Chiara d’Assisi e Chiara Lubich: un’unica scelta di Dio
«Erano i tempi di guerra. Tutto crollava di fronte a noi, giovanette, attaccate ai nostri sogni per l’avvenire: case, scuole, persone care, carriere. Il Signore pronunciava coi fatti una delle sue eterne parole: «Tutto è vanità, nient’altro che vanità…». (…)
Noi sentivamo che un solo ideale era vero, immortale: Dio. Di fronte al crollo provocato dall’odio, vivissimo apparve alla nostra mente giovanetta Colui che non muore. E lo vedemmo e lo amammo nella sua essenza: «Deus caritas est».
Ci suggellò i nostri pensieri e le nostre aspirazioni un’altra figliola che in altri tempi, non molto dissimili dai nostri, seppe illuminare della sua luce divina le tenebre del peccato e riscaldare i cuori gelidi d’egoismo, d’odio, di rancori: Chiara d’Assisi.
Anch’ella vide come noi la vanità del mondo, perché il Poverello d’Assisi, vivo esempio di povertà, l’aveva educata a «perder tutto per guadagnare Gesù Cristo».
Anch’ella, scappata dal castello degli Scifi, a mezzanotte, alla Porziuncola, prima di deporre i ricchi broccati, aveva risposto al santo che le chiedeva:«Figliola che cosa desideri?»: «Dio».
Ci impressionò il fatto che una giovinetta diciottenne, bellissima, piena di speranze, sapesse racchiudere tutti i desideri del suo cuore nel solo Essere degno del nostro amore. E noi pure al par di lei sentimmo l’identico desiderio.
E dicemmo: «Dio è il nostro ideale. Come donarci tutte a lui?». Egli disse: «Amami con tutto il cuore…».
Come amarlo? «Chi mi ama osserva i miei comandi. Amerai il prossimo tuo come te stesso». Ci guardammo l’un l’altra e decidemmo senz’altro «di amarci per amarlo».
Più si “vive” il Vangelo, più si comprende».
Articolo pubblicato via fabiociardi.blogspot.com