Chi lo sa?

Se qualcuno ama la raffinatezza e l’intelligenza del cinema francese, non perda Chi lo sa? del settantaquattrenne Jacques Rivette. È un regista assai schivo, e per questo molti non lo conoscono. Ma Truffaut diceva che senza di lui non sarebbe potuta esistere la Nouvelle Vague: un autore, cioè, influente ed apprezzato dai critici in Francia. Il presente lavoro che, come altri suoi precedenti, è piuttosto lungo, è condotto con leggerezza, presentando la storia intrecciata di sei personaggi, ricca di sviluppi imprevedibili e ispirati dall’umorismo. La freschezza è legata all’agilità della sceneggiatura, scritta di giorno in giorno, e alla duttile interpretazione dei due protagonisti principali, Sergio Castellitto e Jeanne Balibar. Ma è dovuta anche al principio, caro alla Nouvelle Vague, secondo cui un autore deve preferire, finché può, i toni equilibrati e divertenti della commedia a quelli cupi del dramma. Il frutto è stato quello di una finezza rappresentativa, che gioca su livelli diversi. I due protagonisti sono attori teatrali, impegnati in recite a Parigi di Come tu mi vuoi di Pirandello. La logica, che governa le scene di teatro, guida anche i comportamenti nella vita reale. La fragilità delle persone nelle loro identità incerte diventa fragilità nelle relazioni fra i partner. Il dramma della solitudine rende i personaggi vicini a quanti sentono certi limiti esistenziali. Ad un certo punto del film ci si accorge che le storie, così seriamente impostate, non possono sfociare facilmente in una qualche soluzione positiva e il pensiero va spontaneamente a certe considerazioni spirituali sulla vita dell’uomo e agli impegni morali che ne conseguono. Ma l’autore non ne accenna neppure? Evita, tuttavia, di chiudere tristemente. Se gli spettatori vogliono comunque un finale lieto, alla maniera delle commedie goldoniane, come quella manoscritta trovata alla fine in una biblioteca dimenticata, ecco che egli è pronto a presentarlo, lieto e improbabile quanto basta, per non essere credibile: un gioco stilistico, in definitiva, di umorismo intelligente. Regia di Jacques Rivette; con Sergio Castellitto, Jeanne Balibar.

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