Chiesa italiana e dignità umana integrale

La visione complessiva della Cei di fronte alle emergenze della società. Dall'accoglienza dei migranti alla questione del suicidio assisito
Giorgio Lattanzi, presidente della Corte Costituzionale al momento della sentenza sul caso DJ Fabo

In concomitanza con l’udienza pubblica dei giudici costituzionali, fissata la mattina del 24 settembre 2019, per decidere sul “caso Cappato” e cioè sull’applicazione dell’articolo 580 del codice penale in tema di suicidio assistito, pubblichiamo il testo del vescovo di Fiesole, Mario Meini, vice presidente della Conferenza episcopale italiana, che ha introdotto i lavori del Consiglio permanente della Cei collocando la questione del fine vita nella prospettiva della dignità della persona considerata nella molteplicità dei suoi aspetti, con uno sguardo alla sfide del mondo contemporaneo, con particolare attenzione al nostro Paese.

Cari amici, a nome di tutta la Presidenza sono contento di rivolgere a ciascuno di voi un saluto tanto fraterno quanto cordiale. Un saluto particolare, con viva gioia e con vive congratulazioni a nome di tutti i vescovi, a Mons. Matteo Zuppi, che nel prossimo concistoro sarà creato cardinale dal Santo Padre Francesco.

Nel mettere in fila l’agenda delle nostre giornate di questa sessione del Consiglio Permanente, i temi che si sono affacciati sono davvero tanti. Abbiamo iniziato a imbastirli già nella scorsa Assemblea Generale, quindi nelle riunioni di Presidenza di giugno, luglio e settembre; li abbiamo dibattuti nelle riunioni delle nostre Conferenze regionali; ora arriviamo ad approfondirli insieme per definire alcune linee di impegno.

Questa traiettoria riguarda, innanzitutto, gli Orientamenti pastorali del prossimo quinquennio, che – mentre recuperano e valorizzano l’Evangelii gaudium e il discorso di Papa Francesco alla Chiesa italiana in occasione del Convegno di Firenze – intendono focalizzare essenzialmente tre dimensioni. Innanzitutto, la gioia del Vangelo, quella gioia che ha il suo cuore nell’incontro con il Cristo Risorto e porta a farne propri i sentimenti, disegnando una Chiesa umile, che vive la gratuità e testimonia – lei per prima – la gioia che non delude. Una seconda dimensione degli Orientamenti è costituita dalla fraternità ecclesiale, che è comunione e corresponsabilità che abbracciano l’intero popolo di Dio; popolo chiamato a camminare insieme nella storia, secondo una sinodalità che, mentre riforma la stessa Chiesa, si rivela come modalità di relazione con tutti gli uomini. La terza dimensione rimanda proprio al campo del mondo: campo ricco di potenzialità, che portano frutto nell’incontro con il seme del Vangelo. E qui si aprono gli orizzonti per un contributo qualificante dei credenti nel mondo della cultura come in quello della cittadinanza, a partire dall’esperienza di una Chiesa che sul territorio è comunità di vicinato e di prossimità, luogo di crescita spirituale capace di intercettare la domanda di vita e di senso che abita nel cuore di ciascuno.

A ben vedere, se cercassimo – già partendo dai contenuti degli Orientamenti pastorali – una cifra in grado di riassumere e quasi da usare come ombrello ai diversi temi del nostro ordine del giorno, non stenteremo a riconoscerla nella missionarietà. Di qui l’opportunità e l’importanza di riprendere insieme quanto emerso dalla scorsa Assemblea Generale, dove abbiamo messo in luce – anche grazie alla presenza di missionari – i punti essenziali attorno ai quali dar corpo a quella conversione missionaria della vita e della pastorale, che ci viene indicata dall’Evangelii gaudium.

Pensiamo, in particolare, al primato della Parola di Dio, come pure alla scelta preferenziale dei poveri, qualunque sia la natura di tale povertà; pensiamo, ancora, alla formazione dei futuri pastori e dello stesso laicato, perché assumano lo spirito del servizio umile e della disponibilità fraterna; pensiamo, infine, all’attenzione per una cultura dell’incontro e della reciprocità, a partire dall’accoglienza di quanto possono portarci i cristiani provenienti dalle Chiese dell’Est e del Sud del mondo.

Anche da questo punto di vista, l’indizione da parte del Santo Padre di un Ottobre missionario straordinario è grazia, è “tempo straordinario di preghiera e riflessione”, che – nella misura in cui sapremo farlo nostro – aiuterà le nostre comunità a “vivere la missione come opportunità permanente di annunciare Cristo, di farlo incontrare testimoniando e rendendo gli altri partecipi del nostro incontro personale con Lui” (Udienza ai partecipanti all’Assemblea delle POM, 3 giugno 2017).

