Chiamati a rispecchiare la Trinità
Il papa ha chiamato tutti noi apostoli del dialogo. In sintonia col magistero della chiesa, le focolarine ed i focolarini si sono fatti apostoli del dialogo” scriveva nella graditissima lettera inviataci per il 60° del nostro movimento. Un titolo nuovo, anche se il contenuto di tutto il nostro agire è lì, nel dialogo. Occorre perciò chiederci: come ci vede il Santo Padre? Come ci pensa Dio in quanto apostoli del dialogo? Vedono essi un’attività da svolgere di tanto in tanto nelle ore d’incontro con altri cattolici, singoli o di gruppo, con fedeli d’altre chiese cristiane, con seguaci d’altre religioni e con uomini di buona volontà? Senz’altro è così. Ma si può adempiere bene questo nostro prezioso dovere se per noi, chiamati ad una spiritualità collettiva, il dialogo è permanente. E il motivo è questo: siamo tutti chiamati a rispecchiare in noi la Santissima Trinità, dove le tre divine Persone sono in eterno dialogo, eternamente uno ed eternamente distinte. In pratica, per tutti noi significa che ogni qual volta abbiamo da fare con uno o più fratelli o sorelle, direttamente o indirettamente – per telefono o per scritto, o in quanto ad esso e a loro è finalizzato il lavoro che facciamo, le preghiere che eleviamo – ci sentiamo tutti in perpetuo dialogo, chiamati al dialogo. Come? Aprendoci ad ogni prossimo, ascoltando con l’animo vuoto cosa egli vuole, cosa dice, cosa lo preoccupa, cosa desidera. E, quando ciò è avvenuto, subentrare noi col dare quanto è desiderato, e quanto è opportuno. E se ho momenti ed ore dove devo dedicarmi a me stessa (per mangiare, riposare, vestirmi, ecc.), fare ogni cosa in funzione dei fratelli, delle sorelle, tenendo sempre presenti coloro che mi attendono. In tal modo e solo in tal modo, con un continuo vivere la spiritualità dell’unità o di comunione , posso concorrere efficacemente a fare della mia chiesa una casa ed una scuola di comunione; a far progredire, con i fedeli delle altre chiese o comunità ecclesiali, l’unità della Chiesa; col realizzare, con persone d’altre religioni e culture, spazi sempre più vasti di fraternità universale. Sentiamoci allora tutti apostoli del dialogo e viviamo da tali. Un dialogo a 360 gradi, certamente, ma partendo col piede giusto: amando chiunque incontriamo con la misura del dono della vita.