Chiara Lubich e la politica

Una lettera di Dario Franceschini, segretario del Pd, e un intervento di Gianfranco Fini, presidente della Camera, sulla fondatrice del Movimento dei Focolari.
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Ad un anno dalla sua scomparsa resta viva la testimonianza cristiana di Chiara Lubich. Con la sua fede semplice e forte ha saputo illuminare la vita di migliaia di persone in tutto il mondo sulla base di un richiamo quotidiano e coerente all’esperienza vissuta del Vangelo. Chiara Lubich ha rappresentato un punto di riferimento alto di quella Chiesa conciliare che si è definita esperta in umanità… Chiara Lubich, come per altri versi madre Teresa, o tanti altri testimoni silenziosi della carità cristiana, ha insegnato con l’esempio cosa significhi concretamente ama il prossimo tuo. Anche quando questo amore è difficile, scomodo, controcorrente. Questa cifra cristiana del vivere rovesciando le regole, risalendo la corrente del pensiero dominante, con il sorriso, la mitezza e la forza che vengono da una fede profonda hanno rappresentato per molti una specie di scandalo misterioso. Questa piccola donna capace di leggere dentro la modernità con discernimento, accettandone le sfide ma non avendo paura di segnalarne i limiti, si è fatta davvero e fino in fondo missionaria. Con la sua opera ha dato senso a quella universalità senza la quale non c’è cattolicità. Universalità che, declinata nella Chiesa, si è fatta dialogo interreligioso ed ecumenismo conciliare. Ma che ha avuto anche un profondo significato sociale e politico: su questo piano Chiara Lubich e il suo movimento hanno messo al centro il tema dell’unità come fraternità. Può apparire, per chi è abituato a guardare alla politica nella sua versione più degradata che riduce tutto a mera gestione o scontro di potere, un approccio persino ingenuo. Fuori dal tempo. Quando Chiara Lubich invitava ad amare il partito degli altri come il proprio proponeva qualche cosa di più profondo che non una semplice provocazione. Indicava, io credo, un metodo fatto di rispetto reciproco, di lealtà, di dialogo fecondo. Mi chiedo: non è forse questa la interpretazione più vera ed esigente di quella laicità che tante volte evochiamo? E non è significativo che questo imperativo a rispettare le ragioni altrui ci venga da una persona dalla fede così profonda? Mi tornano in mente alcune riflessioni di Chiara Lubich sul tema della politica. In un discorso del novembre del 2001 sul tema dell’Europa, Chiara Lubich ebbe a dire: La risposta alla vocazione politica è anzitutto un atto di fraternità: non si scende in campo, infatti, solo per risolvere un problema, ma si agisce per qualcosa di pubblico, che riguarda gli altri, volendo il loro bene come fosse il proprio. Il compito dell’amore politico è quello di creare e custodire le condizioni che permettono a tutti gli altri amori di fiorire… La politica è perciò l’amore degli amori, che raccoglie nell’unità di un disegno comune la ricchezza delle persone e dei gruppi, consentendo a ciascuno di realizzare liberamente la propria vocazione. Ma fa pure in modo che collaborino tra loro. Noi sappiamo come anche oggi ci sono cittadini per i quali la città è come non esistesse… C’è anche chi si sente escluso dal tessuto sociale e separato dal corpo politico, a causa della mancanza di lavoro, o di casa, o della possibilità di curarsi adeguatamente. Sono questi, e molti altri, i problemi che quotidianamente i cittadini pongono a chi ha il governo della città. E la risposta che ricevono – concludeva Chiara Lubich – è determinante perché anch’essi si sentano a pieno titolo cittadini e avvertano l’esigenza e abbiano la possibilità di partecipare alla vita sociale e politica. Cosa significano queste parole oggi? Io vi leggo il segno di una speranza profetica. L’indicazione di una via maestra: il bene comune è il bene di tutti. Se è così il compito della buona politica non è sconfiggere l’avversario ma costruire insieme le ragioni della convivenza possibile.

Dario Franceschini

 

La forza straordinaria dell’insegnamento morale di Chiara Lubich rimane nel cuore di tanti milioni di uomini e di donne in tutto il mondo. Il messaggio di amore e di speranza della sua intensa testimonianza è vivo nella società contemporanea. È un messaggio che si impone all’attenzione delle istituzioni per l’esortazione a promuovere sempre i valori dell’uomo e dell’incontro tra i popoli. Il titolo dell’incontro richiama uno dei valori fondamentali sostenuti dalla Lubich, quello della fraternità, un valore che ella considerava patrimonio perenne della civiltà nata con il cristianesimo e che vedeva riproposto con rinnovata forza nei processi sociali ed economici del mondo odierno, in virtù della sempre più stretta interdipendenza tra popoli e Paesi. Vorrei citare una frase da lei pronunciata nel 2004: Come rimettere in cammino la storia dei nostri Paesi e quella dell’umanità intera verso quel destino che le è proprio? Noi crediamo che la chiave sia la fraternità universale. È un insegnamento che contiene un grande valore civile. Di qui il suo appello lanciato a politici, imprenditori, intellettuali affinché tendessero sempre, nella loro azione, all’ unità della famiglia umana. È un insegnamento che si mantiene intatto nella sua validità. Oggi più che mai, oggi che le istituzioni nazionali concorrono con le organizzazioni internazionali alla costruzione della pace in un mondo attraversato da tensioni e conflitti, tra i quali destano grande preoccupazione quelli provocati dall’odio etnico e religioso, la vita stessa della Lubich e la grande realtà del Movimento dei focolari dimostrano come sia possibile realizzare nel concreto l’incontro tra uomini di diverse culture e diverse religioni nel nome di comuni valori di umanità e nel comune riferimento alla fratellanza. Sono esperienze che rappresentano un esempio e una guida per tutti coloro che intendono costruire un mondo fondato sulla libertà e dignità dell’uomo. Deve essere di insegnamento e di guida soprattutto il modo in cui la Lubich riusciva a farsi ascoltare da tutti, dalle persone comuni agli esponenti del mondo dell’economia, della cultura e della politica. Chiara parlò alle Nazioni unite, al Parlamento europeo e ai governanti dei Paesi di ogni angolo della Terra. Ritengo che questa sua speciale capacità di fare udire la sua voce al mondo dipendesse dalla sua altrettanto speciale capacità di ascoltare le voci del mondo. Le voci che ponevano domande e chiedevano una luce e una speranza. Ha detto papa Benedetto XVI che la sua esistenza fu spesa nell’ascolto dei bisogni dell’uomo contemporaneo . Questa capacità di essere ascoltata e, nello stesso tempo, di ascoltare superava ogni barriera culturale. Vorrei concludere con quello che di lei disse un monaco buddhista thailandese che la conobbe: Fu l’inizio di una scoperta sul significato dell’amore vero. Mi sentivo anche io figlio suo. Mamma Chiara non è solo vostra, è anche nostra. Anzi, lei è del mondo intero. È una frase che ritengo possa sintetizzare al meglio lo spirito con il quale Chiara Lubich svolse il suo apostolato di amore nel mondo. E una frase che deve in tutti noi rafforzare la speranza di costruire davvero la civiltà della pace.

Gianfranco Fini

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