Chi ha ucciso Sarah?

Andrej Longo - Adelphi
Andrej Longo

Napoli, un asfissiante agosto degli anni Novanta. È nel vivo della contraddittoria realtà della città che la musicalità evocativa del dialetto ci fa scivolare, nel districarsi delle strade, dalla malavitosa e sfacciata periferia della città agli eleganti quartieri di Posillipo abitati da “gente perbene” che può nascondere ignobili viltà, ed è ancora la lingua che nel farci affacciare al vissuto quotidiano dei diversi personaggi ce ne rivela un po’ l’anima.

 

Lo sguardo attento e intelligente di un giovane poliziotto, ancora ingenuo e capace di stupore perché non smaliziato e addomesticato dalla routine, incontra lo sguardo reso fisso dalla morte di una giovane che potrebbe avere la sua età, trovata uccisa nell’androne di un palazzo signorile dei quartieri alti. Quello di Sarah è uno sguardo che reclama una risposta e che accompagnerà costantemente il giovane protagonista nell’indagine che intraprende.

 

È l’inaspettata ma tragicamente normale banalità del male che suscita la sottile, inquietante consapevolezza di una colpevolezza che riguarda ciascuno di noi, spesso “vigliacchi per niente”, una colpevolezza alla quale è tuttavia possibile reagire, forse nel recuperare uno sguardo capace di incontrare gli occhi di chi abbiamo davanti, rompendo il silenzio dell’indifferenza, compiendo gesti semplici di condivisione e di pietà, perché “non si può campare facendo finta di non vedere quello che succede attorno”.

Elisa Copponi

 

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