Chiara Luce ancora, di più

A un anno dalla beatificazione della ragazza di Sassello, i frutti della diffusione della sua storia.
Chiara Luce Badano

Il caso più conosciuto, grazie a diversi giornali di area cattolica e non solo, è quello di Giulia Gabrielli: una quattordicenne bergamasca, malata di tumore, morta lo scorso 19 agosto. Nel vivere la malattia aveva preso ad esempio la beata Chiara Luce Badano: «Lei è morta, però ha saputo vivere questa esperienza in modo luminoso e solare, abbandonandosi alla volontà del Signore. Voglio imparare a seguirla, a fare quello che lei è riuscita a fare».

 

Ma, a un anno dalla beatificazione della ragazza di Sassello, avvenuta il 25 settembre 2010, non è questo l’unico germoglio sbocciato. E non stiamo parlando “solo” dei quasi 40 mila fan su Facebook, degli spettacoli andati in scena in tanti Paesi, o dei molti appuntamenti dei genitori, di chi segue la “causa” (la cosiddetta Postulazione) o dei Focolari per diffondere la sua storia. Che dopo quella data è circolata molto più velocemente di prima, travalicando i confini del movimento – oltre che quelli nazionali – ed entrando nel quotidiano di tanti.

 

Lo dimostrano numerose testimonianze raccolte nei social network e sui siti Internet a lei dedicati. Si tratta spesso di giovani che hanno conosciuto la sua storia per caso e si sono riavvicinati alla fede, confortati dal fatto che «grazie a lei tutto è più facile – scrive ad esempio Giulio – perché mi sembra di averla sempre al mio fianco». Ma anche meno giovani come Emanuele, 51 anni e una difficile storia familiare alle spalle, che afferma: «Non mi sento di chiedere nulla di straordinario, perché il miracolo è già avvenuto in me. L’unica cosa che le chiedo è di continuare a darmi la forza di vivere ogni giorno il mio “sì” a Gesù».

 

C’è poi chi, come Silvia, le ha affidato la nonna ammalata prima di un intervento che si dubitava potesse essere risolutivo, e invece riuscito perfettamente; o chi, come Lucia, ha scelto il nome Chiara per la propria figlia; o semplicemente chi, come Beppe, ringrazia Chiara anche se non ha ricevuto la grazia della guarigione, perché «ho ricevuto da lei e dai suoi insegnamenti grande forza e soprattutto un’insperata serenità».

 

Certo, nessuna illusione: Marco ammette che «il cammino per la santità è duro»; ma «per quanto mi è possibile cerco di imitarla» e «prego perché tanti giovani che si sentono disorientati possano trovare, nell’esempio di Chiara, la vera luce che porta a Gesù».

 

La vicepostulatrice, Mariagrazia Magrini, informa che «la “causa” non è terminata, ma cammina verso la canonizzazione. Per questo – prosegue – il compito della Postulazione continua, e nella diffusione e dimostrazione della fama di santità: dalla diocesi di Acqui, promotrice della “causa”, al mondo intero». Si realizza così il desiderio del papa espresso al “vescovo di Chiara”, mons. Livio Maritano, e a lei stessa: «La divulghi: il suo esempio può dare molta forza, soprattutto ai giovani».

 

Sottolinea poi che «è molto importante raccogliere e trasmettere le testimonianze, che confermano l’opera della grazia attiva attraverso l’esempio di Chiara Luce». Un’opera di grazia diffusa su scala ormai mondiale e tra le persone più diverse, tanto da farle concludere: «Chiara Luce è veramente Chiesa».

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