Chi ha vinto a Baghdad?
Sorpresa. Contro tutti i sondaggi pre-elettorali, in testa alle elezioni legislative irachene, secondo i risultati ancora parziali, si sono piazzate due liste “antisistema”, che sopravanzano il premier Haider al-Abadi, sostenuto da molti Paesi esteri e forte della fresca vittoria contro il Daesh. I risultati non includono ancora quelli delle forze armate, degli emigrati e degli sfollati, e quindi sono soggetti a mutamenti anche importanti. In testa vi sono il leader nazionalista sciita Moqtada Sadr, che sembra paradossalmente più vicino a Riad che a Teheran pur essendo sciita (ma non si sa mai), e Hachd el-Chaabi, deputato invece vicinissimo all’Iran, anch’egli sciita. Entrambi sono anti-Usa: hanno combattuto assieme il Daesh ma da posizioni diverse.
L’alleanza senza precedenti del leader sciita Moqtada Sadr e dei comunisti su un programma anti-corruzione, indica il carattere contestativo della lista. Sadr arriverebbe in testa in 6 delle 18 province, tra cui Baghdad, e in seconda posizione in altre 4. I cori nelle manifestazioni pro Moqtada Sadr usano slogan tipo “fuori l’Iran dall’Iraq”, il che equivale a dire che tra gli sciiti c’è una fronda anti-Teheran. Contro la classe politica immarcescibile ereditata dal tempo di Saddam Hussein si schiera pure il secondo partito iracheno, la “Alleanza della conquista” di Hachd el-Chaabi, in testa in 4 province, tra cui Bassora, e al secondo posto in altre 8. Abadi è in testa solo nella provincia della Piana di Ninive, dove più forte è infuriata la battaglia col Daesh.
Ma le posizioni sono ancora estremamente fluide, perché debbono ancora essere scrutinati quasi un milioni di voti, compresi i 700 mila delle forze dell’ordine e dell’esercito, tradizionalmente più vicini al governo, quindi ad Abadi. Il quale Abadi, pur perdente, potrebbe comunque formare un governo di coalizione alleandosi con Moqtada Sadr, col quale durante la campagna elettorale c’erano stati degli ammiccamenti, cosa che non era riuscita invece con la formazione di el-Chaabi. Sembra inoltre che saranno ricontati i voti nella provincia di Kirkuk. Insomma, bisognerà attendere ancora almeno questa settimana per avere i risultati definitivi, prima che inizino le trattative per la formazione di un nuovo governo. La legge elettorale irachena, fatta per impedire il dominio di una minoranza sulle altre, potrebbe riservare delle sorprese. Fare previsioni è comunque molto difficile.