Proprio per ottobre Papa Francesco ha convocato un Sinodo speciale per la regione panamazzonica: fin dalle intenzioni, quest’esperienza intende superare “l’ambito strettamente ecclesiale amazzonico, protendendosi verso la Chiesa universale e anche verso il futuro di tutto il pianeta” (dall’Introduzione del Documento preparatorio).

I Lineamenta delle prossime Settimane Sociali, che ci verranno presentati nel corso dei nostri lavori, si inseriscono a pieno titolo nella denuncia di quanto un’economia, che non abbia riguardo per la sostenibilità sociale e ambientale, finisca per portare l’umanità nel baratro. Assumere la prospettiva di un’ecologia integrale – così come proposto dalla Laudato si’ – significa impegnarci in maniera corale per un’inversione di rotta, all’insegna di un nuovo equilibrio tra ambiente e lavoro, tra aspetto ecologico e aspetto sociale. Si tratta ancora di rilanciare la missione della Chiesa di fronte alle sfide del nostro tempo, per non rassegnarci all’insignificanza nella società e nel mondo. L’annuncio e la testimonianza del Regno di Dio, infatti, vanno al di là dei confini delle nostre comunità e della Chiesa stessa; con il Vangelo portiamo un bene che riguarda tutta la persona.

Nella contingenza del presente, questa centralità della persona per noi si traduce anche nell’impegno a unire la nostra voce a quella di tanti – a partire dalle associazioni laicali – per dire la contrarietà al tentativo di introdurre nell’ordinamento pratiche eutanasiche. È difficile non essere profondamente preoccupati rispetto alla possibilità di ammettere il suicidio assistito, promosso come un diritto da assicurare e come un’espressione della libertà del singolo.

Anche se ammantate di pietà e di compassione, si tratta di scelte di fatto egoistiche, che finiscono per privilegiare i forti e far sentire il malato come un peso inutile e gravoso per la collettività. Con le parole pronunciate solo tre giorni fa da Papa Francesco, ribadiamo che “si può e si deve respingere la tentazione – indotta anche da mutamenti legislativi – di usare la medicina per assecondare una possibile volontà di morte del malato, fornendo assistenza al suicidio o causandone direttamente la morte con l’eutanasia”.

Inoltre ricordare la dignità che rende intangibile ogni vita umana significa anche non arrendersi alla cultura del “prima noi e poi gli altri”: quando l’altro è persona bisognosa, priva di ogni opportunità, le nostre chiusure consolidano ingiustizie ed egoismi. Così, la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che celebreremo domenica prossima, costituisce “un invito a recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza umana” e, più in generale, dell’umanità di tutti (dal Messaggio del Papa); pertanto, ci mette in guardia dalla scorciatoia che vorrebbe ricondurre al fenomeno migratorio le paure e le insicurezze di un malessere civile, che in realtà muove da cause ben più profonde.

Lo stesso evento che abbiamo promosso a Bari per il prossimo febbraio punta a costruire del Mediterraneo una diversa narrazione; lo faremo a partire dalla disponibilità a metterci in ascolto delle diverse esperienze, sensibilità e prospettive che animano le Chiese, che si affacciano sul bacino del Mare Nostrum.

Ritorniamo un momento ancora alla situazione del nostro Paese. Se la formazione del nuovo Governo ha evitato il difficile passaggio di un ritorno alle urne, a solo un anno dall’inizio di una legislatura, chi si è assunto la responsabilità di dar vita a una nuova maggioranza non potrà certamente dimenticare che le attese della gente sono alte e richiedono di essere riconosciute, interpretate e guidate con saggezza e concretezza.

Chi ha responsabilità di governare dovrà far sentire agli italiani che sta veramente perseguendo il bene comune, per cui cerca la stabilità politica fondata su maggioranze chiare e su programmi solidi e condivisi. La politica, proprio come la vita individuale, ha bisogno di semplicità e di autenticità, di principi chiari e di rispetto delle regole.

L’ultimo punto del nostro ordine del giorno riguarda i Tribunali ecclesiastici italiani in materia di nullità matrimoniale. La comunicazione circa le ripartizioni dell’anno in corso per le loro attività, come le determinazioni che saremo chiamati ad approvare, attualizzano le leggi processuali e le strutture giudiziarie scaturite dalla riforma promossa da Papa Francesco con il motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus. La nuova impostazione, indicata dal Santo Padre, giunge così ad essere pienamente assunta, secondo criteri di prossimità, gratuità, articolazione dei tribunali e procedure più celeri degli stessi processi. In questo ambito, l’attenzione della CEI incontra l’opera delle parrocchie, dei consultori familiari e dei servizi diocesani, nella disponibilità a quell’accoglienza, a quell’ascolto e a quell’accompagnamento che qualificano la pastorale, mettendo al centro una volta di più la persona.

† Mario Meini

Vescovo di Fiesole

Vice Presidente della CEI

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