Chiediamo un amore ad alta tensione

No all’orgoglio e all’egoismo per essere proiettati sui fratelli.
Giovani sol sorriso

Signore! Non puoi volere la nostra perdizione. Avresti potuto lasciarci nel nulla: invece hai voluto evocarci alla vita, per un compito degno dell’atto creativo: per conquistarci, a prezzo di fatica, il godimento di te. L’orgoglio ci modella mobili sentieri, paurosi, nell’ombra; ci fuorviamo: ragazzi presuntuosi, cerchiamo una via nuova, nella folle velleità di far da noi. Pretendiamo di surrogare la tua Parola, chiara, coi nostri ragionamenti. Il nostro filosofare è annebbiamento: il pensiero si avvita attorno a un asse d’orgoglio. E i nostri fratelli, trafitti da un pari orgoglio, ci turbano l’anima con le loro azioni. L’ironia ci ha volatilizzato il sentimento; il cinismo ha anemizzato la fede. Non si crede più. Ecco la nostra pena, Signore: vivere nel deserto spirituale, bruciati dentro, sterili. Abbiamo abbandonato te, retrocedendo di millenni, non viviamo più per te, ma per noi. Abbiamo ridotto la divinità al nostro stampo, alla nostra stregua, al nostro servizio. Contano: carriera, denaro, affari, divertimento… Tu stai ancora, per il maleficio nostro, sospeso al tuo patibolo, morente generoso: in duemila anni non abbiamo ancora appreso il significato del tuo sacrificio. Distruggi in noi l’orgoglio e l’egoismo, sì che l’anima nostra si proietti tutta sui fratelli. Permeaci d’amore, traici fuori di noi stessi, della nostra buccia carnale, perché operiamo – apostoli nuovi – alleviati d’ogni pensiero di noi. Chiediamo una purezza dinamica, un amore cauterizzatore, potente, ad alta tensione. Tu puoi sostenerci. Ti ringrazio Dio di avermi creato, d’avermi dato questo scenario stupendo dell’universo dove la mia corta parte si svolge. Ma ti ringrazio anche d’avermi dato la preghiera, l’aspirazione e movimento che mette in rapporto la creatura col Creatore. Essa dissuggella le porte del mistero, c’inserisce nell’armonia dell’infinito. Dà la soluzione di tutte le questioni, onde siamo martoriati. Ci allevia il dolore più grave, ci disintossica lo spirito quando è più avvelenato. L’orizzonte si dilata, le preoccupazioni che parvero sommergerci, vanno a risolversi nel nulla. E ci si rimette a faticare e a penare con una maggiore pietà per gli altri e per noi. L’anima ritrova il divino, ritrova la casa, ritrova te. Posando in te, stanchi, ma sereni, ci colmiamo di purità nell’amore eterno di te.
 
Da: Rivolta Cattolica, Città Nuova, 1997

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