Chiara Luce, la speranza socchiusa

Anche nella prova più ardua, la malattia, la giovane beata di Sassello  continuò a vivere il momento presente. Un aspetto che ci raccontano a più voci l'autore e i genitori per il terzo appuntametno della rubrica con "In viaggio con i Badano" di Città Nuova
In viaggio con i Badano
«Una grande gioia», così Franz Coriasco ci racconta degli spostamenti che stanno dietro al nuovo libro di Città Nuova In viaggio con i Badano di cui è autore. Sì perché in giro per l’Italia e non solo ci sono stati davvero con i genitori della beata di Sassello. «Non solo ci si diverte, ma è un continuo scoprire qualcosa di nuovo: di Chiaretta, di ciascuno di noi; e un sacco di persone straordinarie che abbiamo la fortuna di incontrare. Gente che in ogni parte del mondo, ha fatto di Chiara Luce un punto di riferimento per la sua vita. Ma soprattutto, in quanto agnostico, è anche un’occasione preziosa per far sì che la porta della Speranza continui a restare almeno socchiusa, perché come mi ha insegnato Chiaretta, dietro ogni nuovo incontro c’è sempre un tesoro da scoprire».  Una speranza che Chiara Luce ha coltivato anche negli anni della malattia, in modo nuovo, come ci spiegano i genitori Maria Teresa e Ruggero nel libro-intervista.

 

Franz Coriasco: Chiara perse ben presto l’uso delle gambe…
MT. Immagina cosa voleva dire per una come lei, che non riusciva a stare senza fare sport! È stato un passaggio molto difficile; in questa occasione le ho detto: «Non ti preoccupare, Chiara: se Gesù ti ha tolto le gambe, ti metterà le ali…». E oggi possiamo proprio dire che è stato così.
RU. Anche se di lì a poco arrivarono anche contrazioni fortissime e incontrollabili che le causavano dolori tremendi. Così c’era bisogno di tenerle ferme le gambe perché non stesse
ancora peggio. Ma anche in quella sofferenza Chiara sentiva
che c’era un’altra opportunità per realizzare la volontà di
Dio su di lei. E questo “stile” ha saputo mantenerlo fino alla
fine, anche quando la situazione si è ulteriormente aggravata.
Chiara, lo posso dire anch’io in quanto testimone, ha vissuto in modo straordinario il dolore. Fino a trasformarsi in pochi mesi, da una brava ragazzina come tante, in un’autentica mistica, un vero gigante della fede. Se le avessero detto: «Un giorno
sarai santa», come avrebbe reagito secondo voi?
MT. Non credo se lo sia mai neppure immaginato, anche perché lei era sempre totalmente protesa a vivere il presente…
RU. L’avrebbe magari preso come un augurio!
MT. Di certo si sentiva, come aveva scritto ai suoi amici tempo prima, «avvolta in uno splendido disegno che a poco a poco mi si svela».
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