Chiude la scuola di ballo di Liliana Cosi

La storica Compagnia di balletto classico di Reggio Emilia cesserà la sua attività, soprattutto per le difficoltà finanziarie divenute insostenibili. La presidente e fondatrice racconta questo momento di grande sconcerto facendo però luce sulle possibili soluzioni
Uno spettacolo della scuola di danza

Per chi conosce il panorama della danza classica, si tratta di uno dei fiori all'occhiello in questo campo: l'Associazione Balletto Classico di Reggio Emilia, fondata nel 1977 da Liliana Cosi e Marinel Stefanescu. L'Associazione ha dato vita a una Compagnia apprezzata in Italia e all'estero – conta a oggi più di 2000 spettacoli in svariati Paesi – e a una scuola di balletto professionale: dal 1978 ha formato migliaia di allievi italiani e stranieri – di cui 185 diplomati – e offerto corsi per insegnanti e corsi estivi.

 

 

Nonostante i numerosi riconoscimenti ottenuti, Compagnia e scuola stanno però per cessare le loro attività: sulla prima calerà il sipario a fine marzo, e sulla seconda alla fine dell'anno scolastico. A pesare sono soprattutto le difficoltà finanziarie, diventate insostenibili: «Abbiamo sempre avuto in primo luogo l'ambizione di mantenere le rette a prezzi accessibili per le famiglie e di provvedere a borse di studio per quelle che non se le sarebbero potute permettere – spiega Liliana Cosi –; e in secondo luogo quella di garantire ai ballerini e ballerine della Compagnia uno stipendio dignitoso e regolare, mentre in molti casi i ballerini vengono pagati solo se e quando vanno in scena e non possono contare su una stabilità economica nonostante il duro lavoro. La scelta di privilegiare questi due aspetti ha però significato lasciare indietro altri pagamenti, che nel tempo si sono accumulati».

 

 

A dare quello che Liliana Cosi definisce “il colpo di grazia”, poi, sono stati la crisi e i tagli alla cultura: «Da un lato c'è stato un notevole calo nel numero degli spettatori, e non certo solo per la danza – osserva –; e questo è un fattore più propriamente culturale. Dall'altro la crisi non solo ha imposto la necessità di abbassare il prezzo dei biglietti per andare incontro agli spettatori, ma ha anche determinato, soprattutto in Italia, pesantissimi tagli alla cultura e ai trasferimenti agli enti locali: che spesso non sono stati più in grado, come un tempo accadeva, di sostenere le associazioni culturali concedendo gratuitamente gli spazi o in altre maniere».

 

 

Di qui dunque la necessità di cessare le attività, con grande sconcerto non solo degli allievi e delle loro famiglie, di chi lavora nella scuola e nella compagnia, ma anche delle migliaia di persone che sono passate dalla scuola o l'hanno conosciuta. «Il risvolto strano è stato che, proprio nel momento in cui si è deciso di chiudere, si sono risvegliate un sacco di energie – riferisce Liliana Cosi –: tre primi ballerini e un'insegnante della scuola si sono messi in moto per costituire un nuovo organismo che porti avanti l'attività già da quest'estate, sempre con la direzione artistica mia e di Marinel Stefanescu. Sarebbe un passaggio generazionale che, personalmente, vedo con grande favore. Inoltre ci sono arrivate manifestazioni di interesse da diverse aziende riguardo all'immobile». Proprio la sede, infatti, costituisce la risorsa su cui contare per il ripianamento del debito. Tra le tante conoscenze è quindi partita la ricerca di un potenziale compratore, che consenta allo stesso tempo di continuare ad utilizzare la struttura per le attività della scuola; ma c'è anche chi ha lanciato l'idea di una raccolta di fondi in favore del nuovo organismo che si sta costituendo, così da consentire l'avvio delle attività o addirittura di contribuire a un eventuale acquisto dell'immobile.

 

 

In tutto, riferisce Liliana Cosi, sono state circa 30 mila le persone che da tutto il mondo hanno manifestato la loro volontà di fare qualcosa. In quanto alla Compagnia, l'Associazione sta ancora esplorando le varie opzioni che vengono offerte per poter proseguire il lavoro: «Nessuna porta è chiusa – assicura Liliana Cosi –, per quanto al momento si sia scelto di dare priorità alla scuola. Abbiamo avuto incontri al dipartimento spettacolo del Ministero dei Beni Culturali per valutare quali possibilità di aiuto ci sono, mentre a confrontarsi con la Regione andranno i giovani: come è giusto che sia, c'è più disponibilità a puntare su di loro, e sono certa che sapranno portare avanti al meglio quanto abbiamo costruito sino ad ora. Del resto, hanno sempre pensato prima agli altri – soprattutto agli allievi – che a sé stessi e al proprio lavoro, e questo è uno straordinario punto a loro favore».

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