Che cos’è un hospice perinatale?

La piccola Indi, la bimba inglese affetta da una rarissima malattia, è morta stanotte. Durante questi giorni si è parlato spesso di hospice perinatale. Un chiarimento
hospice
(foto Pixabay)

Qualcuno se lo sarà chiesto in questi giorni: che cos’è un hospice perinatale? Ne avevo sentito parlare ormai qualche anno fa attraverso un articolo-testimonianza che lo definiva “un lampo di vita”. Un luogo di cura attenta e altamente professionale, per dare “casa” e “relazioni affettive autentiche” a neonati, con attesa di vita brevissima, per patologie congenite già evidenziate durante la gravidanza o alla nascita. È stata una neonatologa lombarda, Elvira Parravicini, che lavora alla Columbia University di New York a dire per prima “affidateli a me”: non a partire da un progetto teorico definito, ma per la lezione imparata dalla madre: ogni vita, breve o lunga che sia, è degna di essere vissuta e amata.

L’hospice perinatale (ve ne sono alcuni anche in Italia) accoglie l’intera famiglia: il neonato, che può essere abbracciato, riscaldato, nutrito, accompagnato controllando il dolore o gli altri sintomi che la sua condizione potrebbe determinare; la famiglia (i genitori, ma anche i fratellini o i nonni), che possono vivere tutta l’intensità di una vita intera, vicini al piccolo per tutte le ore o i giorni della sua vita, senza la separazione dei macchinari, senza l’illusione miracolistica di miglioramenti impossibili, ma con la speranza autenticamente consolatoria che la vita ‒ seppur breve ‒ sia piena, degna, completa.

Sono storie toccantissime di dolore inimmaginabile, ma anche di amore naturale e soprannaturale sublimato. Molto concretamente, l’esperienza dell’hospice perinatale può anche essere una cura del lutto: la percezione di aver condiviso ogni singolo battito e respiro della vita che era data, la certezza che il piccolo ha vissuto un tempo fatto di intensità e profondità più che di durata si ripercuotono anche sul “dopo”.

Questo è un hospice perinatale: dopo la lettura di quel primo articolo ne avevo riscoperto l’importanza ascoltando il trascinante entusiasmo di una cara collega neonatologa, Daniela Alessi, purtroppo scomparsa da alcuni anni. Anche a lei devo la gratitudine che sento ogni volta che in storie di dilaniante dolore ho ancora l’emozione di riconoscere lampi di vita che rinasce nei semi di una nuova crescita.

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