Che cosa è il jihad o la jihad?

Quale visione ha della guerra l’Islam? Il Corano giustifica la guerra contro gli “infedeli”? Quali le ragioni di atti di terrorismo compiuti dai musulmani? Il contributo del mistico sufi Fethullah Gulen al volume L’islam spiegato a chi ha paura dei musulmani, a cura di Michele Zanzucchi (Città Nuova, 2015)
l'islam spiegato a chi ha paura dei musulmani

Chiunque abbia adottato la fede islamica non commetterebbe mai un atto di terrore, e tanto più non lo farebbe in modo ripetuto.

Gli atti di terrorismo attribuiti ai musulmani sono commessi a volte da persone ignoranti – anche se queste sono poche – e che non hanno correttamente assimilato l’Islam; altre volte sono causati da azioni di provocazione dei giovani musulmani; a volte da coloro che sono musulmani solo di nome e di forma ma che sono in effetti al servizio dei grandi poteri; a volte da guerrafondai che hanno perso i sentimenti umani e la paura grazie all’abuso di droga, o perché hanno subito un lavaggio del cervello, o in altri modi.

 […]

Il mondo musulmano soffre di lotte per l’interesse, divisioni interne, pratiche non democratiche e la violazione di alcuni diritti e libertà fondamentali. Questo può dare origine alla nascita di gruppi di persone scontente per questo stato di cose, gruppi solitamente formati da persone ignoranti, impulsive e sconsiderate. Queste persone possono facilmente diventare strumenti nelle mani di certi poteri per la realizzazione di certi scopi. Ci sono delle organizzazioni internazionali, clandestine o meno, che lavorano e ottengono risultati grazie alla distruzione. Pensano di poter ottenere i loro scopi grazie alla confusione costante e alla distruzione della pace e dell’ordine.

Quando i Paesi sono occupati a correre ai ripari in seguito al disordine e al caos che hanno creato, queste organizzazioni riescono a lavorare con maggiore facilità e senza essere notate.

Almeno da parte di alcuni Paesi, nella lotta al terrorismo vengono usati due pesi e due misure. Nella maggior parte dei casi, i Paesi più importanti nel gioco della politica mondiale agiscono esclusivamente per il loro interesse; in alcuni contesti, quando fa loro comodo, si presentano come promotori della democrazia, dei diritti umani e della libertà; al contempo, in altri Paesi, fanno esattamente il contrario. Non si fanno nessuno scrupolo a usare la forza contro richieste di democrazia e libertà. Sono anche capaci di sostenere dittature. E non ci possiamo dimenticare la loro indifferenza davanti a ferite aperte, quali quelle del Kashmir e della Palestina.

Non è facile sradicare il terrorismo se non si tiene conto di tutti questi fattori.

[…]

Voglio dire molto chiaramente che qualsiasi religione di ispirazione divina, che sia l’Ebraismo, il Cristianesimo o l’Islam, non ordina né giustifica mai il terrorismo. La vita ha una importanza assoluta per Dio. Dio, che da tale importanza alla vita, ha decretato che essa è uno dei cinque valori fondamentali da proteggere. L’Islam tratta ogni individuo come se fosse una intera specie.

Questa è la ragione per la quale l’Islam insegna che uccidere una persona equivale a uccidere l’intera umanità e salvare la vita di una persona è come salvare l’intera umanità.

Inoltre, per quanto riguarda i diritti dell’umanità, basandosi sul principio che “non si possono classificare i diritti in grandi e piccoli”, l’Islam ritiene che il diritto di un individuo equivale al diritto di tutta la comunità.

Inoltre, l’Islam, che richiede quale obiettivo del comportamento e delle attività di un individuo l’essere giusto e corretto, mette delicatamente in rilievo che anche i mezzi con i quali raggiungere l’obiettivo devono essere legittimi. Chi cerca di raggiungere uno scopo legittimo con mezzi illegittimi, scoprirà che ottiene il risultato opposto a quello ricercato. Di conseguenza, ne possiamo concludere che il terrorismo non può mai essere un metodo per raggiungere un qualche scopo islamico. […]

L’Islam non guarda con favore alla guerra benché essa sia una realtà innegabile della vita dell’uomo.

Prima di tutto, l’Islam permette la guerra solo nel caso di difesa e, comunque, all’interno del principio coranico per il quale il dissidio e l’anarchia che creano caos sono ancora peggio che l’omicidio; l’Islam vede la guerra esclusivamente come un mezzo legittimo per prevenire il disordine, il caos e la crudeltà.

È l’Islam che ha dato delle regole e delle restrizioni di base in relazione alla guerra ed è l’Islam che, per la prima volta nella storia dell’uomo, ha introdotto un codice internazionale di guerra. Già tredici secoli fa sono stati pubblicati libri che parlavano del tema di un codice internazionale in contesto di guerra.

