Chi lavora bene moltiplica il positivo
2 maggio, venerdì. Giorno di ponte vacanziero. Ospedale Santa Maria alle Scotte, reparto di endocrinologia. Ho da fare un prelievo di sangue e una ecografia alla tiroide. Semplici controlli. Mi porto in borsa un libro da leggere nelle attese che immagino lunghe. Invece il libro neanche lo apro. In un’ora di tempo e nello spazio di un solo corridoio, pure breve, concludo tutto, dall’accettazione preventiva, ai due esami, al pagamento dei ticket con la macchina automatica con tanto di aiuto da parte di un volontario dell’Avo che perfino spilla la ricevuta sul foglio dei ticket: mi dice che lui è voluto lì dal reparto per sveltire le code. Gentilezza e organizzazione.
Ringrazio gli operatori sanitari e faccio i complimenti per l’efficienza ai due dell’ecografia: mentre l’una esegue l’esame, l’altro le comunica i parametri di quello precedente e registra sul computer quelli attuali. Quando mi alzo dal lettino il referto è già stampato e pronto per la consegna.
Poche ore dopo in un bar del centro assisto a questa scena: uno studente universitario (o almeno così suppongo), in compagnia di una ragazza, chiede all’uomo che si ritrova accanto se lui è uno di quelli che si occupa di tenere pulita la città. Il destinatario dell’improvvisa domanda appare sorpreso e un po’ titubante mentre forse cerca di capire se il tale vuole per caso fargli una qualche osservazione, non si sa mai, e in effetti anch’io mi chiedo dove il giovane voglia andare a parare. L’uomo risponde affermativamente, la sua divisa arancione non gli lascia scampo. Il ragazzo, dall’accento meridionale, si illumina, gli tende la mano per congratularsi e gli chiede se può avere l’onore e il piacere di offrirgli quanto ha appena consumato, in segno di gratitudine a lui e ai suoi colleghi che tengono così ben pulita una città bella come Siena. L’operaio si rilassa, la cosa ha preso una piega positiva: si schermisce dicendo che fa solo il suo lavoro e, nel ringraziare a sua volta per l’inaspettata offerta, il suo accento rivela la stessa provenienza.
Sorrido anch’io. Per l’iniziativa non dovuta ma così creativa e costruttiva di un giovane, per il valente lavoratore che si porta a casa una soddisfazione e per la soddisfazione che io stessa provo come cittadina. L’operatore ecologico esce e mi viene spontaneo comunicare a questi sconosciuti, ma che non mi sembrano più tali, la mia positiva esperienza ospedaliera del mattino. I due studenti e la barista la apprezzano molto e dicono altre loro esperienze di cose che funzionano. Penso che farle sapere rincuori e dia fiducia. Se si raccontano, magari si moltiplicano. E dire grazie, così, semplicemente, a persone estranee che lavorano bene può avere l’effetto di un sasso lanciato a pelo d’acqua che produce onde sempre più ampie. Ci salutiamo, sorridenti, con in comune un’esperienza positiva di buoni servizi e di incontri umani da questa suscitati.
Sì, questo venerdì è giorno di ponte e di ponti che si costruiscono anche così.
(Nella foto, un operatore ecologico)