Chiara una “claritas” in eredità

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Ho immaginato il presidente del seggio elettorale di Rocca di Papa – dove avrebbe come sempre votato – leggere il nome dell’elettrice Silvia Lubich, come è scritto nei registri dell’anagrafe di Trento al 22 gennaio 1920. Chiara è infatti il nome da lei scelto solo da adulta, quando decise, come la prima seguace di Francesco, di volere solo Dio nella sua vita. Il suo nome Se Canetti scriveva che i nomi hanno una terribile magia, gli antichi insegnavano che il nome dice quello che si è. Nel caso della Lubich, il nome spiega anche il lascito: Chiara, ovvero claritas. Cioè luce, l’immenso amore per la verità in essa racchiusa, il carisma ricevuto per l’umanità, quello dell’unità: Un giorno (indefinito giorno) – scriveva negli anni Quaranta – ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità. Ed è a questa stessa luce che Città nuova vuole restare ancorata. Nei messaggi per la sua morte, accademici, politici, ecclesiastici, attori, giornalisti e tanti uomini e donne hanno invitato i focolarini – come scriveva Benedetto XVI – a proseguite sullo stesso cammino di Chiara, seguendone le orme e mantenendone vivo il carisma. È questo l’impegno della redazione e di tutta la famiglia della rivista, grande quanto la cerchia dei fedeli lettori. Il nostro nome Città nuova – un programma ambizioso l’ha definito Sergio Zavoli – è il nome dato alla rivista da Chiara Lubich stessa più di cinquant’anni fa, nel 1956. Ciò avvenne all’interno di un bozzetto di città nuova quale era la città di Maria che si stava svolgendo in quel di Primiero. Quel convenire gioioso era ed è la radice del nostro presente. Ma nello stesso tempo è anche l’orizzonte nel quale ci ha posti Chiara: contribuire a edificare una convivenza umana che, informata dagli insegnamenti evangelici (divini) che lei ha sempre messo al centro del proprio lavoro e del proprio essere, divenga umana ogni giorno di più. Le decine di cittadelle edificate nei cinque continenti dai Focolari sono forse la più evidente conferma della credibilità e della bontà di questa sua visione delle cose. Le 37 edizioni in 22 lingue della nostra rivista dicono inoltre il carattere universale della intuizione. Una città nuova, cioè rinnovata da rapporti di rispetto, di solidarietà, di amore; sempre nuova, cioè attenta agli stimoli di pace, giustizia e fraternità che vengono da ogni dove e da ogni persona, senza esclusioni; ancora nuova, cioè sempre rinascente, come la vita, come ogni vita, dall’inizio alla fine. A nome suo A nome di Chiara continuiamo ora ad uscire riprendendo il ritmo editoriale normale, dopo le pubblicazioni speciali pubblicate nell’ultimo mese, che tanti plausi hanno riscosso. Riprendiamo a parlare di elezioni, di fame nel mondo, di speranze e piccoli-grandi eroismi. Lo facciamo cercando di raccogliere l’eredità della Lubich nelle forme e nei modi che di volta in volta sembreranno più opportuni. Scriveremo di lei, pubblicheremo suoi scritti inediti, scaveremo nelle sue intuizioni, un pozzo senza fondo di sapienza, di ponti gettati su acque all’apparenza troppo profonde o troppo agitate: Chiara è di tutti, non ci stanchiamo di ripeterlo. A nome suo, perciò, cercheremo di arricchire di volti e fatti l’orizzonte prediletto della fraternità universale, che per lei si dipingeva dei più diversi colori della vita. Ai politici italiani – vincitori e vinti – Chiara Lubich chiederebbe oggi di essere, ancora una volta e sempre di più, uomini e donne dediti con tutte le loro forze al bene comune. A editori e giornalisti direbbe invece: I media sono per l’uomo, non l’uomo per i media. Agli economisti, preoccupati dalla crisi dei mercati internazionali, lancerebbe la sfida di pensare agli ultimi, per la giustizia e la gratuità. Alle famiglie darebbe il coraggio di rimanere unite e di testimoniare la vita dell’amore, quella che non muore. Sempre e comunque la ricerca d’unità. Come fece all’indomani del crollo delle Torri gemelle, Chiara ora ci sorprenderebbe dicendoci che la fraternità universale è più vicina di prima. Città nuova, a suo nome, lo ripete e lo motiva anche oggi.

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