Che bella la democrazia!
Siamo nel momento democratico del silenzio. Non il silenzio imposto dalle dittature, ma quello scelto democraticamente da noi cittadini per riflettere con calma prima del voto, in modo da poter deporre nell'urna la scheda redatta nel modo più consono alla nostra personale coscienza.
Colgo personalmente questo momento, di ritorno dal Kurdistan iracheno e dalla Piana di Ninive, dove imperversa la battaglia tra il Daesh e l'esercito iracheno per la conquista di Mosul. Mi accorgo così quanto nei nostri Paesi europei il dono della democrazia parlamentare sia fondamentale per ognuno di noi. E sottostimato.
Possiamo decidere in coscienza, liberamente, senza imposizioni di sorta, salvo quelle di un sistema mediatico che cerca in tutti i modi di entrare nelle coscienze degli utenti per condizionare negli acquisti e forse anche nel voto. Ma almeno oggi possiamo decidere serenamente, nel silenzio pre-elettorale che non è rotto dal boato delle bombe di Mosul o dal pianto dei bambini dei campi dei rifugiati.
Ma la democrazia non è eterna. Ogni sistema di partecipazione al potere e di gestione della cosa pubblica ha un suo inizio e una sua fine. Non è detto che tra dieci anni o forse prima anche qui in Europa non vi siano svolte autoritarie tali da imporre il silenzio d'imperio. Nubi minacciose si stanno addensando sulle nostre democrazie in fondo fragili, populismi di varia marca appaiono sui nostri schermi, sulle rigidità stupide delle burocrazie e sugli opportunismo delle caste, sulle paure determinate dalle ondate migratorie gestite in modo molto discutibile dalle istanze dell'Unione europea.
Storici autorevoli, paragonando la situazione europea ai periodi che avevano preceduto la Prima e la Seconda guerra mondiale, cominciano a temere scenari foschi, dominati nuovamente dai nazionalismi e dalle reciproche demonizzazioni. Non ho gli elementi per valutare queste profezie, o presunte tali, ma certamente bisogna ascoltare queste voci con attenzione, senza trascurarle stoltamente. D'altronde lo stesso Bergoglio parla di una Terza guerra mondiale a pezzi.
Al voto, al voto! Non c'è quorum. Quindi ogni voto può decidere le sorti di un Paese come il nostro, ricco di storia, di arte, di ricchezze di ogni genere. Il mio voto. Elaborato nella mia coscienza libera. Pensando alla tragedia di Mosul, alle vittime del Daesh, ai poveri che ci interpellano con la loro sofferenza, ai nostri figli a cui vogliamo lasciare il gran dono della democrazia. Qualunque sia il risultato del voto dovremo vigilare per la preservazione delle nostre libertà e uguaglianze e fraternità sapendole aggiornare all'oggi.
Come Città Nuova abbiamo cercato con decine di articoli e interviste di presentare le tante sfaccettature di questo referendum. Confesso che non pochi, lecitamente, hanno cercato di tirarci per la giacchetta in modo da fare una scelta di campo. Abbiamo resistito. Perché avevamo già scelto, animati dallo spirito di una irriducibile fraternità, il campo della democrazia partecipata e partecipante.