Chiese siriane del IV secolo

Distruzioni e razzie minacciano le preziose testimonianze della diffusione iniziale del cristianesimo in terra di Siria. Due frati archeologi documentano un ricco patrimonio sconosciuto ai più
Chiesa di Kharab Shams in Siria

Quando un Paese è dilaniato dalla guerra civile, come è il caso della Siria, il pensiero va innanzitutto alle vittime innocenti, alle popolazioni civili che troppo spesso pagano per le conseguenze di decisioni che le sovrastano, va agli orfani e ai profughi. Alleviarne le sofferenze, sanare le distruzioni del territorio e rendere possibile la ripresa sociale ed economica del Paese è un dovere prioritario. Ma troppo spesso, in un conflitto, ad andarci di mezzo è anche il patrimonio storico-artistico di un popolo, le preziose testimonianze del suo passato, la sua memoria. Un monumento sopravvissuto per secoli e millenni a invasioni, guerre, terremoti e altre calamità naturali, in un baleno può essere polverizzato da un missile, subire danni irreparabili per essere stato usato magari come “scudo”in una zona strategica, oppure rischiare il saccheggio, come è avvenuto in Iraq al museo di Baghdad e, più recentemente, in Libia e in Egitto durante la “primavera araba”. Saccheggi e ruberie per acquistare armi, per procurare viveri a chi non sa come sopravvivere, o – da parte di chi sfrutta la situazione – per incrementare illeciti guadagni.

E a proposito appunto della Siria: cosa rimarrà, una volta spenta la follia che ha travolto questa nazione, dei suoi musei, moschee, chiese, antichità romane, persiane e bizantine? Non è facile immaginarlo. Già si ha notizia di distruzioni e razzie in musei e in siti archeologici famosi come Apamea e Palmira, di scavi clandestini, dell’incendio della cittadina antica di Aleppo, uno dei sei siti siriani protetti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità; e danni ha subìto perfino la famosa moschea degli Omayyadi a Damasco.

La Siria… Molti anni fa ebbi modo di recarmici in un pullmino wolkswagen insieme ad un gruppo di amici: un passaggio piuttosto veloce, in quanto la nostra meta era il Libano, Beirut per la precisione. Ci fu possibile comunque visitare di questo bellissimo Paese, allora in pace, Damasco. A distanza di tempo conservo ancora un vivo ricordo, oltre che delle sue bellezze di civiltà islamica, delle testimonianze cristiane in riferimento all’apostolo Paolo. Ma in seguito all’Editto di Costantino – ed è ciò che apprendo da un prezioso libro scritto da due francescani archeologi (1) –  in questa terra dove il cristianesimo attecchì precocemente fu tutto un fiorire di chiese, derivanti alcune dalla conversione di templi pagani (come la cattedrale di Yulianos a Brād o la chiesa dedicata ai santi Sergio e Bacco a Ma’lūlā), ma per la maggior parte fondazioni ex novo, concepite per soddisfare le nuove esigenze di culto (come la basilica di Ruweyheh, cittadina famosa anche per le sue ville signorili).

Sicché oggi, sparsi attraverso tutto il territorio siriano, si contano centinaia di resti di edifici sacri paleocristiani poco studiati, spesso addirittura sconosciuti, sicuramente mai catalogati con sistematicità. Merito della pubblicazione prima citata è di aver documentato, dopo un chiaro inquadramento storico sulle origini e la diffusione del cristianesimo in terra siriana, trentacinque chiese del IV secolo, offrendo per ciascuna una scheda dettagliata che include la storia, la pianta, la descrizione di quanto rimane in situ, gli eventuali studi precedenti e una bibliografia fondamentale. Il ricco corredo illustrativo, per lo più inedito, consente di ammirare anche a chi non potrà mai vederle direttamente queste testimonianze di fervore religioso e di arte ora per lo più abbandonate alle ingiurie del tempo e all’azione degli uomini, spesso in luoghi fuori mano, accanto a poveri villaggi. E forse proprio questo trovarsi ai margini dei percorsi frequentati, lontano dagli scenari di guerra, consentirà a questi tesori di sopravvivere.

1) Pasquale Castellana/Romualdo Fernández, Chiese siriane del IV secolo, Edizioni Terra Santa, euro 37,00.

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