Chiamatemi Francesco

La giovinezza di Bergoglio, la scelta di fare il missionario, i primi anni da gesuita. L’amore per le “periferie esistenziali”  nasce in questi anni, così come lo scontro con il governo in difesa dei deboli. Il ritratto di un papa vivente, di una umanità evangelica cordiale e sincera
Francesco

Uscirà il 3 dicembre in 700 copie ed è stato già venduto in 40 paesi. Ci sarà anche la versione televisiva in quattro puntate di 50 minuti l’una. La Mediaset di Silvio Berlusconi, che ha voluto da sola finanziare il film su Bergoglio,  fa le cose in grande.

 

Il film diretto con uno stile stringato, a grandi quadri, da Daniele Luchetti  – giudicato “buono” da un prelato vaticano che l’ha visto, senza alcun intervento d’Oltretevere sulla sceneggiatura  –, racconta a grandi  linee la giovinezza di Bergoglio, l’amore per il ballo ed una ragazza, la scelta di fare il missionario, i primi anni da gesuita.

 

Una attenzione particolare è dedicata al periodo della dittatura: i preti che lottano per i poveri, i desparecidos, arresti e torture, le tensioni entro l’ordine gesuita e la fatica di Bergoglio di reggere la situazione con mano ferma di fronte ad un alto clero talora debole verso il regime. Il giovane interprete argentino Rodrigo De La Serna, somigliante fisicamente al papa, esprime al meglio l’affacciarsi nella vita del gesuita della vicinanza al prossimo, il lavoro di salvataggio dei ricercati dal governo, la scelta – una volta esautorato dal compito di provinciale – di vivere con i poveri e la nomina inaspettata a vescovo.

 

L’amore per le “periferie esistenziali” di cui oggi parla il pontefice nasce in questi anni, così come lo scontro con il governo in difesa dei deboli.

 

Naturalmente la narrazione, grazie ai flashback, può legare i vari episodi con un Bergoglio anziano in attesa del conclave. In queste vesti della senilità spicca l’interpretazione profonda di Sergio Hernàndez. Ma i vari personaggi che attorniano il papa sono rilevati con efficacia, creando da una parte il clima della difficile realtà sociale argentina – poco nota a noi europei –, e dall’altra offrendo un risvolto spirituale autentico al personaggio del pontefice, grazie ad una cura anche dei minimi dettagli della sua vita e all’evoluzione del suo stesso comportamento.

 

Trattandosi del primo film su di un papa vivente, il lavoro di Luchetti ha richiesto una certa dose di coraggio per non scivolare nell’agiografia e nella retorica (anche se le scene degli arresti sono forse  troppo calcate). Ma rimane il ritratto – basato su numerose testimonianze di gente che ha conosciuto Bergoglio  – di una umanità evangelica cordiale e sincera, che aiuterà a conoscere meglio l’attuale pontefice.

 

Ovviamente, il film si chiude con la serata dell’elezione in piazza San Pietro a Roma.

 

Proiezione in Vaticano il primo dicembre nell’aula Palo VI alla  presenza di una settantina di persone povere. Poi chissà, lo vedrà anche papa Francesco.

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