Chiara d’Assisi: donna d’oggi
È il 28 marzo del 1211 (1212 secondo altri), sera della domenica delle Palme. Una giovane diciottenne, Chiara Scifi, fugge dalla porta secondaria della casa paterna per raggiungere un giovane, Francesco Giovanni Di Pietro Bernardone. A lei Francesco, noto alle cronache come “Il Poverello”, non può non chiedere cosa cercasse. La risposta, lapidaria, non si fa attendere: “Voglio Dio”. Lo si sarebbe potuto leggere come un tipico colpo di testa adolescenziale, o un atto di coraggio, o – con il senno di poi – come l’ispirazione di Dio, visto che dopo otto secoli ancora si celebra la consacrazione di Chiara d’Assisi in diversi luoghi d'Italia e nelle diverse comunità francescane.
E in occasione dell'VIII centenario della consacrazione della fondatrice dell'ordine claustrale delle Clarisse, che per convenzione si fa risalire al 1212, è attesa per domani, 9 giugno ad Assisi, la tavola rotonda sul rapporto fra il carisma di Chiara d'Assisi e quello di comunione di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari. Le radici spirituali della Lubich, infatti sono proprio da ricercare nell'esperienza francescana che visse nella città di Trento degli anni '40. Pensando a questo legame speciale con Assisi verrà intitolata a Chiara Lubich un largo vicino la Basilica Superiore.
Il pomeriggio si presenta ricco di appuntamenti. Si comincia alle 16 con una tavola rotonda, alla quale interverranno il direttore della rivista Città Nuova Michele Zanzucchi, le professoresse Lucia Abignente e suor Alessandra Smerilli. In serata, dopo la cerimonia di intitolazione del largo, lo spettacolo dal titolo "Chiara di Dio" di Carlo Tedeschi.
Ma torniamo a Chiara e Francesco. I due, dicevamo, rivoluzionarono la città umbra in un manciata di anni. Le loro storie note alle cronache della primissima ora incendiarono gli animi di molti ed appassionarono i contemporanei. Tra questi Tommaso da Celano, discepolo di Francesco e probabile scrittore della Vita di Chiara d'Assisi riedita da Città Nuova. «La donna meravigliosa, Chiara per il nome e per la vita» sono le prime parole del testo del frate che nella stesura si è basato sul processo di canonizzazione di Chiara, aperto dopo due mesi dalla morte e chiuso in sei giorni, e composto dal testamento, le lettere e le benedizioni della santa del silenzio e della memoria. Il profilo che ne vien fuori dal testo è quello di una donna che privilegia il restare all’andare, il digiuno al cibo e il silenzio alla parola, anche se in lei tutto questo non appare come un discorso duro, bensì come una scelta di radicale desiderio di liberarsi dai legacci della quotidianità e del superfluo. Storia all’apparenza lontana, ma sostanzialmente vicina alle sensibilità ai nostri giorni, al soffio dello Spirito che dopo secoli illumina vite e nuovi carismi.