Chiara Lubich e il Vaticano II

A 14 anni dalla partenza per il Cielo della fondatrice dei Focolari, avvenuta il 14 marzo 2008, si è svolto, nella splendida cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, il Convegno dal titolo “Il Concilio Vaticano II e il carisma dell’unità di Chiara Lubich”, a testimoniare un legame di straordinaria attualità.    

Parlare di Concilio Vaticano II e del carisma di Chiara Lubich, oggi, con una guerra in corso alle porte dell’Europa, potrebbe sembrare un’operazione fuori dal tempo e dallo spazio. Eppure, non possiamo dimenticare che il Concilio stesso si è aperto nell’ottobre 1962, a pochi giorni da quella che è passata alla storia come la “crisi dei missili di Cuba”, con il rischio di un terzo conflitto nucleare.

Anche oggi, dunque, alla Chiesa non viene chiesto niente di meno: la sua missione è essere «fuori di sé» – ha spiegato il teologo Piero Coda (Istituto Universitario Sophia) – quindi immersa in quanto l’umanità vive. Risulta quindi d’importanza capitale rileggere la novità del Concilio in rapporto con il carisma dell’unità di Chiara Lubich, proprio in questi giorni, in cui occorre fermare con ogni mezzo questo e gli altri conflitti in corso.

«Auguro che questo Convegno sia fecondo – ha affermato Margaret Karram, presidente dei Movimento dei Focolari –  che gli importanti contributi che si susseguono concorrano ad alimentare la cultura della fraternità, ad aprire e sostenere percorsi efficaci per tessere ovunque e ad ogni livello relazioni di pace».

L’assessore all’urbanistica del Comune di Firenze, Cecilia Del Re, ricordando che pochi giorni fa il Forum del Mediterraneo ha visto proprio a Firenze sindaci e vescovi firmare una Carta che ha offerto un messaggio di pace, ha affermato: «Questo convegno è particolarmente significativo per riaffermare i valori che Chiara Lubich e il Movimento dei Focolari incarnano e portano nella lotta contro le disuguaglianze sociali, le violenze e le guerre tra i popoli».

Due giornate intense che hanno visto la partecipazione di studiosi, personalità, autorità civili e religiose. Presenti anche alcuni rappresentanti di varie Chiese cristiane.

L’11 marzo, presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, si è partiti dall’analisi dei legami tra il carisma della Lubich e le istanze emerse durante il Concilio ed espresse nei suoi documenti: «Molti tratti del cammino tracciato da Chiara Lubich, corrispondono ai grandi temi affrontati dai lavori conciliari – ha spiegato Paolo Siniscalco (Università La Sapienza di Roma): l’importanza dell’ecumenismo e quindi di un dialogo necessario tra le Chiese, l’unità tra gli uomini, il rilievo della figura del laico, il posto che Maria deve avere nella Chiesa e nell’Opera».
Una vera novità, da rileggere ripercorrendo alcuni dei tratti essenziali della vita e della formazione della stessa fondatrice del Movimento dei Focolari, come ha spiegato il teologo Piero Coda (Istituto Universitario Sophia): «Chiara Lubich, dentro le associazioni laicali del suo tempo, senza avvedersene troppo, esce dai ranghi seguendo un’ispirazione che porta lei, laica, donna, negli anni ‘40 a essere ispiratrice e guida di una realtà che travalica gli standard delle associazioni allora promosse dalla gerarchia ecclesiastica, dando vita a qualcosa di nuovo che poi il Concilio Vaticano II riconoscerà dandogli nuovo impulso».

Uno sguardo rivolto al passato ma che, ripensando alle novità dell’evento conciliare, sembra aderire perfettamente al presente; un cammino, quello di attuazione del Concilio ancora in divenire, come ha spiegato un protagonista e testimone del Vaticano II, Severino Dianich (Facoltà Teologica dell’Italia Centrale): «Stiamo oggi seguendo il magistero di papa Francesco, totalmente impegnato nel portare avanti con energia l’intento del Concilio di dare alla Chiesa una forma vitale che la renda fermento di comunione e di pace in tutto il mondo».
La seconda giornata, che ha ospitato i presenti nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, si è aperta con l’augurio del card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, affinché questo evento sia «un’ottima occasione per riflettere in modo serio e ‘senza sconti’, non soltanto su quanto la Chiesa di oggi si sia realmente appropriata dell’insegnamento conciliare (…) ma anche sull’apporto che un movimento, diffuso ormai in tutti i continenti, è chiamato a offrire alla Chiesa, nel suo dinamismo profetico».

Le tavole rotonde si sono concentrate su due delle costituzioni emanate dal Vaticano II, la “Dei Verbum” e la “Lumen Gentium”, mettendo in luce in che modo la dottrina conciliare e l’ispirazione del carisma dell’unità di Chiara Lubich convergano nel nesso cruciale per cui la Chiesa nasce, il cuore del suo mistero, ossia la Parola che si incarna.

“La Parola si fa Chiesa”, nome della prima sessione, è anche quella Parola che «tradotta in impegno sociale da parte di molti laici e laiche, rappresentò un’occasione propizia per andare in profondità, per indicare a tutta la Chiesa l’essenziale della vita cristiana», dice Vincenzo Di Pilato (Facoltà Teologica Pugliese) parlando del dopoguerra in Italia e della crisi dei valori del Novecento.

Una Parola che ha da incarnarsi nel concreto della vita, generando unità, anche in ambito ecumenico, come ha sottolineato Angelo Maffeis (Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale): «Riconoscere la ‘buona fede’ degli appartenenti alle altre Chiese significa riconoscere che la loro fede è buona perché nasce dall’ascolto e si alimenta della parola di Dio testimoniata dalla Scrittura. L’incontro tra cristiani di diversa appartenenza ecclesiale e tradizione confessionale, quando è autentico, permette di sperimentare anzitutto questo: la fede comune condivisa, nonostante e prima di tutte le differenze».

Nella seconda sessione “La Chiesa si fa Parola” si riconosce la sua capacità generatrice, il suo essere Madre, proprio come Maria. Questo principio mariano viene approfondito da Mons. Brendan Leahy (Vescovo di Limerick- Irlanda), il quale riferendosi a Chiara Lubich e attingendo dalla sua esperienza e i suoi scritti osserva come «Maria viene proposta come un nostro ‘poter essere’ e ‘dover essere’. Esprimendo l’essenza del cristianesimo come amore, Maria è, di fatto, il modello per tutti».

Il contributo dei carismi nella missione della Chiesa è stato oggetto dell’intervento di Suor Cristiana Dobner, carmelitana scalza, teologa e poetessa: «Il carisma viene donato ed affidato ad una persona che, in un certo qual modo, può essere definita leader? In quanto a me preferisco considerarla Testimone del dono dello Spirito, l’unico e autentico leader».

Mons. Erio Castellucci, ha ripercorso lo sviluppo del concetto di sinodalità dal Concilio Vaticano II ad oggi e, riferendosi all’affermazione di Papa Francesco che il Sinodo dei Vescovi debba diventare sempre più strumento privilegiato di ascolto del popolo di Dio, ha osservato: «Il Sinodo che stiamo celebrando, sulla Chiesa sinodale, ha trasformato questo auspicio – non senza resistenze – in una prassi di consultazione capillare del popolo di Dio, con l’apertura a tutti, anche ai non credenti e non battezzati; consultazione che fa parte integrante del Sinodo e non ne costituisce solo la premessa».

 

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