Quando i capi di governo di quasi tutti gli Stati islamici mandavano in guerra i loro comandanti, gli ricordavano sempre, e sempre questi venivano rispettati, ordini quali: Abbiate sempre timore di Dio; non dimenticate che nulla potete senza l’aiuto di Dio; ricordatevi che l’Islam è la religione della pace e dell’amore; il coraggio, la resistenza e il timore di Dio del Profeta Muhammad vi siano sempre di modello; non distruggete gli orti e i campi coltivati; trattate con rispetto e non fate del male a preti, eremiti e tutti coloro che dedicano la loro vita a Dio; non uccidete i civili, non comportatevi in modo inappropriato nei confronti delle donne e non umiliate gli sconfitti; non accettate regali dalle persone del luogo né cercate di alloggiare presso di loro; ricordatevi di recitare le vostre cinque preghiere quotidiane; siate timorosi di Dio e non dimenticate mai

che la morte può venire a cercarvi ovunque, anche se siete mille miglia distanti dalla linea del fronte: siate quindi pronti sempre per la morte. Solo all’interno di questi chiari principi un’autorità islamica può permettere un’azione di guerra; ed è solo uno Stato islamico, certo non individui o organizzazioni, che può decidere una guerra.

Di conseguenza, nell’Islam non c’è posto per quel terrorismo che finge di avere a cuore certi valori umani, mentre invece distrugge la sicurezza. La sicurezza è un qualcosa che deve essere protetto.

Oggigiorno, a causa di spostamenti del significato, a causa di errori di interpretazione, o a causa del tentativo di alcuni gruppi antiislamici di offrire una visione diversa di come stanno le cose, molti concetti islamici hanno perso il loro senso originario.

Il concetto di jihad e uno di questi. Jihad e una parola che deriva dall’arabo jahd o juhd e che significa “sforzo estremo”.

Questo concetto, quindi, implica resistere a ogni tipo di difficoltà, vuol dire sforzarsi, cercare, tentare con tutti i mezzi. Di fatto, jihad vuol dire arrivare alla propria essenza o aiutare gli altri a raggiungere lo stesso fine. Grande jihad vuol dire usare la propria energia, cercare di superare gli ostacoli e, in un certo senso, sospendere il flusso naturale della vita per arrivare a conoscere la propria essenza. Piccolo jihad, invece, è aiutare gli altri a compiere questo cammino. Nelle parole del Messaggero di Dio, il grande jihad e un jihad contro la parte carnale di se stessi: esso si compie con atti di purificazione e arrivando a un livello di perfezione che soddisfa Dio; lo si compie purificando la mente da falsi preconcetti, falsi pensieri e superstizioni con la vera conoscenza; liberandosi dalle impurità del cuore attraverso le preghiere, chiedendo perdono, essendo frugali nei propri bisogni (sonno e alimentazione), studiando il Libro e avvicinando le fonti di saggezza e conoscenza con cuori e menti pure.

D’altra parte, il piccolo jihad non e qualcosa che si riferisce necessariamente ai campi di battaglia: non e un equivalente preciso di “guerra”. Se preso in tal senso, se ne darebbe una versione molto riduttiva. Di fatto, jihad ha un ampio spettro di significati. Sotto la categoria jihad si possono elencare molti diversi comportamenti: a volte una singola parola, a volte il silenzio, a volte un aggrottar di ciglia, un sorriso amichevole, partecipare o abbandonare una riunione, insomma, tutto ciò che viene fatto in nome di Dio, ogni uso dell’amore o dell’odio fatto per piacere a Lui. Qualsiasi sforzo fatto in qualsiasi campo e dimensione allo scopo di migliorare la società è la vita può essere incluso nel senso di jihad. Questo jihad è, in qualche modo, materiale.

Il grande jihad ha invece un campo di azione spirituale: si combatte resistendo al proprio mondo interno e carnale; l’equilibrio si realizza quando entrambi i tipi di jihad sono utilizzati. Se si trascura uno di questi due tipi di jihad, l’equilibrio della verità si corrompe. In un certo senso, la piccola jihad è la pratica dei doveri religiosi. Il grande jihad, invece, si riferisce al compiere tali doveri e pratiche con sincerità e consapevolezza, e combattendo contro tutti i sentimenti negativi quali il rancore, l’odio, l’egoismo, l’orgoglio, la superbia… Si tratta, insomma, di uno strenuo combattimento ed è per questo che ne parliamo come di un grande jihad.

 

* Testo rielaborato a partire da un’intervista inedita rilasciata a Michele Zanzucchi nel 2006.

 

Michele Zanzucchi, L’ISLAM SPIEGATO A CHI HA PAURA DEI MUSULMANI (Città Nuova, 2015)

pp. 136  € 14,00

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