Charamsa è un episodio, non la storia

Cominciano oggi i lavori del sinodo dei vescovi cattolici sulla famiglia. Cosa si farà, al di là della cortina mediatica?
© Michele Zanzucchi 2014

Ci siamo, comincia l’assise ordinaria vaticana per completare il lavoro iniziato lo scorso anno, con il sinodo straordinario. Al centro dell’attenzione quella che spesso viene definita “la grande malata”, la famiglia, ma che in realtà credo non sia più malata della nostra società: è lo specchio più vero delle contraddizioni ma anche delle enormi potenzialità del nostro mondo.

Il mondo mediatico sembra voler ridurre tutto a pochi temi caldi: la comunione ai divorziati, i matrimoni tra persone dello stesso sesso e al limite l’accoglienza dei gay nella Chiesa cattolica. Il caso Charamsa – rispetto per la persona, metodo mediatico per il quale provo una certa vergogna in quanto giornalista – non avrà influenza sul sinodo, come sottolineano molti osservatori.

Credo che non sia questo il fulcro del sinodo: al centro c’è la famiglia, quella basata sull’accordo e sull’amore tra un uomo e una donna, quella che può fungere da modello per la società, come ieri a prospettato anche papa Francesco quando ha detto nell’Angelus che bisogna passare dalla “società-fortezza” alla “società-famiglia”, invitando con ciò a disarmare i cuori e le strutture sociali.

Tra tutte le interviste pubblicate in questi giorni, mi preme sottolineare quella del Corriere della sera al card. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, che ha voluto presentare la visione ecclesiale che papa Francesco sembra delineare: «Poiché viviamo in un mondo così complesso e abbiamo a che fare con situazioni difficili e problematiche, ridurre la nostra pastorale alle norme, alle nostre categorie giuridiche, è più facile ma pericoloso». La prospettiva deve essere diversa, secondo il porporato: «Bisogna invece che entriamo nella paternità di Dio che rende vera la verità e praticabile la misericordia. Questo per me deve essere il chiodo fisso di un pastore: e lo deve fare restando vicino alla carne delle persone». Menichelli non accetta un pensiero «per il quale la verità imprigiona e la misericordia è condonismo e indulgenza». Invece, per i cristiani «ambedue sono la salvezza e ambedue richiedono un cammino di conversione».

Credo che nel sinodo sulla famiglia non usciranno rivoluzioni dottrinali ma una rivoluzione pastorale sì.

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