiare! Quando poi gli facevo notare quello che io ritenevo essere un suo errore pretendendo un cambiamento, immancabilmente la cosa sfociava in piccole discussioni che ci arroccavano in un silenzio forzato per più giorni. Insomma, la vita a due non era proprio come l’avevo sognata; mi sembrava che perfino Giorgio non fosse più lo stesso…. Continua lui: Anch’io mi rendevo conto che non andava troppo bene; mi sembrava che Aurelia si facesse tanti problemi per niente. Ci volevamo bene, ma allora che cosa non funzionava? Seguendo il settore commerciale nella cooperativa agricola di Loppiano, spesso mi trovavo ad affrontare viaggi di lavoro per visitare i clienti. Nelle lunghe ore in cui ero solo rimuginavo dentro di me per trovare una risposta. C’eravamo sposati per amore, avendo scelto di mettere il Vangelo a base della nostra vita, eppure c’era ancora qualcosa che ci sfuggiva, che non ci permetteva di essere completamente sereni, qualcosa che doveva ancora cambiare. Ad un certo punto, tutti e due ci siamo accorti che stavamo aspettando che fosse l’altro a fare il primo passo. Ci mancava quindi la cosa fondamentale, e la più semplice: mettersi ad amare per primi, senza aspettarsi niente in cambio! Ce lo siamo detto e ci è sembrato di scoprirlo per la prima volta: insieme abbiamo quindi deciso di ricominciare tutto daccapo. Così, ad esempio, se qualche volta rientravo a casa prima di lei, mi mettevo a cucinare o a fare qualche lavoretto di casa; se c’era stata qualche piccola incomprensione, la chiamavo al telefono al più presto per ristabilire il rapporto, ecc….. E Aurelia: Anch’io ho fatto i miei passi. Quando Giorgio rincasava dopo un viaggio, io avrei voluto fargli tante domande, mi aspettavo sempre che mi raccontasse come era andata; ma presto mi sono accorta che in certi mo- menti, magari quando uno è stanco, l’amore ti suggerisce di stargli accanto senza chiedere troppe cose. Un’altra volta io avevo dovuto sostenere un esame per una specializzazione, mentre Giorgio era fuori per alcuni giorni. Ero certa che mi avrebbe fatto al più presto una chiamata per sapere l’esito, ma questa non arrivava mai. Ho avuto così la tentazione di chiamarlo io e fargli subito una brutta parte… in fondo ne avevo il diritto! Ma qui ho capito che non avrei costruito niente di buono, anzi! Ho deciso così di telefonargli per aggiornarlo spontaneamente di come mi era andata ed ho sentito che l’amore tra noi aumentava. Sono piccole esperienze della vita di ogni giorno e devo ammettere che qualche volta non è neppure tanto facile e scontato restare nell’amore, ma se succede qualche piccolo screzio cerchiamo di essere sempre fedeli al ricominciare. Giorgio racconta poi di un momento molto forte quando, qualche anno fa, un malessere improvviso l’aveva portato ad un ricovero d’urgenza. L’ha vissuto, con Aurelia, in un clima di grande intesa fra di loro e di profonda fede, pronti ad accettare fino in fondo quanto Dio avesse permesso. Ricordano che al pronto soccorso era una mattina molto caotica, con tante emergenze, e Giorgio si sentiva molto male; nonostante questo sono riusciti a mantenere la calma e perfino a rincuorare due vecchietti spaventati che si trovavano accanto, con grande meraviglia dell’infermiera di turno. Ringraziando Dio, la cosa si è poi conclusa con esito positivo: un centuplo? Abbiamo tre figli – dice Aurelia – di dieci, otto e due anni, e possiamo dire che veramente ci sono di grande aiuto per essere coerenti con i nostri ideali. Quando è nato il primo bambino, Davide, io mi sono trovata a dover prendere una decisione riguardo al lavoro: allora ero infatti impiegata in un ufficio di import-export che mi teneva occupata tutta la giornata. Lasciarlo sembrava una pazzia perché era un lavoro sicuro, ma con Giorgio abbiamo visto che la cosa più importante in quel momento era seguire bene quel figlio che Dio ci aveva affidato e così mi sono licenziata, con la fiducia che in futuro, al momento opportuno, lui mi avrebbe aiutata a trovarne un altro. Infatti così è stato: ora ho un impiego part-time che mi consente di organizzarmi ed avere più tempo per la famiglia . Ma hanno ancora qualcosa di molto importante da dire ed è ancora Aurelia che prende la parola: Abbiamo deciso di essere aperti alla vita sempre e comunque e con l’ultima gravidanza le sorprese non sono mancate. Alessia è nata apparentemente sana, bella, di un peso normale, ma dopo qualche giorno, dal risultato della mappa cromosomica, si è rilevata la sindrome di Down. Non potevamo crederci! Sono stati momenti difficili nei quali, con Giorgio, ci siamo guardati dicendoci più volte che forse i medici si erano sbagliati, che non poteva essere. Mai nessuno delle nostre rispettive famiglie aveva avuto problemi di questo genere: come era possibile? Non conoscevamo dettagliatamente questo handicap, ma ne sapevamo abbastanza per sentirci attana- gliati dal dolore pensando al futuro di Alessia, all’impegno che avrebbe chiesto a noi per tutta la vita… Ci siamo così ricordati di Chiara Luce, una nostra carissima amica morta di cancro a soli diciannove anni e che aveva vissuto la malattia con una serenità straordinaria perché aveva saputo riconoscervi il volto di Gesù in croce. In questo momento lui si presentava a noi crocifisso in un modo diverso ma sempre simbolo di un dolore assurdo, di smarrimento, e abbiamo pregato il Padre nostro che è nei cieli di darci la forza di accettare con amore questa prova, di essere all’altezza di quanto ci chiedeva, avendoci affidato una sua creatura così speciale. Posso dire che la grazia è arrivata perché da subito abbiamo avuto la profonda convinzione che Alessia è un dono di Dio e la serenità e forza di affrontare tutto quello che ci chiede giorno per giorno non è mai mancata. Siamo ancora all’inizio di questa avventura, ma già in questi primi due anni di vita ci siamo accorti che anche la bambina reagisce molto positivamente a tutto l’amore di cui si trova circondata, come e più di qualsiasi altra stimolazione tecnica pur importante . Sì, veramente la risposta di Dio è stata immediata – è Giorgio che conclude – e sono profondamente cresciuti l’amore, l’unità fra noi due, con i familiari e gli amici che condividono questo ideale di comunione. È difficile da spiegare con termini usuali e sembrerebbe esagerato, ma ci sentiamo privilegiati dall’amore di Dio. La presenza della nostra piccola Alessia ci ha messo nell’essenziale e ci sembra che tutto sia più solenne e sacro; il suo volto e il suo sorriso innocente ci riempiono ogni volta il cuore di una gioia vera. Perfino gli altri figli più volte ci hanno detto che siamo stati fortunati a ricevere un regalo così bello da Gesù e fanno a gara, quando tornano da scuola, per stare con lei, farla giocare o altro. Veramente questa bambina ci ha già dato tanto di più di quello che noi potremo dare a lei per tutta la vita.