Che cosa ricordo oggi?

Il 27 gennaio è l'anniversario della liberazione di Auschwitz. Cosa significa la Shoah per ognuno di noi?
shoah

Che cosa ricordo oggi? Uno schianto; il rumore metallico dei cingolati d’un carro armato che stritolano, ferro su ferro, le recinzioni del campo dove si lavorava per sterminare un gran numero d’innocenti. Il 27 gennaio 1945 i carri dell’Armata Rossa giunsero alla città polacca di Oświęcim (Auschwitz, in tedesco) e chiusero quel capitolo d’orrore, liberando i pochi superstiti. Sono tanti gli atteggiamenti che si possono avere di fronte al male – si può rifiutarlo, combatterlo come si può, dargli valore nell’intimo del proprio cuore – ma esso cessa solo quando un netto schianto interrompe i suoi perversi meccanismi.

 

E poi, che cosa ricordo oggi? Le stelle; le stelle che guardano dall’alto Micol, Shlomo, David, Edith… so che sul loro sguardo fu impresso lo stupore per quell’assurdità che li coglieva increduli, che li strappava dal tran tran della quotidianità e li consegnava all’incomprensibilità del male. So che un giorno li conoscerò: forse allora avranno parole per raccontare quello che è chiuso nel silenzio.

 

Che cosa ricordo oggi? Le ombre; le ombre dei tanti che su quell’assurdità del male ci hanno campato, che hanno avuto qualche piccolo beneficio, il posto in un ufficio pubblico liberato da un ebreo che scompariva, una piccola promozione nella macchina della morte messa meticolosamente a punto; coloro che hanno pensato bene di non impicciarsi negli affari degli altri e hanno chiuso un occhio o due. Quando s’anestetizza la coscienza la persona si tramuta in un’ombra: solo un grandioso miracolo può restituirla alla dignità del vivere.

 

E poi? Ricordo i volti; i volti dei tanti, anche sconosciuti, che i fatti propri non se li sono fatti, e si sono dati da fare per sottrarre all’esplosione del male qualcuno, rischiando. In Italia sono più di 400 i “Giusti tra le Nazioni” ufficialmente riconosciuti: che si sono distinti per il loro impegno a favore degli ebrei durante la Shoah.

 

E ancora? Oggi mi piace ricordare il gesto del sovrano danese che, quando i nazisti imposero agli ebrei d’indossare la stella gialla, comparve, lui e tutta la corte, in pubblico con la stella di Davide cucita sull’abito. Anche i nazisti dovettero arrendersi di fronte a quella sorprendente iniziativa, e in Danimarca ci furono meno vittime che in altre nazioni. Non è vero che di fronte al male non si può fare nulla: ma si deve fare massa critica contro di esso. Occorre essere d’accordo, per fermarlo.

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons