Chiara 12 anni e quella voce soffocata a Pordenone

L’ennesimo caso di bullismo che istiga una ragazzina a tentare il suicidio. Tante, troppe le tragedie nascoste. Che fare? Ascoltare, prevenire fin dalla scuola dell’infanzia cominciando a bandire dal nostro vocabolario quelle parole come competizione e arrivismo che sono veleno puro per la relazione che mette al centro la persona.
pordenone

Chiara, 12 anni di Pordenone, la ragazzina che ha cercato di uccidersi lanciandosi dal secondo piano della palazzina dove abitava, denunciando di essere vittima di atti di bullismo, è l’ennesima preadolescente che inquieta in modo profondo le nostre coscienze.

I giornali, a vario modo, si scatenano per cercare di trovare i colpevoli, o meglio per tentare di dare una spiegazione ad un gesto che in una ragazzina di 12 anni è assurdo.

Anche noi che scriviamo vorremmo trovare una risposta, una soluzione a questo barbaro fenomeno del bullismo (spesso esercitato in forma anonima tramite la rete) ove il gioco della denigrazione dell’altro per un suo presunto difetto si trasforma in tragedia.

Tragedia evidente come in questo caso, ma chissà quante altre tragedie nascoste in ragazzi e ragazze che subiscono in silenzio e tacciono per paura o si convincono di essere diversi, sbagliati.

Su questo caso però non possiamo ancora pronunciarci perché non conosciamo bene le circostanze.

Per tentare, almeno una semplice riflessione ad un fenomeno che in realtà è complesso, ci sempre importante soffermarci su due aspetti:

1 – il primo aspetto riguarda una maggior attenzione ai nostri ragazzi senza banalizzare mai ogni segno di sofferenza, anche se espresso in forma infantile, in quanto negli adolescenti non c’è ancora la piena consapevolezza dell’esperienza della vita tenendo conto che spesso tendono a drammatizzare le minime ingiustizie, compiendo anche gesti eclatanti o a sottovalutare anche problemi più importanti come l’azione ripetuta dello scherzo e della denigrazione.

2-il secondo aspetto riguarda la prevenzione che come società adulta deve mettere in campo per contrastare in modo efficace questo triste fenomeno e mi riferisco a tre tipi di prevenzione:

Una prevenzione terziaria: è importante intervenire ogniqualvolta succedono questi episodi coinvolgendo quanti sono coinvolti e le varie agenzie educative come la famiglia e la scuola , per testimoniare ai nostri figli che non possiamo tollerare atti di questo genere e che le parole spesso sono più pesanti delle azioni. Denigrare, isolare, e ferire l’altro non è uno scherzo e nessuno può minimamente permettersi di farlo.

Un prevenzione secondaria: promuovendo nelle scuole e nelle famiglie una formazione al rispetto della persona umana e alla tolleranza delle diversità e delle fragilità. Tolleranza prima nei confronti dei propri difetti e di quelli degli altri. La fragilità di ciascuno è una risorsa per costruire alleanze e solidarietà con tutti.

Una prevenzione primaria:è questa la vera prevenzione. Quella che a lungo andare potrà portare frutti. Il seme che gettato nel terreno dei nostri figli piccoli, maturerà durante la loro crescita.

  In questa società individualista, ove primeggia chi è più bravo, chi è più competitivo, occorre riprendere il senso della Persona.

Essere persona significa essere in relazione e la relazione non è una realtà libera e arbitraria, ma un atto di civiltà e di giustizia, di progresso, un atto educativo.

Occorre iniziare, dalla famiglia e   dalle scuole del’infanzia, quando i bambini sono piccoli e educarli alla relazione, alla reciprocità, all’altruismo , facendo sentire al bambino che il suo compagno è essenziale alla sua crescita , promuovendo l’educazione  dell’altro come costitutivo della propria crescita .

Occorre evitare di mettere nel cuore dei bambini la paura dell’altro, ma educarli a trattarsi bene, a chiedersi scusa, a tollerare gli sbagli pur di ricostruire l’accordo.

E per favore, bandiamo dal nostro vocabolario quelle parole che sono veleno puro per la relazione, come competitività, arrivismo , e sostituiamole con altre quali solidarietà , altruismo , reciprocità.

Incominciamo così in tutte le scuole dell’infanzia. Facciamolo. Forse avremo la speranza che quando loro diventeranno grandi risulterà normale per loro comportarsi bene con tutti, perché tutti sono loro.

acetiezio@iol.it

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons