Chopin, ancora e sempre

All'Accademia romana di Santa Cecilia il ventottenne Rafal Blechacz delizia il pubblico con un repertorio che spazia da Bach al grande compositore e pianista polacco
Rafal Blechacz

Ci sono musicisti che hanno il carisma della singolarità, o meglio, della unicità. Rafal Blechacz, 28 anni, polacco purosangue, è uno di questi. Ogni suo concerto – lo si è sentito all’Accademia romana di Santa Cecilia – è un evento. Blechacz crea con la sua sola presenza un clima. Una serenità si diffonde per la sala, riempie la mente e il cuore delle persone, ci si riposa. La musica come balsamo soave in questi tempi drammatici, non è cosa di poco conto.

Blechacz inizia con Bach, la Partita n. 3 in la minore, sette movimenti dove le dita sciorinano allegrezza, riflessione, ordine, compostezza. È un Bach scintillante, ma controllato, fermissimo, ma anche libero. Il nostro ha un controllo ferreo della tastiera: qui il pianoforte sostituisce l’originario clavicembalo, ma le sonorità argentine di Blechacz fanno indovinare quelle simili degli antichi strumenti.

Passa poi al Beethoven della Sonata in re magg., op. 10 n. 3. Il giovane pianista dà il meglio nel visionario Largo e mesto, di sensibilità romantica così tenera, affettuosa, tristissima, presaga di chissà quali dolori. Sono suoni intensi, distinti con chiarezza, mai confusi, mai disordinati, in cui la cantabilità del colore terso sfiora ombre chiaroscurate, accordi profondi: non è un momento lirico solamente questo, Blechacz ci fa sentire l’anima di Beethoven in quel determinato attimo di ascolto delle voci interiori. La diteggiatura è così limpida e al contempo morbida che fa stupire.

Quando infine si arriva all’amato Chopin, il musicista si lascia andare alla bellezza del suono, alla cascata di trilli, acciaccature, rallentando e diminuendo, furoreggiando e calmandosi. Romanticismo allo stato puro. I celebri “rubati” di Chopin – e di Bellini, suo coetaneo sul versante del canto lirico – nascono con naturalezza, secondano la melodia, ne ricamano le valenze sentimentali. Il Notturno in la bemolle magg., op. 32, le due Polacche in la magg. e in do min., le tre Mazurke e lo Scherzo n. 3 in do diesis minore si avvicendano come altrettanti momenti lirici di poesia assoluta.

Blechacz è un poeta, sicuramente, diversamente non potrebbe  non interpretare, ma “essere” Chopin  nel modo di porgere la sua musica, di coglierne le vibrazioni emotive profonde, i sussurri interni, esprimendoli con un abbandono mai sentimentalistico, ma delicato ed equilibrato, nel rispetto profondo dello spirito della musica chopiniana.

Grande serata.

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