Chiellini e il Chiellinigkeit
“È arrivato il giorno”: iniziava così la lunga lettera pubblicata sui propri profili social da Giorgio Chiellini nel giorno del suo addio alla Juventus e di fatto al calcio di primo piano, sancito dalla gara contro la Lazio di lunedì 16 maggio. Un’avventura agonistica lunga 17 anni, 559 partite e 19 trofei vinti. «La Juve per me è stata tutto: la mia giovinezza, l’esperienza, la maturità. La voglia di vincere, la gioia del trionfo, l’accettazione della sconfitta. L’ebrezza della sfida, il duello in campo, la mia testa sempre fasciata. E poi i campioni dentro e fuori dal prato verde, gli allenatori, i dirigenti, tutte le persone dello staff. Uomini che sono passati lasciandomi sempre qualcosa. Qualcosa che ho avuto cura di raccogliere, conservare e custodire».
Ne sono passate sfide epiche, in effetti, da quel 15 ottobre 2005 allo stadio Delle Alpi, quando un ventunenne Chiellini giocò la sua prima gara in maglia bianconera. Eppure “gioia, serenità e gratitudine” sono le tre parole con le quali Chiellini si è congedato nel ripercorrere gli anni alla Juventus: «Gioia, per un’avventura finita così, per aver realizzato ogni sogno, immaginabile e non, e di rimanere per sempre nella storia di questo grande club. Serenità, di scegliere il momento giusto per salutare, di lasciare ancora a un livello consono rispetto a quello che sono stato, di aver condiviso tanti valori ed emozioni che nessuno potrà mai cancellare. Gratitudine, per tutta la Juventus, per la famiglia Agnelli che mi ha adottato in questi anni, per i miei affetti più cari e per tutte le persone a cui voglio bene, senza le quali non sarei la persona che sono adesso, perché loro sono stati una fonte inesauribile di supporto ed energia e mi hanno accompagnato sempre in questo lungo viaggio».
Giorgio Chiellini da Pisa vanta in carriera anche cinque Coppe Italia e cinque Supercoppe di Lega. Ha raggiunto inoltre due finali di UEFA Champions League e in precedenza con il Livorno, squadra in cui è cresciuto, aveva vinto un campionato di Serie C1 nel 2001-02. Colonna della Nazionale per un quindicennio, si è guadagnato i galloni di uno dei migliori difensori sul piano internazionale nell’ultimo quindicennio non nolo per la sua spesso evidente strapotenza fisica, con la quale è stato in grado di annullare anche difensori di straordinaria stazza e forza fisica, né solo per la sua nota vena gladiatoria, ma soprattutto per uno spirito positivo nelle dinamiche dello spogliatoio di Juventus e Nazionale che lo ha reso un’icona riconosciuta nel panorama sportivo mondiale.
Basti pensare come in Germania, dopo il trionfo azzurro agli Europei dello scorso anno, sia stato coniato persino un nuovo termine da lui ispirato: lo stile “chiellinico”, in tedesco “chiellinisch”, ha entusiasmato per indicare l’atteggiamento mostrato dal difensore italiano; ma anche “Chiellinigkeit”, per «guardare alle cose in modo più leggero. Essere allegri senza perdere la serietà, svolgere il proprio lavoro nel miglior modo possibile e divertirsi il più possibile mentre lo si fa»si legge sui nuovi dizionari, come testimoniato dai colleghi del quotidiano tedesco Zeit pubblicato il 12 luglio 2021. «In verità tutti noi vogliamo essere come lui. Chiellini non è un difensore, ma uno stile di vita (…) Questo è certo: Chiellini, 36enne che ieri forse ha giocato la sua ultima partita in nazionale, può essere felice» scrissero nell’occasione.
ndiscusso protagonista del ciclo da record firmato da una Juventus capace, dal 2013 al 2020, di conquistare ben nove scudetti di fila con Conte, Allegri e Sarri in panchina, hanno colpito spesso il sorriso e la sua esemplare capacità di aiutare e consolare sempre i compagni, nella buona e nella cattiva sorte. Contraddistinto da una serenità lampante, mista a concentrazione e determinazione, che lo rende un ottimo modello da illustrare ai più giovani. «Mi ritrovo così davanti al più bello dei tramonti, provando a immaginare una nuova alba – saluta Chiellini – perché il viaggio non finisce. Non so ancora che cosa mi aspetti dopo, ma saranno un altro tempo e un’altra storia». Grazie capitano, è stato esaltante potere assistere per anni, da tifosi italiani, al tuo “chiellinisch”.
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