Chiara Luce: una persona realizzata

Intevista a Maria Voce, presidente del Movimento dei focolari.
Chiara Luce Badano

Chiara Luce Badano è la prima giovane del Movimento dei focolari a essere proclamata beata. Cosa significa questa beatificazione?

«È Gesù nel Vangelo che ci chiede di non mettere la luce sotto il moggio, ma di far luce a tutti quelli che sono in casa, e gli uomini, vedendo le opere buone, rendano gloria al Padre che è nei Cieli (cfr Mt 5,13-16). È quanto sta succedendo in vista della beatificazione di Chiara Luce. Quanti giovani hanno sprigionato la loro fantasia per comunicare ai loro coetanei la straordinarietà nell’ordinario della vita di questa ragazza della loro generazione, con canzoni, brani teatrali, musical! Per non parlare della diffusione su Facebook, Youtube, Twitter. Le prenotazioni di persone che intendono partecipare agli eventi della sua beatificazione stanno superando ogni previsione. Sono “segni” che ci dicono quanta ricerca c’è nei giovani, e non solo, di punti di riferimento, di modelli credibili. Questo evento, poi, ci apre il cuore alla gioia anche perché è una conferma da parte della Chiesa cattolica che la spiritualità dell’unità vissuta può portare alla santità».

 

Come mai il processo di beatificazione ha riguardato solo Chiara Luce e non le tante persone che hanno vissuto il carisma di Chiara Lubich fino alla fine? Sono state meno perfette?

«Chissà quante persone di ogni età vivono il cristianesimo in grado eroico sui fronti più difficili! Solo Dio sa. Chiara Lubich seguiva con amore speciale chi si avvicinava alla meta. Non di rado dopo la loro “partenza” ha esclamato: “Questo è proprio un cristiano realizzato!”. E come aveva a cuore che si scrivesse un profilo di ciascuno, perché la sua esperienza continuasse ad aiutare ognuno di noi a vivere con autenticità il Vangelo. Nessuno di noi, Chiara Lubich per prima, ha mai pensato di promuovere cause di beatificazione. L’iniziativa è sempre venuta dal vescovo cattolico della diocesi in cui è deceduta quella persona. Non ci siamo mai chiesti perché questo e non quello. Ciò che importa è corrispondere con generosità all’amore personale che Dio ha verso ciascuno di noi».

 

Santità è sinonimo di perfezione, una categoria che distingue e separa.

«Gesù non aveva detto: “Siate dunque perfetti, così com’è perfetto il Padre vostro che è in cielo”? Tendere alla perfezione, quindi, è una precisa volontà di Dio per tutti i cristiani. L’ha ribadito il Concilio Vaticano II. Ma è vero che in passato si sono create distinzioni e categorie. “Pareva che la santità fosse riservata solo a suore, religiosi e preti e agli sposati fosse riservata un’altra sorte”, osservava Igino Giordani, figura di spicco della cultura del Novecento italiano. Quanto ne aveva sofferto! Con ironia parlava di cristiani di serie A, sacerdoti e religiosi, chiamati ad “uno stato di perfezione” e di cristiani di serie B, i laici, che vivevano in “uno stato di imperfezione”. La grande scoperta di Chiara, sin dagli inizi, è stata quella di aver trovato nella volontà di Dio la carta di accesso alla santità per tutti: dall’operaio allo studente, dal deputato alla casalinga. Giordani, dopo il suo primo incontro con Chiara in Parlamento, così esprime la sua sorpresa: «Essa metteva la santità a portata di tutti; toglieva via i cancelli che separano il mondo laicale dalla vita mistica. Metteva in piazza i tesori d’un castello a cui solo pochi erano ammessi».

 

Nei nostri tempi la santità non è un concetto superato e antico?

«Non è sentita quella santità che richiama fenomeni straordinari sperimentati dai santi lungo i secoli, come estasi, miracoli, dure penitenze. Perché è un’immagine lontana dalla vita della gente di oggi. Ma la Parola di Dio continua a interpellarci: “Siate santi, perché Dio è santo”; “È volontà di Dio la vostra santificazione”… In questo nostro tempo si aprono strade nuove: santi insieme, santità di popolo. Significa amare l’altro come te, se tendi alla santità devi volerla anche per gli altri. Ne parlava Paolo VI, come ricordava Chiara Lubich: “In questi tempi ormai l’episodio isolato deve farsi costume, il santo straordinario cede il posto in certo modo alla santità di popolo, al popolo di Dio che si santifica”. Chiara Luce non si è fatta santa da sola, ma insieme ai genitori, a Chiara Lubich, insieme ai giovani che hanno condiviso il suo stesso ideale evangelico, vivendo senza sconti, nelle piccole cose, sino ai traguardi più arditi della malattia, la fedeltà a Dio amore che aveva scelto sin da piccola».

A cura di Gabi Ballweg di Neue Stadt

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