Chi muore e perché
La tubercolosi, nota fin dall’antichità, divenne una grave pandemia con l’avvento della società industriale. Nel diciannovesimo secolo si diffondeva soprattutto nelle grandi aree urbane affollate, povere, prive di luce e di servizi igienici. Grazie al progresso medico nel settore della microbiologia, culminato con la scoperta del bacillo della tbc. nel 1882 per opera di Roberto Koch, fu compiuto il primo passo per porre rimedio a questa malattia, causa di numerose morti e di gravi invalidità. La vittoria definitiva si ebbe intorno al 1960 con la scoperta d’antibiotici specifici contro il bacillo, anche se il miglioramento delle condizioni igieniche, una più adeguata nutrizione ed altre cure mediche e chirurgiche avevano in qualche modo cominciato ad arginare il flagello. Oggi la denuncia di casi di tbc è in costante diminuzione nei Paesi ricchi: i 63 mila casi di morte per questa malattia in Europa sono dovuti alla coesistenza nello stesso soggetto dell’Hiv. Come mai allora la prestigiosa rivista britannica The Lancet afferma che la storia della tubercolosi è quella di un fallimento scientifico, medico e politico? Nonostante fin dal 1993 la malattia sia stata dichiarata emergenza globale, la risposta finora è stata lenta ed inadeguata, prosegue il recente editoriale. Ancora oggi muoiono due milioni di persone ogni anno per questa malattia. Soprattutto in Africa e nei Paesi più poveri e malnutriti, naturalmente. A determinare questa tragica realtà contribuiscono: 1) la fame; 2) la concomitante infezione da Hiv che, com’è noto, riduce i poteri di difesa dell’organismo; 3) la comparsa di nuovi ceppi del bacillo resistenti agli antibiotici attualmente in uso. A nulla sono valsi dunque gli sforzi per eliminarla, sia sul piano economico-sociale, sia su quello medico-scientifico? Per non vanificarli l’Oms ha messo a punto una nuova strategia: la Stop Tbc strategy. Questa prevede il potenziamento dei servizi sanitari nelle zone d’epidemia; nuove, più economiche e più rapide indagini diagnostiche; la scoperta di vaccini e di nuovi farmaci adatti ad eliminare i ceppi resistenti del bacillo di Koch. Se pienamente attuato questo piano, entro il 2015, curerà 50 milioni di persone, dimezzerà la presenza della malattia e, ultimo, ma non ultimo, salverà 14 milioni di vite. Il costo di tutta quest’operazione si aggira sui 56 miliardi di dollari. Non dovrebbe essere un grosso problema economico, se si tiene conto del fatto che nel mondo si spendono mille miliardi di dollari per gli armamenti. Se il piano non si attuerà, sappiamo già chi crepa e perché. OSTEOPOROSI Nove donne su dieci sanno che cos’è l’osteoporosi ma solo 36 su 100 fanno in maniera regolare la Moc, l’esame che misura la densità delle ossa in base alla concentrazione di materiale calcifico. Così risulta da un sondaggio condotto dalla Manners Ardi di Renato Mannheimer, che ha coinvolto più di 1600 donne con oltre 50 anni di età. Una malattia sottostimata e poco trattata malgrado le voci che si sollevano unanimi a livello internazionale , definisce l’osteoporosi Antonina Ficalora Galante, presidente Aipos. L’Associazione italiana pazienti osteoporosi si è attivata a sviluppare la campagna di sensibilizzazione avviata nel nostro Paese presso gli organi Istituzionali, perché questa venga riconosciuta come malattia sociale altamente invalidante e, di conseguenza, vengano assunte misure di intervento pubblico mirate sia alla prevenzione che alla terapia, per garantire indagini e farmaci gratuiti a tutte le persone a rischio. Un altro progetto dell’Associazione è quello di realizzare a Firenze un Centro per l’osteoporosi. La scelta non è casuale. Di recente, infatti, l’Università degli Studi del capoluogo toscano ha scoperto l’origine genetica dell’osteoporosi e di altre malattie dello scheletro, grazie al gruppo di endocrinologi diretto dalla prof. Maria Luisa Brandi. Intanto è partito un spot radiofonico per lanciare una campagna di prevenzione sugli accorgimenti necessari per evitare la malattia: assumere vitamina D, praticare attività fisica, mangiare in modo sano con la dovuta attenzione alle giuste quantità di calcio, non fumare… Per maggiori informazioni: www.aipos.info