Ci ha lasciati mons. Mazzolari

Si è spento durante la messa sabato scorso. Attivo difensore del popolo sudanese, la sua voce era arrivata più volte anche su Città Nuova
Cesare Mazzolari

Aveva parlato più volte sulle pagine web di Città Nuova: in occasione della sua visita in Italia per promuovere la costruzione di un centro di formazione per insegnanti a Cuiebet, o ancora per raccontare i “Dieci passi verso l’indipendenza” del Sud Sudan preparati dalla diocesi di Rumbek da lui guidata. Un percorso per il quale si era speso senza riserve, e che ha fatto appena in tempo a vedere concluso: monsignor Cesare Mazzolari si è spento sabato 16 luglio – esattamente una settimana dopo la proclamazione del nuovo Stato – in seguito ad un malore, mentre celebrava la messa nella cattedrale di Rumbek. «Sicuramente – afferma il comunicato stampa rilasciato dalla diocesi – è stato un privilegio per il nostro amato vescovo morire nella sua cattedrale, alla presenza di Gesù nell’Eucarestia, dei sacerdoti, dei religiosi e dei fedeli». Comboniano, nato a Brescia nel 1937, mons. Mazzolari era stato ordinato sacerdote nel 1962 negli Stati Uniti, dove per quasi vent’anni aveva vissuto al fianco dei minatori afroamericani e messicani.

 

La profonda gratitudine per mons. Mazzolari traspare non soltanto dal comunicato, ma anche dalla celerità con cui – pur in un Paese dove la connessione a internet è ancora un lusso per pochi – sono rapidamente circolate mail in cui veniva data la notizia a tutti coloro che erano stati in contatto con lui, sottolineando quanto aveva fatto non solo per la diocesi ma per l’intero Sudan durante la sua lunga permanenza nel Paese: nel 1981 era infatti stato inviato nella diocesi di Tombura – Yambio, quindi a Juba ed infine a Rumbek, nel 1990. Lì si è svolto il suo intero percorso episcopale, essendo stato ordinato nel 1999 da Giovanni Paolo II. Tra le opere da lui promosse, oltre al già citato centro di formazione per insegnanti che sarà inaugurato ad ottobre, si contano la costruzione di pozzi, progetti sanitari sia autonomi che in collaborazione con le autorità governative, attività di formazione per ragazze e adulti, scuole primarie e secondarie diocesane, progetti di inclusione socio-economica per disabili e persone svantaggiate e tanto altro ancora. Ma è ricordato anche per aver ridonato la libertà a 150 schiavi, ed aver pagato il suo impegno per frenare le violenze della guerra civile e favorire la riconciliazione con un sequestro di 24 ore da parte dei ribelli dell’Esercito sudanese di liberazione popolare (Spla). Proprio dalle file dell’Spla proviene – una volta abbandonate le armi – l’attuale presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, con cui mons. Mazzolari ha attivamente collaborato nel periodo di preparazione all’indipendenza.

 

Proprio la costruzione del nuovo Stato stava particolarmente a cuore al vescovo, che aveva avviato diversi percorsi di educazione civica e alla pace, di collaborazione con le future autorità statali, e soprattutto di preghiera: come ha infatti affermato nel suo discorso per le celebrazioni dell’indipendenza del 9 luglio a Rumbek, «siamo convinti che, “se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori”: per questo ci impegniamo a costruire la nazione con piena fede in Dio, coscienti allo stesso tempo che Lui ha messo il Sud Sudan nelle nostre mani».

 

Mons. Mazzolari aveva espressamente chiesto di rimanere con i suoi fedeli sudanesi anche dopo la fine della sua vita terrena: sarà sepolto nella cattedrale di Rumbek, dove giovedì 21 luglio si celebreranno le esequie.

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