Ci pensa il cinema

Non mancano registi che al dramma delle Foibe hanno dedicato film e documentari. L'invito ad affrontare l'argomento con onestà intellettuale

Stamane a Montecitorio il presidente Mattarella con Laura Boldrini celebrano il “Giorno del Ricordo delle foibe e dell’esodo Giuliano-Dalmata”. Una pagina su cui per cinquant’anni si è fatto silenzio, in particolare dal partito comunista e da alcuni suoi successori ancora molto legati ad esso – nonostante il cambio di nome -, che, esaltando la guerra di liberazione partigiana come una loro esclusiva impresa eroica, dimenticarono volutamente le stragi  di Tito su centinaia  di vittime innocenti gettate anche vive nelle foibe  oltre alla esecuzioni di partigiani cattolici ad opera dei colleghi comunisti in  quegli anni ’44 e ’45, anni di stragi di cui si parla sempre troppo poco. Ma ci pensa il cinema.

La regista Cristina Mantisha girato uno splendido documentario-intervista ai profughi giuliani, molti dei quali vivono in terra bergamasca, con racconti di storie dolorose ed eroiche di persone, accusate ingiustamente di fascismo.

Il regista Renzo Martinelli nel 1997 ha girato il film Porzus sulla strage compiuta in quella località friulana dai partigiani comunisti contro quelli cattolici: una delle vittime fu il fratello di Pasolini. Il film, emarginato e boicottato ovviamente, è oggi comunque disponibile in dvd e senza essere un capolavoro racconta con fare rispettoso questa tragedia di lotta fratricida.

Ma c’è ancora molta, troppa paura a far luce sugli eccidi compiuti anche nell’immediato dopoguerra perché certa cultura nostrana, ancora ideologica, frena. Si ha paura della verità, mentre invece sarebbe utile che nei testi scolastici di storia si narrassero anche questi fatti, per una visione reale ed equilibrata della nostra “liberazione” alle nuove generazioni che ignorano il prezzo del sangue fratricida versato. Se ne ricorderanno i nostri Ministri della Pubblica Istruzione, oltre a pensare di ammodernarci col sistema”inglese”? Speriamo nei docenti di buon senso che per fortuna esistono ancora. Non solo di buon senso, ma di onestà intellettuale.

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